“Sara”, la poesia di Rosetta Saccone per non dimenticare (ERRATA CORRIGE TESTO POESIA)

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(ERRATA CORRIGE TESTO POESIA)

“Sara”, la poesia di Rosetta Saccone per non dimenticare

Quando le parole sembrano non bastare, la poesia riesce a dare voce al dolore, alla memoria, alla speranza.

Con “Sara”, la scrittrice Rosetta Saccone rende omaggio a Sara Campanella, la giovane studentessa uccisa a Messina da un collega universitario, vittima di una violenza assurda che continua a spezzare le vite di troppe donne.

Il testo è un ritratto lirico e struggente. Sara viene evocata come incarnazione della primavera: il suo viso è il sole, il suo abito un campo fiorito, una farfalla leggera si posa sulle sue spalle. L’immagine è luminosa, delicata, intrisa di bellezza e innocenza. Ma l’armonia si interrompe bruscamente: irrompe la violenza, ha un volto, una lama, e lascia il corpo di Sara sull’asfalto freddo.

L'autrice però non si ferma alla cronaca del dolore. I suoi versi si aprono alla dimensione collettiva: una comunità che piange, che si raccoglie intorno a una bara bianca, che vuole ricordare per reagire. E ancora una volta, torna la farfalla: si alza in volo, portando con sé l’anima di Sara, che finalmente lascia il volto della paura e si consegna alla luce.

Rosetta Saccone firma una poesia che è insieme omaggio, denuncia e speranza. Un invito a disarmare parole, gesti e pensieri, a rifiutare la cultura del possesso e ad accogliere il valore del limite, del rispetto, del dialogo.

Perché, anche dopo la notte più buia, la primavera ritorna. E con lei, il battito della vita.

Sara

Sei tu la Primavera,

il tuo viso è il sole, caldo e luminoso,

un campo di grano maturo

i tuoi capelli

che coprono le nude spalle.

Un abile pennello

ha dipinto il tuo vestito

con fiori di campo,

con il bianco candido delle margherite,

con il rosa acceso dei ciclamini,

con il verde tenue delle foglie e dell'erba.

E sulle tue spalle una farfalla

che, con le ali chiuse,

si mimetizza con il vestito

e sfiora i tuoi lunghi e lisci capelli.

E' immobile,

non riesce a volare.

Scende la sera

che cancella i colori

e tu sei nell'angolo di una grande terrazza,

con il viso colmo di gioia e di amore.

Ti fa compagnia

il mare scuro e increspato.

Ti fanno compagnia

le nere colline

punteggiate, a tratti, da luci bianche.

Ma la sera

non cancella i colori del tramonto

e dipinge nel Cielo

fasci di luci colorate

di rosso fuoco, di arancio, di giallo e di viola

che si fa sempre più oscuro.

L'anima ha tanti volti

e il volto della violenza

ti segue da tempo.

Il suo viso è oscuro,

la sua barba nera è incolta,

i suoi occhi sono neri, grandi,

sgranati e truci.

Ti trafigge con una lama

e fugge via,

lasciando il tuo corpo inerme

sul freddo e nero asfalto.

Piangono le mamme e i padri,

le sorelle e i fratelli.

Piangono le città.

La commozione cambia il volto dell'anima.

Ed ecco apparire

il volto dell'amore

in migliaia di persone

che attorniano una bara bianca,

mentre tanti palloncini

volano in alto nel Cielo.

Ed ecco apparire

il volto dell'amore

nei visi che affollano

il Teatro della nostra città,

al ricordo di Te

e di tante altre giovani donne,

legate dallo stesso crudele destino.

All'improvviso si sente

un labile battito d'ali.

E' la farfalla

che, dalle tue spalle, spiega le ali

e ti porta in alto nel Cielo.

Ora la tua anima

abbandona il volto della paura e del dolore.

Parla con il Cielo

e cede a Lui tutto il suo mondo

fatto di speranza, di sogni, di gioia, di amore.

Il Cielo,

che dalla violenza ha generato l'amore

aiuterà gli uomini

a disarmare le parole, i corpi e i cuori

ad accettare i “NO” della vita

a sostituire alle realtà virtuali

il dialogo e la Vita vera

in tutta la sua umanità.

E la Primavera

irrompe nella VITA

con i suoi colori e i suoi profumi

e i cuori ricominciano a battere.