COMUNICATO STAMPA
Consumatori: Udicon, Indice felicità stabile ma l’Italia si scopre più fragile
Secondo la nuova rilevazione Udicon-Piepoli, aumentano le preoccupazioni economiche e sociali. I giovani i più colpiti
Roma, 14 aprile 2025 – L’indice di felicità degli italiani, realizzato dall’Istituto Piepoli per Udicon (Unione per la Difesa dei Consumatori), rimane stabile su scala nazionale, ma dietro l’apparente equilibrio si cela un cambiamento preoccupante: cala la quota di chi si dichiara “molto felice” (dal 37% al 35%), mentre cresce il numero dei “moderatamente felici” (dal 37% al 40%). A livello complessivo, il punteggio medio dell’indice di felicità è di 62 su 100. Tuttavia, si osservano segnali di fragilità crescente, in particolare fra i più giovani (18-34 anni), tra i quali solo il 31% si dichiara “molto felice”, contro il 37% degli over 54.
I dati rivelano una nuova centralità della sfera affettiva: tra chi si sente felice, il 23% indica come motivo principale “la propria vita affettiva”, un dato in crescita rispetto al mese precedente. Al primo posto rimangono gli eventi positivi in famiglia (33%) e i miglioramenti di salute (26%).
Sul fronte opposto, aumenta nettamente il peso delle condizioni economiche tra i motivi di infelicità: il 39% di chi si dichiara infelice segnala un peggioramento economico come causa principale, in netto aumento rispetto al 24% di febbraio. Tra le motivazioni, diminuiscono i problemi di salute (dal 36% al 26%), ma aumentano quelli lavorativi (dal 13% al 19%), gli eventi negativi in famiglia (+4%) e la propria vita affettiva (+8%).
Per Martina Donini, presidente nazionale di Udicon, “l’indagine ci racconta un disagio che si fa più profondo. Famiglia e salute restano le principali fonti di felicità ma crescono le preoccupazioni sul futuro. Sotto un dato stabile si nasconde un’Italia più fragile. Tra chi si sente infelice, oltre ai problemi economici aumentano i problemi familiari e lavorativi. E sono i giovani i più penalizzati: soffrono di più per la precarietà, la solitudine, la guerra, le difficoltà affettive. La felicità non è un lusso, è un indicatore chiave che ci dice dove intervenire e richiede risposte all’altezza”.
Anche Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli, mette in guardia dai segnali nascosti: “La felicità degli italiani resta stabile, ma con un lieve raffreddamento: calano i ‘molto felici’ e aumentano i ‘moderatamente felici’. Un segnale da non sottovalutare. I dazi di Trump devono ancora arrivare, ma intanto cresce, e non poco, la preoccupazione per la condizione economica del Paese, che pesa sull’umore collettivo più di quanto accadesse a febbraio”.