Agenzia nr. 835 – La storia di Dea, vittima del disagio adolescenziale. Nella Commissione del presidente Caroli, la madre Mirna Mastronardi a raccontare il suo dolore

 
ANNO XXII
Numero 835
14/04/2025
Pubblicato in Bari

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La storia di Dea, vittima del disagio adolescenziale. Nella Commissione del presidente Caroli, la madre Mirna Mastronardi a raccontare il suo dolore

Il male oscuro minaccia soprattutto i più fragili, a livello globale oltre 1 adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni vive con un problema di salute mentale diagnosticato. La maggior parte delle 800.000 persone che muoiono ogni anno per suicidio sono giovani e il suicidio è la 4/a causa principale di morte tra i giovani fra i 15 e i 19 anni, con 46.000 adolescenti suicidi ogni anno, più di uno ogni 11 minuti. La prevalenza dei disturbi mentali, avvertono gli esperti, sta per superare quella delle patologie cardiovascolari: depressione e altre patologie psichiche saranno le più diffuse nel mondo già prima del 2030. 
Una vera emergenza sociale in atto, in cui la pandemia, le guerre, l’inflazione e le turbolenze sociali, stanno facendo da detonatore a questo disagio mentale, che non trova ancora una via d’uscita, con interventi incisivi anche economici.
A finire sotto accusa sono innanzi tutto gli smartphone, per la loro capacità di creare una dipendenza comportamentale precoce, alimentata dal confronto con modelli irrealistici sui social e dall’esposizione a contenuti dannosi. Questo ha portato molti giovani a isolarsi, sperimentando sentimenti di inadeguatezza e ansia. Secondo gli esperti, non si tratta solo di dipendenza tecnologica: l’uso eccessivo dei dispositivi digitali toglie spazio ad attività ricreative sane, favorisce la sedentarietà e incrementa il rischio di disagi mentali. Non è un caso che dal 2013, anno in cui i prezzi degli smartphone sono scesi significativamente, si è verificato un aumento allarmante di comportamenti autolesionistici tra bambini e adolescenti. Fenomeno strettamente collegato all’uso prolungato dei dispositivi digitali e dei social media, e sostenuto dalla dipendenza tecnologica che si instaura già in età molto precoce.
Non dimentichiamo anche l’effetto devastante della pandemia da Covid-19, che ha ulteriormente amplificato queste problematiche. L’isolamento forzato, la mancanza di interazioni sociali e la chiusura delle scuole hanno accentuato il disagio psicologico tra i giovani, già esposti ai rischi legati all’uso degli smartphone. Sebbene i suicidi non siano aumentati durante il lockdown, il peso psicologico di quel periodo ha avuto conseguenze a lungo termine che stanno emergendo oggi, con un aumento significativo dei disturbi dell’umore, di comportamenti autolesionistici e dei pensieri suicidari.
Quella a cui assistiamo inermi è una epidemia di solitudine, difficile da contrastare. 
I segnali che un adulto può scorgere in un figlio a rischio suicidario sono molteplici e non sono solo relativi ad uno stato depressivo o a disturbi conclamati. Ci potrebbe essere una maggiore impulsività, un’autosvalutazione significativa, una difficoltà a gestire la rabbia, disregolazione emotiva e comportamentale, una tendenza al perfezionismo, una scarsa capacità di problem solving, un ritiro sociale, un abuso di sostanze, storie di bullismo, una sessualità precoce.
Ma anche apparentemente nulla. 
È questa una delle tante storie dolorose che una madre coraggio ha raccontato ai componenti della Commissione criminalità, nel corso della sua audizione.
Si tratta di Mirna Mastroianni, una madre trentaseienne, singola che ha voluto fortemente sua figlia Dea e l’ha cresciuta pur con tutti gli ostacoli che la vita le ha posto innanzi. 
La perdita del lavoro a causa della gravidanza, un tumore aggressivo che l’ha portata anche a doversi sottoporre al consueto “turismo sanitario”, una famiglia di origine per fortuna molto presente e fondamentale nella crescita della piccola Dea, pochi soldi, in una società dove i modelli imposti inducono a continui confronti.
Questo il contesto, ma Dea non manifestava segnali di alcun genere, una ragazzina brava a scuola, sempre sorridente, affettuosa con la mamma ed i suoi nonni.
Fino a quanto il saluto solito della sera è stato l’ultimo, l’ultimo abbraccio nel letto della mamma, che mai avrebbe immaginato il dolore profondo al quale sarebbe andata incontro solo dopo poche ore.
Un racconto toccante. Purtroppo non un evento isolato.
Il presidente della Commissione, Luigi Caroli, ha ringraziato la signora Mastronardi per questa testimonianza e tutti i componenti presenti hanno manifestato la necessità di affrontare queste emergenze anche utilizzando la legge della quale la Regione Puglia è già dotata che ha come obiettivo proprio la prevenzione e il contrasto al disagio alla devianza e alla marginalità minorile. Servono maggiori finanziamenti.
La signora Marstronardi continuerà il suo percorso, con la sua associazione di volontariato per essere vicina a tutti i ragazzi che vivono questa solitudine devastante, continuerà i suoi dialoghi con le istituzioni per diffondere la sua esperienza in modo da trasformare il suo dolore in un monito utile a sensibilizzare la società perché ci sia una inversione di tendenza. Una goccia in una un oceano di dolore.