“Quella del dissalatore di Taranto, è una delle opere strategiche importanti finanziate grazie all’accordo tra Governo e Regione Puglia sul Fondo di sviluppo e coesione. Con ben 70 milioni per la provincia di Taranto l’Acquedotto Pugliese, destinatario del finanziamento, potrebbe dare acqua per esclusivo uso civile a ben 380.000 persone, riducendo l’emungimento dei pozzi a fini irrigui. Con una siccità ormai galoppante, resta un’occasione da non perdere né da sciupare. Il problema, però, sta nel sito individuato per realizzarlo, tra l’altro ritenuto bene paesaggistico dal Pptr, e nella fonte di approvvigionamento dell’acqua: il fiume Tara. Lo dichiara Massimiliano Stellato, consigliere regionale. “Anche se Aqp ha fornito rassicurazioni rispetto alla tutela dell’ecosistema, non si possono sottacere le tante riserve che, in sede di ultima conferenza dei servizi, ha sollevato l’Agenzia regionale per l’ambiente, alle quali si sono unite le critiche costruttive dei comitati civici e dei movimenti ambientalisti. Arpa, infatti, oltre a ribadire la necessità di tutelare l’ambiente, il suolo e il paesaggio, ha posto l’accento sulla difficile coesistenza sul Tara di due “prese d’acqua”, cioè quella di Acque del Sud per l’ex Ilva e l’irrigazione, e quella eventuale di Aqp per l’approvvigionamento idrico a usi civili attraverso il dissalatore. In tal caso si rischierebbe il “collasso” del corpo idrico. L’agenzia, poi, ha fissato in 1,3 metri cubi al secondo il cumulo di acqua sottratto da Acque del Sud e, eventualmente, da Aqp, ricordando che la commissione regionale per la Valutazione dell’impatto ambientale ha collocato l’asticella, per tutti gli usi, a 1.000 litri al secondo. Ora, nessuno vuol liquidare tout court il fondamentale investimento del dissalatore, e nemmeno tranciare le necessità funzionali del siderurgico ma, a partire dalla prossima conferenza dei servizi, bisognerà mettere a fuoco l’equilibrio, ai fini idrici e ambientali, dei due prelievi, senza escludere la ricerca di un sito alternativo e gli strumenti resi disponibili dal decreto siccità. Così, basandosi sulle migliori evidenze tecniche e scientifiche, si eviterebbero conseguenze dannose per l’ambiente. A ciò si aggiunga che già nel 2021, la Regione Puglia affrontò la questione nelle varie riunioni tenutesi per il Cis di Taranto. Si misero a confronto due opzioni: collegamento dei depuratori Gennarini-Bellavista col siderurgico (l’acqua dei depuratori sarebbe stata riusata per lo stabilimento una volta trattata) e dissalatore off shore. Si convenne che, sul piano dei tempi e dei costi, sarebbe stato meglio costruire il dissalatore in quanto avrebbe contato su una presa a mare di notevole capacità, già usata per gli altiforni. Tuttavia oggi, a distanza di anni, non abbiamo né il dissalatore off shore per il siderurgico, né la rifunzionalizzazione del Gennarini-Bellavista. Prosegue spedito, invece, il progetto del dissalatore del Tara, ma metterlo a servizio di un doppio uso, appare decisamente rischioso. Ad affermarlo è stata l’Arpa, proprio l’Agenzia della Regione per l’ambiente”. “Non farne tesoro – conclude Stellato – sarebbe davvero singolare. Per questo, con una specifica richiesta in Commissione regionale Ambiente, chiederò di audire tutte le parti in causa. Taranto, per anni, ha pagato prezzi altissimi in materia ambientale. Non possiamo permetterlo ancora”./comunicato
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