Agenzia nr. 1881 – Sicurezza e democrazia, X Colloquio italo-polacco: la sessione pomeridiana (II parte)

 
ANNO XX
Numero 1881
19/10/2023
Pubblicato in Bari

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Sicurezza e democrazia, X Colloquio italo-polacco: la sessione pomeridiana (II parte)

Nella seconda parte della sessione pomeridiana, Maciej Serowanec (Università “Copernico” di Torun) ha esaminato le differenze di prospettiva sul tema sicurezza nei Paesi membri: “La crisi del 2008 ha posto la cooperazione strutturata permanente come priorità. Del resto, quanto accaduto ai margini dell’Unione, come il conflitto in Ucraina, sottolinea queste nuove condizioni di emergenza. Le posizioni politiche nel dibattito negli stati membri sono molto differenti. Guardando al futuro della UE occorrerà occuparsi dell’integrazione delle posizioni. I parlamenti devono poter trasporre nelle proprie strutture governative specifiche capacità di scambiarsi reciprocamente buone pratiche ed informazioni. Occorrerà intessere una più stretta collaborazione tra parlamenti nazionali ed assise europee”.

Gabriele Fattori (Università di Foggia) esalta il modello innovativo ispirato all’enciclica “Pacem in Terris”: “I modelli di sicurezza sono due. il primo è un  modello securitario tradizionale, a carattere restrittivo, che si limita all’uso della forza, militare all’esterno e di polizia all’interno. Si definisce restrittivo perché concepisce la sicurezza alternativa all’implementazione dei diritti. Esiste, però, anche un modello definito di ‘sicurezza integrata’ o multilivello o inclusiva. Nel 2023 l’enciclica “Pacem in Terris” di Giovanni XXIII ha compiuto 60 anni, essendo nata nel massimo della tensione tra le superpotenze. Questa enciclica sfida un contesto ad un passo dal conflitto mondiale, spingendo per un modello di distensione globale ed invitando ogni contesto umano ad una cooperazione solidale. Nel passaggio dalla sicurezza integrale, quindi, alla sicurezza integrata, si contempla la presenza della dimensione umana, alla base dell’enciclica. Il nostro millennio si caratterizza dal susseguirsi di una crisi dietro l’altra. In un periodo di crisi, si contempla sovente il modello restrittivo, ma proprio per questo motivo serve pensare all’altro modello, tutela della libertà e dei diritti”.

Krzystof Grajewski (Università di Gdansk) ha affrontato la crisi costituzionale in Polonia: “Dal 2015 il funzionamento del Parlamento polacco è influenzato da errori casuali o non sistematici, un’enorme mole di sbagli, causati da un’assemblea considerata come una ‘macchina da voti’, in cui si emanano leggi approvate dalle camere e firmate dal presidente in appena tre ore, con un iter in cui i deputati di opposizione possono essere anche impediti nell’ingresso in aula ed interventi ristretti da due minuti a trenta secondi. Le stranezze sono proseguite con la nomina di migliaia di giudici a favore del partito di governo, con una legge ‘museruola’ che dava al ministro della giustizia molta autonomia di vigilanza sui magistrati”.

Dobrochna Ossowska-Salamonowicz (Università della Varmia e Masuria in Olsztyn) ha puntato il dito nei confronti degli ambiti di agibilità della pubblica informazione: “Esiste un problema legato alla mancanza di una definizione di medium. Manca anche la definizione di giornalista, non ci sono obblighi per chi svolge questo lavoro, che potrebbe essere chiunque in Polonia. Nel diritto polacco c’è una formula che recita che l’obbligo del giornalista è servire la società e lo Stato, evidenziando il servilismo e la conflittualità con l’interesse o il diritto del cittadino. Se la stampa è un controllore che informa, l’auspicio è che possa essere libera da condizionamenti da parte dell’autorità”.

Francesca Rosa (Università di Foggia) ha esaminato le dimensioni costituzionali di sicurezza: “Nella Costituzione Italiana, la sicurezza ha quattro facce. La prima si richiama ai diritti fondamentali e poggia sull’ordine pubblico. La seconda è contemplata come materia di sicurezza dello Stato. La terza è la sicurezza nazionale, connessa alla sfera amministrativa. Infine, l’ultimo è il limite dell’iniziativa privata e della sicurezza sul lavoro. All’indomani dell’11 settembre la sicurezza si riconfigura come diritto oggettivo”.

Marta Simoncini (LUISS “Guido Carli”) ha toccato nella sua relazione il caso paradigmatico della tecnologia 5G, sottolineando la capacità di ogni Stato di influenzare le scelte strategiche del mercato, esercitando lo strumento del golden power. “Fino a che punto –  si è chiesta provocatoriamente la studiosa – lo stato regolatore può trasformarsi in uno stato stratega?”

Le conclusioni della giornata di lavoro sono toccate a Edoardo Chiti, docente dell’Università Sant’Anna di Pisa, che ha sottolineato la completezza degli argomenti trattati nella giornata di lavori, rinviando la discussione alla giornata di domani che avrà luogo presso l’Università degli studi di Foggia: “L’Europa –  ha chiosato Chiti – è il nostro terreno di incontro e la difesa è uno degli argomenti più urgenti da trattare”

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