Ance Sicilia Collegio Regionale Costruttori Edili Siciliani
Comunicato stampa
Intervento di semplificazione e trasparenza dell’assessore Aricò per le imprese e per il rispetto dei tempi e della qualità delle opere in Sicilia
Palermo, 7 ottobre 2023 – Con un intervento di semplificazione che rende più trasparenti i rapporti fra enti pubblici e imprese appaltatrici, l’assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, ha sciolto pragmaticamente, evento raro nella nostra terra, un nodo burocratico che rischiava di compromettere l’esecuzione di varie opere pubbliche. Aricò, recependo la richiesta di Ance Sicilia sulla base dell’orientamento del supporto giuridico del ministero delle Infrastrutture, ha firmato una circolare, predisposta dal dirigente generale del Dipartimento regionale tecnico, Duilio Alongi, e rivolta a tutti gli assessorati regionali, alle stazioni appaltanti, ai liberi consorzi, ai Comuni e agli Enti controllati dalla Regione, con la quale chiarisce che – per le voci di elenco prezzi contrattuali utilizzate in fase di redazione dei progetti o per nuove lavorazioni concordate in corso di esecuzione di cantieri già avviati – anche i prezzi delle prestazioni particolari, non inclusi nel Prezzario unico regionale, vanno rivisti adeguandoli agli aumenti di mercato così come previsto dal decreto legislativo numero 50 del 17 maggio 2022 sul cosiddetto “caro materiali”. Adeguamento, precisa l’assessore, che va calcolato mediante analisi sulla base della “tabella materiali” e della “tabella manodopera e noli” del Prezzario regionale unico ed anche attraverso indagini di mercato. L’intervento di Aricò si è reso necessario perché dal 2022 ad oggi, in molti casi in tutta Italia, e anche in Sicilia, si sono instaurati rapporti controversi fra stazioni appaltanti e imprese – con vari cantieri che hanno subito rallentamenti e le rispettive imprese edili entrate in difficoltà per il non venire remunerate adeguatamente – a causa di una interpretazione discriminatoria da parte di molte Pubbliche amministrazioni italiane che hanno deciso di escludere – dall’obbligo di adeguare i prezzi dei materiali da costruzione, dei carburanti e dei prodotti energetici agli aumenti decisi dal mercato – tutte quelle voci non incluse espressamente nei Prezzari e che per prassi vanno aggiornate attraverso analisi o indagini di mercato. E’ una interpretazione resa possibile da una falla contenuta nel decreto 50 del 2022, il quale stabilisce espressamente di adeguare ai nuovi costi solo le voci incluse nei Prezzari. Il legislatore riteneva che questa frase fosse sufficiente, considerato che i Prezzari contengono migliaia o decine di migliaia di voci, ma dai quali in realtà sfuggono molte più casistiche di quanto si possa immaginare, come restauri particolari, grandi lavori, interventi complessi, lavorazioni innovative, tecnologie non ancora prese in esame dalle tabelle, nuove figure professionali. E per la burocrazia italiana, si sa, tutto ciò che non è scritto è passibile di arbitraria interpretazione. A poco o nulla è valsa una direttiva impartita dal ministero delle Infrastrutture che, intervenendo in particolare sulle opere del “Pnrr” e del “Piano nazionale complementare”, ha evidenziato che logicamente il principio che vale per le voci inserite nei Prezzari va esteso anche a quelle non espressamente contemplate. Adesso la circolare di Aricò pone fine in Sicilia ad ogni libera interpretazione. Analoghe direttive sono state impartite per i rispettivi ambiti di competenza dalla Regione Toscana e dall’Anas. Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, commenta: “Grazie all’iniziativa dell’assessore Aricò e del dirigente generale Alongi, anche in Sicilia finalmente prevale il buon senso. Un’interpretazione restrittiva, che aveva solo lo scopo di risparmiare facendo ricadere sulle imprese gli oneri degli aumenti di mercato dei materiali da costruzione, dei carburanti e dei prodotti energetici – cosa che non potevamo sostenere – ha rischiato solo di rallentare l’esecuzione di opere pubbliche e la spesa di fondi spesso vincolati a precise scadenze, come nel caso del ‘Pnrr’. Adesso le stazioni appaltanti devono correre per recuperare il tempo perduto, analizzando gli aumenti dei costi, riconoscendo il prezzo giusto alle imprese e ripristinando sereni rapporti che consentano di assicurare i tempi di esecuzione e consegna delle opere e la loro qualità”.
Ufficio stampa: Michele Guccione 348/2668034 micheleguccione@neomedia.it
Comunicato stampa
Intervento di semplificazione e trasparenza dell’assessore Aricò per le imprese e per il rispetto dei tempi e della qualità delle opere in Sicilia
Palermo, 7 ottobre 2023 – Con un intervento di semplificazione che rende più trasparenti i rapporti fra enti pubblici e imprese appaltatrici, l’assessore regionale alle Infrastrutture, Alessandro Aricò, ha sciolto pragmaticamente, evento raro nella nostra terra, un nodo burocratico che rischiava di compromettere l’esecuzione di varie opere pubbliche. Aricò, recependo la richiesta di Ance Sicilia sulla base dell’orientamento del supporto giuridico del ministero delle Infrastrutture, ha firmato una circolare, predisposta dal dirigente generale del Dipartimento regionale tecnico, Duilio Alongi, e rivolta a tutti gli assessorati regionali, alle stazioni appaltanti, ai liberi consorzi, ai Comuni e agli Enti controllati dalla Regione, con la quale chiarisce che – per le voci di elenco prezzi contrattuali utilizzate in fase di redazione dei progetti o per nuove lavorazioni concordate in corso di esecuzione di cantieri già avviati – anche i prezzi delle prestazioni particolari, non inclusi nel Prezzario unico regionale, vanno rivisti adeguandoli agli aumenti di mercato così come previsto dal decreto legislativo numero 50 del 17 maggio 2022 sul cosiddetto “caro materiali”. Adeguamento, precisa l’assessore, che va calcolato mediante analisi sulla base della “tabella materiali” e della “tabella manodopera e noli” del Prezzario regionale unico ed anche attraverso indagini di mercato. L’intervento di Aricò si è reso necessario perché dal 2022 ad oggi, in molti casi in tutta Italia, e anche in Sicilia, si sono instaurati rapporti controversi fra stazioni appaltanti e imprese – con vari cantieri che hanno subito rallentamenti e le rispettive imprese edili entrate in difficoltà per il non venire remunerate adeguatamente – a causa di una interpretazione discriminatoria da parte di molte Pubbliche amministrazioni italiane che hanno deciso di escludere – dall’obbligo di adeguare i prezzi dei materiali da costruzione, dei carburanti e dei prodotti energetici agli aumenti decisi dal mercato – tutte quelle voci non incluse espressamente nei Prezzari e che per prassi vanno aggiornate attraverso analisi o indagini di mercato. E’ una interpretazione resa possibile da una falla contenuta nel decreto 50 del 2022, il quale stabilisce espressamente di adeguare ai nuovi costi solo le voci incluse nei Prezzari. Il legislatore riteneva che questa frase fosse sufficiente, considerato che i Prezzari contengono migliaia o decine di migliaia di voci, ma dai quali in realtà sfuggono molte più casistiche di quanto si possa immaginare, come restauri particolari, grandi lavori, interventi complessi, lavorazioni innovative, tecnologie non ancora prese in esame dalle tabelle, nuove figure professionali. E per la burocrazia italiana, si sa, tutto ciò che non è scritto è passibile di arbitraria interpretazione. A poco o nulla è valsa una direttiva impartita dal ministero delle Infrastrutture che, intervenendo in particolare sulle opere del “Pnrr” e del “Piano nazionale complementare”, ha evidenziato che logicamente il principio che vale per le voci inserite nei Prezzari va esteso anche a quelle non espressamente contemplate. Adesso la circolare di Aricò pone fine in Sicilia ad ogni libera interpretazione. Analoghe direttive sono state impartite per i rispettivi ambiti di competenza dalla Regione Toscana e dall’Anas. Santo Cutrone, presidente di Ance Sicilia, commenta: “Grazie all’iniziativa dell’assessore Aricò e del dirigente generale Alongi, anche in Sicilia finalmente prevale il buon senso. Un’interpretazione restrittiva, che aveva solo lo scopo di risparmiare facendo ricadere sulle imprese gli oneri degli aumenti di mercato dei materiali da costruzione, dei carburanti e dei prodotti energetici – cosa che non potevamo sostenere – ha rischiato solo di rallentare l’esecuzione di opere pubbliche e la spesa di fondi spesso vincolati a precise scadenze, come nel caso del ‘Pnrr’. Adesso le stazioni appaltanti devono correre per recuperare il tempo perduto, analizzando gli aumenti dei costi, riconoscendo il prezzo giusto alle imprese e ripristinando sereni rapporti che consentano di assicurare i tempi di esecuzione e consegna delle opere e la loro qualità”.
Ufficio stampa: Michele Guccione 348/2668034 micheleguccione@neomedia.it