da Pictet WM – Markets Weekly Outlook: un dot plot sorprendente

Buongiorno,

inviamo di seguito la flash note “Un dot plot sorprendente” a cura di César Pérez Ruiz, Head of Investments & CIO di Pictet Wealth Management con una view settimanale sulle principali tematiche globali e sull’andamento dei mercati finanziari.

 

Restiamo a disposizione.
Federica Guerrini

+39 340 7500862

 

 

Un dot plot sorprendente

 

I mercati rimarranno con il fiato sospeso fino a venerdì – quando verrà pubblicato l’indice core PCE, la metrica sull’inflazione preferita dalla Fed – per capire se la Fed ha terminato o meno il suo ciclo di aumento dei tassi d’interesse. Un altro driver per i mercati è l’ombra di uno shutdown – il blocco delle attività amministrative del governo federale – con i parlamentari statunitensi che ritengono che non vi sia più molto tempo per trovare un accordo per risolvere una impasse sul bilancio. La scorsa settimana la Fed ha lasciato invariati i tassi, ma ha sorpreso i mercati tracciando un «dot plot» più restrittivo per il 2024. I membri del Federal Open Market Committe (FOMC) ora prevedono una discesa dei tassi di 50 punti base il prossimo anno, anziché di 100 punti base come in precedenza. Questo è in linea con la nostra opinione di «tassi più elevati per un tempo più prolungato». Dopo l’imprevisto posizionamento restrittivo della Fed, il tasso decennale ha toccato brevemente il 4,5% (il massimo dal 2007) prima di scendere leggermente. La Fed ha anche rivisto al rialzo le sue previsioni sulla crescita per il 2023 dall’1,0% al 2,1%,  menzionando la tensione sul mercato del lavoro. Nelle azioni, siamo sottopesati sulle small cap, che sono più sensibili ai tassi avendo una proporzione maggiore di debito a cedola variabile. Sia le small cap che il Nasdaq hanno perso più del 3% nella settimana. I titoli ciclici hanno finito di sovraperformare rispetto a quelli difensivi, poiché i mercati temono per l’impatto di un periodo prolungato di tassi elevati.

In Europa, la Bank of England ha lasciato il tasso di riferimento al 5,25%, dicendo comunque che la politica monetaria dovrà restare «sufficientemente restrittiva per un periodo sufficientemente lungo», e ha deciso di accelerare la sua restrizione quantitativa. La Banca nazionale svizzera ha lasciato il suo tasso di riferimento invariato, affermando che la restrizione degli ultimi trimestri sta facendo raffreddare l’inflazione. La decisione a sorpresa della BNS ha indebolito il franco svizzero, che ha perso più dell’1% nei confronti del dollaro. Siamo negativi sulla moneta svizzera. Il parlamento olandese ha approvato una proposta di aumentare le tasse sulle banche, con effetti negativi sulle azioni dei maggiori enti creditizi del paese.

La disputa tra l’Armenia e un paese con abbondanti risorse petrolifere come l’Azerbaigian riguardo alla regione del Nagorno-Karabakh ha accentuato la scorsa settimana la preoccupazione riguardo al teso mercato del petrolio. Un cessate il fuoco è stato raggiunto, ma le recenti frizioni sono un altro esempio di come la geopolitica complichi le prospettive per i mercati. Il prezzo del petrolio rimane ben supportato dai tagli della produzione, inclusa una riduzione delle esportazioni della Russia. Manteniamo il nostro obiettivo di un prezzo del Brent di 95 dollari per barile a fine anno. Come altro esempio di scenario geopolitico sempre più teso, una disputa diplomatica tra India e Canada si è intensificata. In Brasile la banca centrale ha tagliato il suo tasso di riferimento di 50 punti base per la seconda volta. I paesi dell’America Latina avevano agito in anticipo di 12-18 mesi rispetto alla Fed sul ciclo di aumento dei tassi e lo stesso si sta ora verificando sul fronte dell’allentamento. Siamo sovrappesati sui bond dei mercati emergenti in moneta locale.

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