Lunedì 11 settembre dalle 17.00 alle 19.00 il Museo delle Civiltà apre in via straordinaria per ospitare negli spazi al primo piano del Palazzo delle Scienze Non sono d’accordo / I Don’t Agree di Maria Thereza Alves (San Paolo in Brasile, 1961, vive e lavora tra Berlino e Napoli), un intervento sulla collezione appositamente concepito dall’artista in collaborazione con il Museo, a cura del Direttore Andrea Viliani e Matteo Lucchetti, Curatore per le arti e culture contemporanee.
Il progetto si inserisce nel processo di progressiva revisione e condivisione della storia e dell’ideologia dell’istituzione, includendo nuove voci e interpretazioni delle collezioni e dei loro allestimenti, a partire dalle loro origini e provenienze. Il contesto nel quale si colloca questa proposta è quello del dibattito internazionale sulla decolonizzazione dei musei etnografici, su cui molte autrici e autori contemporanei stanno conducendo le loro ricerche in cui illustrano la complessità stessa di tale operazione, e si chiedono se sia effettivamente possibile attuarla. La molteplicità delle metodologie percorribili include la restituzione ma anche molte altre pratiche, tra le quali la creazione di nuovi contenuti sugli e intorno agli oggetti. In generale, la maggior parte di queste ricerche, teoriche e pratiche, dichiara come fondamentale il bisogno di reinserire il punto di vista delle comunità indigene dalle quali questi oggetti provengono, parlando allo stesso tempo dell’attualità del loro impegno in corso per la sopravvivenza e la salvaguardia degli ecosistemi e del legame che queste rivendicazioni hanno con il passato coloniale.
L’intervento di Alves, che al Museo delle Civiltà sta svolgendo una Research Fellowship pluriennale, consiste in una serie di adesivi apposti sui passaggi ritenuti dall’artista più problematici negli attuali allestimenti delle collezioni di arti e culture mesoamericane e sudamericane, di cui la voce dell’artista mostra quelle che lei ritiene come omissioni o sintomo di parzialità. I testi didascalici o la disposizione interna alle vetrine museali, in attesa del riallestimento che avverrà nel corso del prossimo anno, vengono quindi messi in discussione con un disponibile ma chiaro ‘non sono d’accordo’, che dissemina la visita di possibili interrogativi che permettano al visitatore di soffermarsi a riflettere, approfondendo, tramite l’uso del QR code, le criticità presenti e arricchendosi di nuove informazioni su avvenimenti storici o circostanze contemporanee finora assenti nell’allestimento.
Attraverso lo sguardo di molti artisti contemporanei che, come Alves, stanno facendo ricerca su questi temi, si accoglie l’istanza che emerge trasversalmente da queste riflessioni e che vede come fondamentale il reinserimento del punto di vista delle comunità indigene dalle quali le collezioni provengono, insieme alla condivisione del loro impegno in corso per la sopravvivenza e la salvaguardia degli ecosistemi e del legame che le rivendicazioni di queste comunità hanno con il passato coloniale.