da Pictet WM – Markets Weekly Outlook: golpe, ma quale golpe?

Buongiorno,

inviamo di seguito la flash note “Golpe, ma quale golpe?” a cura di César Pérez Ruiz, Head of Investments & CIO di Pictet Wealth Management con una view settimanale sulle principali tematiche globali e sull’andamento dei mercati finanziari.

 

Restiamo a disposizione.
Una buona giornata,
Federica Guerrini

+39 340 7500862

 

Golpe, ma quale golpe?

Gli aumenti dei tassi d’interesse attuati dalla Banca nazionale svizzera, dalla Bank of England e dalla Norges Bank la scorsa settimana hanno mostrato che le banche centrali non hanno alcuna intenzione di desistere nella loro lotta contro l’inflazione. Il previsto aumento di 25 punti base da parte della Banca nazionale svizzera è stato accompagnato da dichiarazioni restrittive per gli «effetti secondari». Analogamente a quanto aveva fatto la Banca centrale europea la settimana precedente, la BNS ha rivisto al rialzo le sue stime sull’inflazione per il 2024 e 2025, un segnale che i tassi d’interesse elevati potrebbero persistere. L’aumento da 50 punti base della Bank of England è stato superiore alle previsioni, dopo che i dati hanno descritto un rialzo dell’inflazione di fondo dal 6,8% di aprile al 7,1% di maggio. Dopo l’aumento della Bank of England, l’inversione della curva dei Gilt si è accentuata e la GBP ha perso i suoi precedenti guadagni mentre i mercati iniziano a scontare l’effetto recessionistico dei rialzi. Il debito netto del settore pubblico britannico ha superato a maggio il 100% del PIL per la prima volta dal 1961 a causa dell’indebitamento superiore alle previsioni. La Norges Bank ha alzato i tassi di 50 punti base (mentre le previsioni di consenso erano per 25 punti base).

Negli Stati Uniti, il presidente della Federal Reserve Jay Powell ha affermato che due ulteriori aumenti nel 2023 sono una «buona ipotesi» e ha confermato che i requisiti di solvibilità delle banche potrebbero venire aumentati del 20 per cento, salvo che per le banche di piccola dimensione. I suoi commenti restrittivi, combinati con il peggioramento dei PMI statunitensi, hanno provocato una discesa dei corsi azionari. Ad essere particolarmente colpite sono state le small cap, che generalmente negli Stati Uniti hanno un maggiore indebitamento. Siamo sottopesati sulle small cap. Gli allarmi sui profitti lanciati dalle imprese della chimica e della logistica evidenziano inoltre il rallentamento dei titoli ciclici e puntano ad una recessione dell’attività manifatturiera. I mercati stanno iniziando a scontare tassi destinati a rimanere elevati per molto più tempo e curve dei tassi sempre più invertite, con la creazione di un contesto difficile per le azioni.

Nell’eurozona, dove anche la BCE è orientata in senso restrittivo, l’attività dei servizi sta perdendo slancio, con il dato preliminare dei PMI dei servizi che è sceso di 2,7 punti a giugno a 52,4, mentre il deterioramento dell’attività manifatturiera si è accentuato. La Francia e la Germania hanno mostrato particolare debolezza anche a causa della restrizione delle condizioni creditizie da parte delle banche. Per i mercati europei, questo si è tradotto in una ulteriore inversione delle curve dei titoli di Stato (innalzamento sulle scadenze a 2 anni e abbassamento su quelle a 10 anni) e in un arretramento delle azioni. I settori ciclici hanno subìto le maggiori perdite, una indicazione che il mercato sta prevedendo una contrazione dell’economia.

Gli eventi verificatisi nel fine settimana in Russia, dove un ammutinamento guidato dal signore della guerra Yevgeny Prigozhin si è concluso rapidamente con un accordo con Mosca per porre fine all’insurrezione, mostra che la situazione nel paese è fluida e che prevedere eventi di questo tipo e il loro esito è pressoché impossibile. Restiamo pertanto convinti che la volatilità debba essere utilizzata come una classe di attività a sé stante, soprattutto quando il prezzo della protezione è basso. Notiamo anche che gli esponenti dell’UE la scorsa settimana hanno approvato un 11° pacchetto di sanzioni contro la Russia.

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