L’ADL dell’11 maggio 2023

L’Avvenire dei lavoratori

11 MAGGIO 2023 – e-Settimanale della più antica testata della sinistra italiana

Organo della F.S.I.S., Centro socialista italiano all’estero, fondato nel 1894 / Direttore: Andrea Ermano

Redazione e amministrazione presso la Società Cooperativa Italiana – Casella 8222 – CH 8036 Zurigo

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IPSE DIXIT

 

La differenza tra destra e sinistra – «C’è una differenza sostanziale… e mi rifaccio a un grande, Norberto Bobbio, e la differenza è questa… Che quella che voi chiamate “sinistra” è per l’eguaglianza. Quella che chiamate “destra” è per la “diseguaglianza”.» – Roberto Vecchioni

      

            

EDITORIALE

 

All’armi!

imboscata socialista

 

Per la destra italiana “i sedicenti europeisti di sinistra” starebbero macchinando una vera e propria “imboscata dei socialisti” contro Giorgia Meloni. Lo afferma oggi Il Giornale sostenendo che alla grave emorragia di consensi del PSE si sarebbe ora aggiunta l’ossessione antifascista contro il governo di Roma, in quanto esso costituirebbe un grave “rischio di contagio” verso l’egemonia delle sinistre in Europa…

 

di Andrea Ermano

 

Secondo la destra italiana la presenza a Palazzo Chigi della attuale premier evidenzierebbe che “un’altra Europa è possibile”, un’Europa apertamente postfascista. E questo spaventerebbe i governi di Parigi, Berlino e Madrid a tal punto da indurli a inaugurare una vera e propria congiura anti-meloniana.

    Cospirazione, complotto, attacco vigliacco. Ancora una volta il vittimismo reazionario dipinge un intero continente come fosse posseduto da perfido malanimo contro Roma. Stavolta il casus belli nascerebbe dal fatto che, come ci raccontano, gli straordinari successi del governo italiano (quali?) infrangerebbero la «narrazione progressista che vuole che tutto ciò che si muove al di fuori della sua zona a traffico limitato sia impresentabile».

    Queste e altre espressioni, esemplari a modo loro, utilizza oggi Del Vigo sul fondo di prima pagina del Giornale recante il titolo L’imboscata dei socialisti. E di fronte al tradimento-congiura-imboscata come potrebbe non scattare un riflesso automatico tipo braccio del dottor Stranamore che tenta continuamente di strangolare il suo proprietario ed eseguire il saluto romano?

 

 

Imboscata socialista europea è la formula magica con cui normali differenze di vedute vengono trasformate e deformate in oscure manovre internazionali contro il “nostro” governo. I propagandisti della destra ricorrono alla teoria del complotto atta a delegittimare l’avversario e a trasformarne l’immagine in una tipica “figura del nemico”. E allora tutti in coro:

 

Fratelli d’Italia!

Stringiamoci a coorte,

siam pronti alla morte,

l’Italia chiamò…

 

Povero Inno di Mameli, strumentalizzato per interessi di partito… In realtà, molta retorica neo-populista contemporanea può essere ricondotta a questo unico argomento: le sinistre tradiscono gli interessi nazionali del popolo italiano in quanto sono dedite a un cosmopolitismo “pro domo sua”.

    È lo slogan fondamentale dei meloniani, appartenente a residuati retorici del tempo che fu. Ma proprio qui le nuove generazioni potrebbero scoprirsi abbastanza indifese. Mai erano state esposte, finora, a forme di propaganda così apertamente ispirata agli anni Venti e Trenta del XX secolo. Perciò – ovunque possibile – occorrerebbe esortare i giovani a un minimo raffronto tra gli xenofobi dell’oggi con gli antisemiti di un secolo fa. Basta consultare un manuale di storia: le similitudini saltano all’occhio.

    Al di là della faccetta da brava ragazza in camicetta (nera), in singolar tenzone con la Costituzione, le tesi destrorse – secondo cui una sinistra cosmopolita avrebbe tradito gli interessi popolari e cioè nazionali – vanno respinte nel merito. La cosiddetta “difesa degli interessi nazionali” punta, infatti, a disarticolare l’Unione Europea. Ma noi, di grazia, perché mai dovremmo difenderla?

 

 

Roma, 9.5.2023 – Elly Schlein e Giorgia Meloni all’incontro

per le riforme costituzionali

 

Risposta semplice: dobbiamo difendere l’UE perché essa rappresenta l’unico nostro baluardo di autonomia politica nell’epoca della globalizzazione. Laddove la questione politica fondamentale sta in fin dei conti nel rischio bellico di cui il neo-nazionalismo contemporaneo alimenta molti fattori di probabilità già presenti nel nostro continente.

    Sul piano storico, il fenomeno non costituisce di certo una novità, avendo esso già prodotto la deflagrazione sia della Prima sia della Seconda Guerra mondiale – e giudicate voi se vi par poco: perché per ben due volte i nazionalismi, mostrando ingannevolmente di voler tutelare gli “spazi vitali” dei popoli, avevano scatenato immani conflitti bellici e circa ottanta milioni di morti.

    Ora, tornando al tempo presente, è purtroppo chiaro che l’incremento della popolazione mondiale e la dinamica delle risorse naturali continueranno ad alimentare tensioni e focolai ovunque. A maggior ragione, però, i giovani saranno ben consigliati a ripudiare ogni suggestione di odio e risentimento tramite cui le “nostre” destre, irresponsabilmente, puntano invece a ramazzare consensi.

    Dopodiché, il per ora misurato “crescendo” mimetico di retorica nazionalista, ove non incontrasse ostacoli, finirà prima o poi per sfociare in aperto razzismo (la xenofobia è già diffusa in modo smisurato). Questo ammaestramento, con bruciante ambascia, ci somministrano le dure lezioni della Storia.

            

             

L’Avvenire dei lavoratori

 

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Su Radio Radicale

https://www.radioradicale.it/

 

L’Europa con una sola voce

 

 

Dibattito in occasione della Festa dell’Europa sulla dichiarazione congiunta tra nove ministri degli esteri che potrebbe segnare una svolta storica nell’UE. Ne parlano (Clicca qui):

 

Emma Bonino

(leader di +Europa),

Pierferdinando Casini,

(senatore, presidente del Gruppo Italiano dell’Unione Interparlamentare),

Mario Monti,

(senatore a vita della Repubblica Italiana),

Romano Prodi,

(professore, presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli),

 

Modera

Paolo Valentino

(Corriere della Sera).

 

Intervengono:

Riccardo Magi (segretario +Europa)

Benedetto Della Vedova (Deputato +E).

       

     

L’Avvenire dei lavoratori – Voci su Wikipedia :

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(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

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Dalla Fondazione Rosselli di Firenze

http://www.rosselli.org/

 

Il futuro dell’Europa

 

Quaderno Circolo Rosselli (QRC 4.2022) a cura di Andrea Mulas

 

È recentemente uscito il quarto numero del 2022 dei Quaderni del Circolo Rosselli. In esso il tema principale è “Il futuro dell’Europa” con gli atti della tavola rotonda organizzata dall’Aici (Associazione delle Istituzioni di Cultura Italiane), a Roma il 13 settembre 2022, a cura di Andrea Mulas.

    La pubblicazione, come scrive Valdo Spini, presidente dell’Aici e direttore dei QCR, intende «dare il suo contributo per parlare di Europa in questo momento così complicato e così difficile. Con un po’ di retorica, intende dare un contributo alla coscienza europea del nostro Paese. Alla coscienza che senza una politica europea dell’Italia, i nostri gravi problemi non si risolvono, anzi si aggravano».

 

 

Giuliano Amato nel suo intervento iniziale, nel convegno e nel QCR, ha dichiarato tra l’altro: «Il cammino verso un’Europa più integrata è inevitabilmente accidentato e dipende dalla predisposizione cooperativa o conflittuale di identità e di interessi nazionali, che ci sono e che, realisticamente, sono destinati a restare. Arriveremo dunque mai a una federazione? Temo proprio che abbia ragione il Tribunale costituzionale tedesco, quando scrive che i passi avanti che potremo fare così come sinora è accaduto sono quelli che stanno dentro i confini di una Unione di Stati». Segue l’intervento di Elisabeth Guigou già Ministro e deputata all’Assemblée Nationale francese e al Parlamento europeo.

    E poi, interventi e contributi di Giuseppe Benedetto, Marco Buti, Franco Ippolito, Andrea Puccetti, Blando Palmieri, Giuseppe Bronzini, Innocenzo Cipolletta, Beatrice Covassi, Maria Panetta e Andrea Mulas, il curatore di questo numero del QCR.

    Segue in questo numero del Quaderno la sezione Storia e Memoria con due interventi del direttore Spini sull’inaugurazione della Sala Giacomo Matteotti alla Camera dei deputati e per il centenario della Facoltà valdese di teologia a Roma. Infine, la consueta rubrica sui Libri arrivati in redazione di Antonio Comerci. 

       

         

Da La Rivoluzione Democratica

 

ITALIA: TEMI E PROBLEMI

DELLE GARANZIE COSTITUZIONALI

 

di Sergio Lariccia

 

Sei anni fa, nel 2017, a cura dell’ANPPIA (associazione nazionale perseguitati politici italiani antifascisti) e su iniziativa del caro amico Augusto Cerri, autore dell’Introduzione del libro, è stato pubblicato il volume RIFLESSIONI SULLA COSTITUZIONE. Docenti e costituzionalisti a confronto sui principi fondamentali della Repubblica nel quale, oltre agli Atti del convegno internazionale su La nascita e lo spirito delle Costituzioni europee, sono contenute le risposte che io ed altri nove colleghi (Carlo Amirante, Antonio Baldassarre, Sergio Bartole, Marco Benvenuti, Massimo Luciani, Pio Marconi, Valerio Onida, Cesare Pinelli e Gaetano Silvestri), esprimevamo la nostra opinione, in occasione del settantesimo anniversario della conclusione dei lavori dell’Assemblea Costituente, con riferimento ai singoli punti di un questionario.

    Sono lieto di potere pubblicare le mie risposte su La Rivoluzione Democratica, sempre impegnata nel valutare con tempestività le novità del nostro ordinamento, con specifico riferimento ai suoi profili di diritto costituzionale; a distanza di sei anni dalla precedente pubblicazione, ho inserito poche e necessarie modifiche.

    Nel primo punto si parla dell’importanza derivante dal fatto che ricorreva quell’anno il 70° anniversario della conclusione dei lavori della Costituente: il mio giudizio su quale sia la rilevanza della Costituzione nella vita etica, economica e sociale del Paese è un giudizio che fa riferimento a una mia lunga esperienza. Io ho conosciuto la Costituzione, il costituzionalismo e la storia costituzionale sui banchi della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università La Sapienza di Roma quando nel 1953, iscritto, a diciott’anni, al corso di laurea in Giurisprudenza, ho avuto l’opportunità e direi anche la fortuna di avere un professore che era stato membro della Costituente e che divenne poi giudice costituzionale: Gaspare Ambrosini. Il prof. Ambrosini era un appassionato sostenitore delle autonomie locali e ricordo in particolare il gusto che provava a lezione nel parlare di quello che significava il principio del riconoscimento e della promozione delle autonomie locali nella Costituzione, in modo particolare nel suo articolo 5. Tuttavia il mio ricordo della esperienza come allievo e come studente della Facoltà di Giurisprudenza credo che possa essere significativo perché in quei banchi dell’università – ricordo tra l’altro che eravamo insieme come studenti io e Alessandro Pace, che aveva svolto le funzioni di presidente per il Comitato per il No alle riforme costituzionali proposte dal Parlamento – abbiamo avuto l’opportunità di capire cosa aveva significato l’Assemblea Costituente mentre la maggior parte dei professori, anzi tutti i nostri professori avevano studiato la Costituzione del 1848, lo Statuto di Carlo Alberto (questo dopo qualche anno non era più avvenuto). Anche Gaspare Ambrosini, data la sua età, era stato allievo in una facoltà di Giurisprudenza nella quale per il Diritto costituzionale si studiava lo Statuto albertino. Invece sentire quale era stato lo spirito dell’assemblea costituente negli anni Quaranta fu molto importante: mi ricordo che c’era un testo di Diritto costituzionale di circa 80 pagine, un testo molto breve e litografato.

    Dopo la mia laurea, conseguita il 27 ottobre 1957, ho avuto più esperienze: ho fatto il professore di Diritto ed economia politica negli Istituti tecnici, nel 1959 ho conseguito il titolo di avvocato, dal 1965 al 1976 ho fatto il magistrato della Corte dei conti: in tutte le esperienze ho avuto l’opportunità di valutare l’importanza della Costituzione e del suo studio e della rilevanza della Costituzione nell’adempimento dei miei compiti e lo svolgimento delle mie attività professionale. Ricordo che nel 1969 avevo preso una libera docenza in Diritto ecclesiastico e poi due anni dopo mi presentai per avere una libera docenza in Diritto costituzionale, proprio perché mi parve necessario affrontare i problemi prevalentemente dal punto di vista costituzionale. Sento l’orgoglio per avere scritto nel 1974 un libretto sui Principi costituzionali del diritto ecclesiastico, edito in litografia dalla casa editrice Cedam nel periodo in cui io insegnavo a Cagliari, proprio perché mi sembrò opportuno che la disciplina della materia che allora insegnavo fosse impostata dal punto di vista della Costituzione, e quindi dei principi costituzionali di ogni disciplina universitaria. Poi ho fatto lo stesso quando più tardi, nel 1992, sono passato all’insegnamento del Diritto amministrativo. Per esempio, ricordo che negli anni Cinquanta i testi universitari di Diritto ecclesiastico ritenevano che la Costituzione non avesse nessuna particolare importanza nella studio e nell’insegnamento di tale materia e che un autore importante come Vincenzo Del Giudice, che aveva scritto un importante manuale di Diritto ecclesiastico, anche dopo l’entrata in vigore della Costituzione, scriveva che la Costituzione non aveva portato novità nella disciplina del Diritto ecclesiastico, il che parve subito inesatto perché in particolare gli articoli 2, 3, 7, 8, 19, 20, 21 33 e 38 della Costituzione affermavano dei principi che modificano completamente l’impostazione di questa materia.  (continua sul sito)

        

     

SPIGOLATURE 

 

Ma le macchine

non ci sosTItuiranno

 

SPOIL SYSTEM. Con un paradosso si potrebbe immaginare che questo primo giro al tavolo dei negoziati sia il preludio alla riforma delle riforme di cui ci sarebbe davvero un gran bisogno. Ma le distanze da superare sono impervie. Chi governa parlando a nuora affinché suocera intenda lancia un avvertimento all’ opposizione: va bene il dialogo, ma alla fine siamo noi che decidiamo avendone il mandato. Troppo comodo, troppo facile. Non è così che si fa. Nell’oxfordiano “spoil system” equivalente dell’italianissimo “maggioranza pigliatutto”, molti nodi stanno difatti venendo al pettine. Uno dei primi e non oscuri oggetti del desiderio della maggioranza è il controllo dei vertici della RAI collocando sulle poltrone più ambite persone quanto più vicine alle idee e posizioni della destra. Pare la riedizione del famoso “editto bulgaro” col quale Berlusconi provò a colonizzare il servizio pubblico. La bulimica corsa alle nomine sembra confermare questa tendenza che pone il pluralismo su un scivoloso piano inclinato.
personalità.

 

ROBOT. Sono argomenti che tengono banco da varie settimane e che non danno l’impressione di finire relegati nelle pagine interne. Stiamo parlando dell’intelligenza artificiale che oramai sta letteralmente spopolando e delle sue ricadute sul modo di gestire l’informazione. Da quando Gutenberg a metà del quattrocento rivoluzionò l’arte editoriale con l’invenzione della stampa a caratteri mobili, nulla fu mai più come prima nelle relazioni tra chi narra i fatti e il fruitore. Secolo dopo secolo il sistema andò via via sviluppandosi fino ad arrivare fino a noi con sistemi elaboratissimi che ci lasciano col fiatone per riuscire a tenere il passo con le nuove tecnologie e i cambiamenti epocali dal cartaceo al digitale. La tendenza sembra inarrestabile, tuttavia l’idea che le macchine, andando persino oltre la fantascienza, possano sostituire i giornalisti, ovvero l’uomo, nel loro mestiere, pone seri e quasi insolubili problemi sulla qualità del prodotto. Già adesso le redazioni sono confrontate con il grave fenomeno delle fake news che nessun robot, anche se ben istruito, avrà mai la capacità da analizzare a fondo, essendo privo della qualità indispensabile e naturale per questa professione: l’anima unita alla sensibilità che è il requisito per fare questo mestiere con onestà e continuare a pubblicare ciò che qualcun altro non vuole sia pubblicato. E credetemi non è una difesa d’ufficio della categoria.

 

FANTASMI. Cala un velo di doloroso stupore nel leggere che il Cile non solo vira a destra, ma premia in modo straripante i nostalgici di Augusto Pinochet. Nelle elezioni per la Costituente la svolta, temuta e prevista, si è avverata con esiti inequivocabili. Senza sapere come andrà a finire, una larga fetta della popolazione consegna all’estrema destra il compito di riscrivere il testo che dovrebbe sostituire la carta scritta durante la dittatura. Il che è tutto dire! I fantasmi del passato tornano così a farsi vivi sollevando una serie di inquietanti interrogativi sul futuro del Paese che uscì dolorosamente provato dal regime dei generali. Le italiche gazzette che stanno dalla parte dei vincitori puntano il dito contro la sinistra, rea, a loro dire, di avere seguito una politica “gretina” lontana dalla gente, senza attenuare le debolezze dei diritti sociali dei cileni. L’allusione fa acqua da tutte le parti, se non che ricalca per filo e per segno il logoro ritornello in auge i quegli ambienti anche a Roma e che non è certo un esempio da imitare.

 

L’ETÀ. Quando i militari presero il potere, gli Stati Uniti consideravano il Cile lo zerbino davanti alla porta di casa, in funzione anticomunista. Erano tempi in cui Washington non poteva tollerare un progetto politico come quello delineato da Salvador Allende che osava rompere il controllo USA sull’America Latina. Da allora molte cose sono cambiate e gli equilibri strategici e geo politici hanno preso un altro indirizzo. Ma non per tutti. Col suo “America first”, seguito dal baldanzoso “Make America great again”, Donald Trump prova a riproporre un’immagine del suo Paese di nuovo forte e leader incontrastato che non dispiace ai suoi elettori. La prospettiva trova un certo credito nella destra repubblicana e nei sondaggi anche dopo la recente condanna del tycon per molestie sessuali e il solito disco rotto delle elezioni manipolate. In una eventuale sfida alla Casa Bianca, gli ultimi dati rivelano che l’ex presidente potrebbe avere la meglio sull’attuale titolare speculando sulla questione dell’età. Ottantadue anni Biden, settantotto Trump. Al giorno d’oggi però la vita si allunga e anche l’età massima in politica aumenta. L’onestà resta comunque più importante dell’anagrafe e da questo punto di vista Joe Biden non teme rivali.

 

LEI, NOI, TU. E se ci dessimo del tu. Sembra il finale del delizioso “Pane e tulipani” di Silvio Soldini. Però senza la fisarmonica a dettare il ritmo della danza. Una differenza non da poco. Al tu comunque, dopo le altre formule di prammatica, sono davvero passate Elly Schlein e Giorgia Meloni a loro primo faccia a faccia che ha inaugurato il cantiere delle riforme. Però solo in privato. La parte ufficiale, seppure col fotografico mano nella mano, si è svolta nel gelo più totale tra le due signore che guidano i rispettivi schieramenti da posizioni diametralmente antitetiche e determinate a giocarsela fino in fondo. Che al tavolo dei negoziati ci fossero due donne come per fortuna capita oggi sempre più spesso, ha creato comunque curiosità anche all’estero. Fin dalle prime battute del confronto tra premierato e presidenzialismo si è capito che il seguito promette scintille. Se proprio vogliamo proseguire coi confronti cinematografici ci sarebbe ancora da aggiungere che la privatissima, segretissima versione di Eva contro Eva è valsa a dirsi se non altro che il rispetto non deve mancare. A patto che le apparenze non ingannino. Chissà!

 

CENTRAVANTI. Se n’è andato il 2 giugno del 1993 e in questi trent’anni la popolarità di Mario Comensoli non ha fatto che crescere e conquistare ammiratori. In particolare i giovani sembrano conquistati dalle opere dell’artista che ai problemi della loro generazione ha dedicato un capitolo centrale della sua pittura. Col titolo Leben und Leidenschaft, la vita e le passioni dell’artista di origini ticinesi sono ora riassunte nella splendida rievocazione che ne fa la prestigiosa rivista culturale “Du”, con un’edizione speciale da non perdere. L’affascinante iniziativa, con un corredo iconografico di rara intensità, si avvale dei contributi di coloro che dell’opera di Comensoli non solo sono grandi esperti, ma hanno intrecciato con lui una lunga, proficua e stimolante amicizia. Confrontarsi col suo lavoro, scrive Mario Barino, presidente onorario della Fondazione “Mario ed Helene Comensoli”, significa ripercorre mezzo secolo di storia tra le difficoltà, i dolori e le emozioni che la vita tiene in serbo. Qualunque sia l’argomento trattato il Leitmotiv nei quadri del grande artista è l’uomo – inteso come “Mensch” o “persona umana” – dipinto con sincerità, onestà a sensibilità. E di ciò la rivista zurighese da ampia e condivisa testimonianza. Un esempio fra tanti. Oltre all’arte di cui è maestro inimitabile, Comensoli amava il calcio che seguiva e praticava con analoga bravura e intensità. A tale proposito è significativa l’immagine che a metà dell’edizione speciale curata da “Du” lo ritrae mentre calcia il pallone con lo stile di un provetto centravanti in un ruolo che sembra ritagliato su misura per lui. E che molto disvela della sua irruente personalità.

 

Jogging di ragazze tra le opere di Comensoli

   

 

economia

 

Il caso della First Republic Bank

 

La First Republic Bank di San Francisco (Frb), la quattordicesima banca americana, ha chiuso i battenti. È il secondo fallimento più grande della sto­ria dopo quello della Washington Mutual nel 2008. Per evitare che potesse provocare una slavina finanziaria e per tranquillizzare, almeno momenta­nea­mente, i mercati è stata organizzata una “special operation” pub­bli­ca/pri­vata.

 

di Mario Lettieri, già Sottosegretario all’economia (governo Prodi)

e Paolo Raimondi, Economista

 

La Federal Deposit Insurance Corporation (Fdic), l’agenzia di regolamenta­zio­ne bancaria, in qualità di curatore fallimentare ha preso possesso della banca e contemporaneamente l’ha venduta alla JPMorgan Chase di New York, la più grande banca americana, indiscussa regina dei derivati finanziari speculativi.

    Quest’ultima prenderà il controllo dei 103,9 miliardi di dollari di depositi e dei 229,1 miliardi di attività della First Republic, 173 dei quali in prestiti e 30 in titoli.

Per l’acquisto la JPMorgan ha pagato 10,6 miliardi. Il fondo di garanzia della Fdic dovrebbe intervenire con 13 miliardi per coprire le perdite subite dai correntisti della banca. La Fdic, infatti, garantisce i depositi fino a 250.000 dollari. Essa dovrebbe anche aggiungere 50 miliardi di finanziamenti, di crediti. In altre parole, il grosso del salvataggio è sulle spalle pubbliche.

    Si tenga presente che nei depositi citati vi sarebbero 92 miliardi di precedenti aiuti, 30 dei quali nella forma di crediti concessi dalle 11 maggiori banche statunitensi e il resto dalla Federal Reserve e da altre entità pubbliche. Sono serviti solo per guadagnare un po’ di tempo ed evitare il tracollo immediato.

    Il crollo della Frb è da manuale. All’inizio di marzo, quando si annunciava il percorso di fallimento della Silicon Valley Bank, le azioni della First Republic valevano ancora 115 miliardi. Oggi pressoché niente.

    Già nei primi tre mesi dell’anno, ben 102 miliardi di depositi erano “scappati” dalla banca. Infatti, come le altre due banche fallite – la Silicon Valley e la Signature – la Frb è crollata sotto il peso di prestiti e investimenti in obbligazioni che hanno perso miliardi di dollari di valore a seguito della politica della Fed consistente nell’alzare i tassi d’interesse al fine di combattere l’inflazione. In conseguenza di tale politica federale, molti clienti, soprattutto quelli facoltosi, hanno iniziato a ritirare i loro soldi. Ragion per cui gli investitori hanno scaricato le azioni della First Republic, innescando in essa anche una crisi di liquidità.

    L’amministratore delegato della JPMorgan, Jamie Dillon, si augura che questa fase di alta instabilità finanziaria possa calmarsi, anche se “potrebbe esserci un altro caso più piccolo”. Ma, aggiunge Dillon, gli investitori sono ancora esposti ai rischi creati dagli aumenti dei tassi d’interesse della Fed e dal loro impatto sugli asset, compresi quelli immobiliari.

    Nonostante le tante assicurazioni, si teme che le crisi bancarie da “acute” possano diventare “croniche”. Gli effetti macroeconomici dello stress bancario potrebbero trovarsi “solo” nella fase iniziale.

    Negli Usa vi è la convinzione che la Fed abbia gestito male la politica sui tassi d’interesse, con rialzi prima tardivi e poi troppo concentrati. Infatti, in dodici messi il tasso è aumentato del 5%: uno choc secondo solo a quello degli anni ottanta. Inoltre, come ha ammesso anche il vice presidente della banca centrale Michael Barr davanti al Congresso, la Fed è mancata nella supervisione e nella regolamentazione bancaria.

    I fallimenti hanno dimostrato che circa un quarto del cosiddetto portfolio bancario è fatto di titoli in perdita rispetto agli attuali tassi d’interesse. Di fatto, il rischio di una fuga generalizzata di depositi dalle banche regionali verso quelle più grandi e verso i fondi del cosiddetto “sistema bancario ombra” resta rilevante. Ciò comporterebbe anche una riduzione dei crediti verso l’economia. Emergono all’esperienza diretta gli effetti indesiderati della liquidità creata a piene mani e a basso costo. Oggi la Fed rischia di ripetere l’errore di sottovalutare le conseguenze sistemiche delle sue attuali politiche.

    Naturalmente le banche too big to fail stanno approfittando della politica Fed. Lo dimostra un dato sorprendente: nel primo trimestre del 2023 la JPMorgan Chase ha realizzato ben 21 miliardi di profitti sui tassi di interesse: incremento superiore al 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Poiché i tassi sui depositi dei clienti erano e restano bassi, la banca si è subito adeguata al rialzo dei tassi nelle concessioni di prestiti e negli investimenti.

    I non pochi interventi di salvataggio evidenziano alcune criticità che si faranno presto sentire. Prima di tutto acuiscono la concentrazione bancaria, le grandi banche diventano più grandi e too big to manage. In secondo luogo si sta minando la fiducia nei confronti della Fdic e della sua capacità futura di essere garante di tutti i depositi. Il che è molto preoccupante.

       

            

da >>> TERZO GIORNALE *)

https://www.terzogiornale.it/

 

L’affitto impossibile

 

L’annuncio in bacheca parla chiaro: “Si affitta stanza in condivisione vicino fermata metropolitana a 650 euro mensili”. In condivisione… Davanti al Politecnico desta lo stupore dei passanti il moltiplicarsi delle tende degli studenti di fronte all’edificio centrale, per protestare contro un pendolarismo che obbliga molti di loro a ore di viaggio al giorno per seguire le lezioni.

 

di Agostino Petrillo 

 

Al di là delle recenti proteste, che hanno dato visibilità al fenomeno, sono anni che la situazione è più o meno questa. Gli studenti abitano nello hinterland quando va bene; quando va male stanno anche più in là, si spingono fino a Vigevano, addirittura a Novara. Milano non è da tempo una città per giovani e per studenti; ma nel vorticoso andamento del mercato immobiliare dopo la pandemia, trovare casa è diventata una mission impossible.

    Gli studenti non rappresentano certo la fascia più debole della popolazione, quanto piuttosto un segmento specifico, costituito da soggetti socialmente integrati, ma che incontrano difficoltà nell’accedere alla casa date le coordinate attuali dal mercato. Insomma, un caso particolarissimo di una più generale situazione di disastro. Tra l’altro, sta venendo meno anche la consueta valvola di sfogo delle periferie, perché, come segnala l’attento “Scenari immobiliari”, per un effetto domino gli aumenti si stanno riverberando sulle periferie, e perfino sui comuni della cintura. Si parla di una crescita che varia dal 7 al 10%. Per questo motivo le periferie si svuotano, e il meccanismo dello “spostapoveri” – come lo hanno definito alcuni sindaci dei comuni limitrofi – si attiva respingendo chi ha meno mezzi sempre più lontano. Non mancano anche truffe e imbrogli: presi di mira sono studenti stranieri che cercano casa in città. Recentemente, ha fatto scalpore il caso di uno studente di dottorato che, giunto dall’Iran, ha scoperto che l’appartamento che aveva creduto di avere affittato online esisteva, ma era abitato da un anziano completamente ignaro del fatto che fosse utilizzato come esca per ingenui.

    Il problema viene da lontano: è non solo italiano ma europeo, come abbiamo cercato di mostrare in un precedente articolo (vedi qui), e, per quanto concerne Milano, era chiaro come sarebbe andata a finire in mancanza di politiche adeguate fin dalle analisi seguite alla crisi economica del 2008, che avevano mostrato come l’innalzamento dei costi rendesse sempre più difficile l’accesso alla casa anche per i ceti medi. Negli anni successivi, il problema non ha fatto altro che stratificarsi e complessificarsi, per via di una pioggia di investimenti immobiliari sulla città, che non hanno unicamente radici nazionali, ma rimandano a trasformazioni intervenute nelle città globali.

 

(continua sul sito)

 

*) Terzo Giornale – La Fondazione per la critica sociale e un gruppo di amici giornalisti hanno aperto questo sito con aggiornamenti quotidiani (dal lunedì al venerdì) per fornire non un “primo” giornale su cui leggere le notizie, non un “secondo”, come si usa definire un organo di commenti e approfondimenti, ma un giornale “terzo” che intende offrire un orientamento improntato a una rigorosa selezione dei temi e degli argomenti, già “tagliata” in partenza nel senso di un socialismo ecologista. >>> vai al sito

       

         

L’Avvenire dei lavoratori – Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

 

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LAVORO E DIRITTI

a cura di www.collettiva.it

 

Un ponte verso il nulla 

 

Il governo stanzia fondi per il collegamento sullo Stretto di Messina, ma i lavori in corso in Sicilia non introdurranno l’alta velocità ferroviaria. L’isola resta a un binario morto

 

di Carlo Ruggiero

 

Si torna a parlare di Ponte sullo Stretto. E stavolta il governo Meloni apre anche il portafogli. Sebbene non si conosca ancora il progetto definitivo, l’iter non sia concluso, né sia stato chiarito l’importo dell’eventuale contributo dell’Unione europea, è già saltato fuori un emendamento firmato da Lega e Forza Italia che stanzia ben 7 milioni di euro per la campagna di comunicazione. Poco dopo, in commissione trasporti è approdato un altro emendamento della Lega, che aumenta di 4 miliardi e mezzo il corrispettivo per il consorzio Eurolink, vincitore della gara voluta da Berlusconi nel 2010. L’investimento complessivo arriverà così a ben 15,5 miliardi.

 

 

Un binario morto – La Sicilia, intanto, resta a guardare e si fa i conti in tasca. Perché, con o senza ponte, resterà una terra nella quale viaggiare è davvero molto difficile. L’isola non ha l’alta velocità ferroviaria e non l’avrà nemmeno quando si concluderanno i lavori in corso nei maxi-cantieri da oltre 11 miliardi di euro. Ad esempio, un tratto di quasi 90 chilometri sulla linea Messina-Palermo è oggi a binario unico. L’adeguamento permetterà una maggiore velocità, ma che non potrà comunque essere definita “alta”. Secondo i parametri europei, infatti, servono almeno punte di 300-350 all’ora mentre la linea siciliana non arriverà a superare i 200.

    Un altro esempio riguarda l’ultimo cantiere inaugurato da Webuild, il colosso delle costruzioni in prima fila anche per il Ponte: il raddoppio della linea Giampilieri-Fiumefreddo sulla Messina-Catania. Secondo il progetto definitivo di Italferr, il braccio operativo di Ferrovie dello Stato, “a regime la nuova linea avrà una velocità di tracciato di 160 km/h, a eccezione dei due tratti di allaccio alla linea attuale sia in prossimità di Fiumefreddo sia in prossimità di Giampilieri, rispettivamente pari a 125 km/h e 140 km/h”. Ancora una volta, non abbastanza.

    Sempre dal progetto definitivo viene fuori pure un altro dato: il cosiddetto “modulo di stazione”, cioè la lunghezza massima che un treno può raggiungere in relazione alla capacità dei binari di incrocio e precedenza, non sarà sufficientemente lungo. Il modulo per i treni merci su questa tratta diventerà di 600 metri mentre, l’’obiettivo dell’Unione europea è quello di raggiungere i 1.500 metri entro il 2030. Anche a lavori conclusi, quindi, il trasporto merci su treno non sarà comunque competitivo. Di conseguenza, pure la definizione “alta capacità”, che tecnicamente dovrebbe essere utilizzata in caso di trasporto congiunto merci-passeggeri, non sarà raggiunta.

 

(Continua la lettura sul sito)

       

           

Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

Lavoro: Cgil, Cisl, Uil,

il 13 maggio in piazza a Milano

 

Prosegue la mobilitazione di Cgil, Cisl, Uil per rivendicare una nuova stagione del lavoro e dei diritti. Dopo la grande manifestazione del 6 maggio scorso a Bologna, appuntamento sabato prossimo, 13 maggio, a Milano, presso l’Arco della Pace, dalle ore 10.30.

 

L’iniziativa coinvolgerà iscritti, attivisti e cittadini delle regioni del Nord: Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia. Dal palco si alterneranno le testimonianze delle delegate e dei delegati e gli interventi dei segretari generali, nell’ordine Luigi Sbarra, Maurizio Landini e PierPaolo Bombardieri.

    La mobilitazione continuerà il 20 maggio con le regioni del Mezzogiorno, Napoli sarà la città protagonista.

         

 

L’Avvenire dei lavoratori

 

Visita il BLOG dell’ADL curato da Tiziana Stoto (KOLORATO)

     

   

LETTERA

 

IL RUOLO DELL’EUROPA:

CHE TEMPO FA NEL MONDO?

 

Le grandi concentrazioni di capitale si sono unite (sia in Italia che nei sistemi capitalistici globali), nel loro interesse comune di garantire “la produzione del plusvalore”… Non solo attraverso la speculazione con i prezzi che aumentano anche quando le materie prime diminuiscono, ma nell’ambito di un sistema imperialistico globale con tutte le condizioni di scambio e di circolazione delle merci, basate sul dominio di classe che ne è il presupposto.

    Ma il capitale sociale mondiale non riesce a mantenere unite le loro potenze politiche di riferimento, in quanto in lotta tra loro per spartire i mercati, le risorse, le fonti di materie prime, il plusvalore.

    Vengono così a crearsi cicli periodici tra “unità e scissione”, con il prevalere contingente dell’uno o dell’altro, con una contesa imperialista che va da momenti in cui il segno prevalente è la concorrenza con metodi pacifici ed altri in cui si rompe “l’ordine costituito”, con crisi e guerre calde anche coinvolgendo le grandi potenze.

    È lo sviluppo ineguale tra le quote di capitale all’interno del sistema economico e finanziario nonché quello tra gli Stati più potenti, che mette in causa gli equilibri consolidati attraverso la concorrenza imperialistica utilizzando tutti i mezzi economici, politici e militari, andando a determinare nuovi assetti modificando i rapporti di forza con uno sviluppo imperialista.

    In questo quadro, la potenza egemone dell’imperialismo: gli Stati Uniti, si garantisce dal ruolo che l’Europa potrebbe giocare sviluppando una propria autonomia non solo sul piano economico ma anche in quella di una possibile difesa europea comune.

    È suo interesse vedere l’Europa divisa impedendo la possibilità che si faccia strada la distinzione degli interessi economici, militari e strategici dell’Europa, da quelli dell’America.

    Non vi è dubbio che l’unità dell’Europa, anche attraverso una difesa comune fuori dalla Nato, porterebbe ad una scissione tra le due sponde dell’Atlantico e quindi gli Stati Uniti non incoraggeranno mai il processo di unità politica oltre che economica europea.

    Già nei primi anni del 2000 con la guerra in Kosovo e quella in Iraq del 2003, hanno diviso i diversi Stati Europei tra quelli del tutto sottomessi agli ordini USA e chi manifestava la propria contrarietà alle guerre fomentate dagli americani, raggelando ogni prospettiva europea di unità politica, economica e di difesa.

    Oggi siamo di fronte alla medesima situazione con la guerra USA/NATO in Ucraina, con gli USA che facendo fare una guerra per procura agli Ucraini, chiamano i Paesi Europei all'”Ordine” , non soltanto vincolandoli all’interno della alleanza atlantica nell’armare l’Ucraina contro la Russia, ma anche affinché l’Europa si allinei in una politica di contenimento o meglio di negazione tecnologica verso “la via della seta” di Pechino, aprendo un fossato tra Cina e UE che prima non esisteva.

    Non c’è dubbio che in questo quadro anche l’ultima missione del presidente USA Joe Biden, a Varsavia e con i nove Paesi dell’est europeo aderenti alla Nato è il disegno che Biden ha: quello di dividere i nove Paesi orientali da quelli dei fondatori dell’Europa … Affinché gli altri 18 Paesi europei capiscano come deve essere declinata ed interpretata l’alleanza atlantica. La scelta degli USA è quella di scommettere su un gruppo di Paesi minoritari ma coesi nell’ostilità di fondo verso la Russia.

    Il conflitto in Ucraina, se è vero che potrebbe portare alla distruzione del Mondo con una guerra atomica, è certo che ha compromesso ogni ambizione di autonomia strategica economica, militare e politica dell’Europa.

 

Umberto Franchi, 6 maggio 2023

         

 

L’Avvenire dei lavoratori

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

 

L’Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigra­zione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del “Centro estero socialista”. Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall’Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all’estero, L’ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mon­diale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l’Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L’ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l’integrazione dei mi­gran­ti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all’eclissi della sinistra italiana, diamo il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appar­tiene a tutti.

 

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