da Pictet WM – Markets Weekly Outlook: Fuga di notizie dal Pentagono

Buongiorno,

inviamo di seguito la flash note “Fuga di notizie dal Pentagono” a cura di Cesar Perez Ruiz, Head of Investments & CIO di Pictet Wealth Management con una view settimanale sulle principali tematiche globali e l’andamento dei mercati finanziari

 

Restiamo a disposizione.
Una buona giornata,
Giovanni Prati
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Fuga di notizie dal Pentagono

 

Il più recente aggiornamento del World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale (FMI) non ha fornito sorprese. Sebbene il FMI abbia sottolineato i rischi per la crescita globale dovuti alle difficoltà della disinflazione e alla restrizione della politica monetaria, il suo capo economista si è detto sicuro che «non è la stessa situazione del 2008». In effetti, la scorsa settimana i mercati hanno abbassato le loro aspettative sui tagli dei tassi da parte della Federal Reserve. Puntando l’occhio sull’ostinata inflazione core a marzo e su alcuni segnali di possibile diminuzione (per il momento) della tensione nel settore bancario statunitense, i mercati prevedono ora un ultimo aumento dei tassi della Fed all’inizio di maggio.

L’allentamento della tensione bancaria potrebbe risultare visibile dalle minori assunzioni di prestiti da parte delle banche presso la Fed per la terza settimana consecutiva. In modo cruciale, la maggior parte degli esponenti della Fed sembra essere favorevole ad un altro aumento da 25 punti base a maggio, cosa che escluderebbe una restrizione delle condizioni creditizie molto più forte rispetto a quanto non si sia visto sinora. La decisione dipenderà da se verrà posta più enfasi sui dati economici in termini reali solidi ma in ritardo, o sul deterioramento degli indicatori anticipatori, come la restrizione delle condizioni creditizie e i segnali di un aumento delle richieste di sussidi di disoccupazione. Il nostro scenario base dopo la crisi della SVB era che la Fed si sarebbe presa una pausa nell’alzare i tassi, ma un eventuale aumento di 25 punti base a inizio maggio dovrebbe essere l’ultimo del ciclo, visto il profilarsi di una recessione negli Stati Uniti nel secondo semestre. Nonostante il rischio di recessione, siamo anche dell’avviso che difficilmente la Fed taglierà i tassi quest’anno, poiché l’inflazione core sembra destinata a rimanere sopra il livello target. Unitamente alle valutazioni elevate, il venir meno del supporto della Fed e il rischio di recessione spiegano il nostro posizionamento prudente sulle azioni statunitensi. In Europa gli esponenti della Banca centrale europea (BCE) continuano a spingere per un aumento dei tassi. I falchi della politica monetaria si rifiutano di escludere un aumento da 50 punti base il prossimo mese,  ma pensiamo che un aumento da 25 punti base a maggio, seguito da un aumento della stessa dimensione a giugno, sia l’ipotesi più probabile. La performance positiva delle azioni continua a sfidare i fondamentali mentre entriamo nella stagione degli utili del primo trimestre.  La scorsa settimana lo Stoxx Europe 600 ha però sovraperformato rispetto allo S&P 500, analogamente a quanto ha fatto da inizio anno a questa parte – in linea con la nostra preferenza. Le grandi banche statunitensi, soprattutto JP Morgan, hanno pubblicato risultati del primo trimestre eccellenti, ma i rapporti sugli utili di questa settimana delle piccole banche regionali americane verranno osservati con particolare attenzione per trovare conferme che quando si tratta del settore bancario statunitense la dimensione conta. Siamo in un mondo in cui il vincente si prende tutto. Nel complesso, la stagione degli utili del primo trimestre dovrebbe mostrare una resilienza del fatturato delle imprese. Si potrà assistere a ulteriori downgrade degli utili e dei margini, ma le revisioni del passato hanno abbassato l’asticella per le sorprese.

Sul fronte geopolitico, i documenti riservati trafugati dal Pentagono suggeriscono che gli Stati Uniti sono rassegnati ad uno stallo di diversi mesi nella guerra in Ucraina. I commenti del presidente francese Emmanuel Macron sull’esigenza di autonomia strategica dell’Europa riguardo alla Cina hanno ricevuto una fredda accoglienza, mentre Pechino ha risposto alle restrizioni commerciali degli Stati Uniti aprendo una indagine sul produttore di chip statunitense Micron, che svolge il 16% della sua attività in Cina. Sabato la Germania ha chiuso tre centrali nucleari – lasciando in sospeso molti punti interrogativi sulla precarietà delle forniture di energia in Germania e in Europa nel suo complesso.

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