QUANDO LE SCELTE NON CONSIDERANO LE PERSONE: LA RISTRUTTURAZIONE DEL BORGO MEDIEVALE DI TORINO A DANNO DI ATTIVITÀ E FAMIGLIE RESIDENTI

Dare valore è attività che si assegna a qualcosa di esistente, è l’arte di saper gestire, cogliere l’occasione, sperimentare un percorso marketing, rivoluzionare un prodotto per renderlo agibile, di tendenza, alla moda, unico nel suo genere.
Il Borgo Medievale del Valentino, però, sembra essere solo l’ultimo anello della catena di disastri perpetrati finora, questa volta anche a danno di famiglie, attività ed artigiani.
“Il Borgo Medievale di Torino è un luogo simbolo della nostra Città: simbolico per l'architettura che ne fa un gioiello sulle sponde del Po, ma simbolico anche per lo scarso valore turistico che le varie amministrazioni gli hanno saputo tributare nel tempo. Ora, con la chiusura triennale per ristrutturazione, diventa luogo simbolo anche della scarsa attenzione attribuita a chi in quel luogo vive e lavora e che ora si ritrova a dover spostare le proprie attività artigianali e la propria abitazione, causa sfratto esecutivo“, così Claudio DesiròSegretario di Italia Liberale e Popolare, commenta la decisione della Giunta Lorusso di chiudere per 3 anni il sito, con conseguente sfratto di attività e famiglie residenti.
Il contenuto principale del Borgo Medievale è l'avere ricostruito al suo interno la memoria vivente di attività artigiane che solo in quel contesto avrebbero trovato il loro senso e la soluzione: una forgia e una stamperia.
“L’officina di Mastro Corradin è ormai quarant’anni che esercita l’antico mestiere del ferro battuto, proponendo, tra l’altro, stages per chi cerca lavoro e didattica per le scuole. La stamperia di Mastro Cerrato riproduce pezzi di pregio o stampa su ordinazione. Conserva inoltre una collezione di tutto riguardo di stampe antiche perfettamente riproducibili a partire dall’attenzione nell’utilizzo della carta e degli inchiostri. Spostare queste attività in contesti diversi, significa decretarne la fine“, così Alberto BuscaResponsabile Patrimonio Storico di Lib-Pop Piemonte.
Le attività, così come la residenza delle famiglie che nel Borgo vivono, pagando un affitto tutt'altro che simbolico, dovranno essere spostate a causa di una mancanza di pianificazione degli interventi secondo una logica di minor impatto su attività commerciali e residenti.
“Un situazione che è stata fatta presente in una lettera destinata a Stefano Lorusso, Sindaco di Torino e per conoscenza al vice sindaco Michela Favaro e a tutti gli assessorati di competenza. Una lettera che evidenzia come già prima degli attuali residenti, la generazione precedente vivesse e lavorasse all’interno del museo fornendo anche funzioni didattiche ai numerosi turisti nostrani e stranieri, rendendo un servizio incondizionato di 365 giorni l’anno. Una lettera rimasta priva di risposte, che evidenzia lo scarso interesse di questa amministrazione per le difficoltà delle persone”, aggiunge Busca.
“Le uniche risposte ottenute dalla Giunta, nella persona dell'Assessore alla Cultura Purchia, sono relative a mozioni presentate in circoscrizione ed in comune, ma senza mai affrontare il grave problema degli sfratti alle attività artigianali ed alle famiglie”, conclude Busca.
Resta da sperare in una risposta del Sindaco Lo Russo e nell’apertura dell’atteso tavolo di discussione per verificare se esista almeno una umana speranza che lo sfratto venga stralciato e la tradizione del borgo continui attraverso i suoi artigiani, seppure circondati da un cantiere indubbiamente necessario.
“Come Italia Liberale e Popolare continueremo a vigilare su questa situazione che sta causando un grave danno alle persone ed alle attività, certi che a fianco di un investimento importante per il restauro del Borgo, si possano mettere in atto misure che riducano al minimo l'impatto sulla vita delle famiglie coinvolte. Ma vigileremo e faremo proposte concrete anche per il rilancio del Borgo, perché i tanto decantati mercatini periodici, proposti dalla Assessore Purchia come unico elemento di richiamo post ristrutturazione, non ci sembrano sufficienti né all'altezza dell'importanza storico culturale del luogo”, conclude Desirò.
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