L’ADL del 16 marzo 2023

L’Avvenire dei lavoratori

16 marzo 2023 – e-Settimanale della più antica testata della sinistra italiana

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Organo della F.S.I.S., Centro socialista italiano all’estero, fondato nel 1894 / Direttore: Andrea Ermano

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IPSE DIXIT

 

Riceviamo tramite Felice Besostri queste parole nel centenario del documento del PSI e del PSS contro la Prima guerra mondiale – «Il socialismo è necessariamente pacifista e internazionalista. La pace fra i popoli e la solidarietà fra esseri umani oltre le frontiere, senza le frontiere, è l’obiettivo cui la Sinistra deve tendere: ieri, oggi e domani.» – Socialisti lombardi e ticinesi

      

      

L’Avvenire dei lavoratori

 

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EDITORIALE

 

Cent’anni di

MINESTRONE

 

di Andrea Ermano

 

Dopodomani la Società Cooperativa Italiana Zurigo compie centodiciotto anni. A fondarla, in quell’ormai lontano marzo 1905, furono operai italiani reduci dai grandi trafori. Se lavoravi in quei tunnel e volevi uscirne vivo, era importante scansare i botti di dinamite finalizzati allo sbriciolamento della roccia alpina. Dopodiché, appena possibile, dovevi correre verso una città di pianura e cercarti lavori meno perigliosi.

    Sull’altro lato della barricata sociale si stagliava la figura iconica di Alfred Escher, pioniere dell’economia elvetica il quale, oltre alla realizzazione del Gottardo, aveva modernizzato la Svizzera e fondato un importante istituto bancario, oggi noto sotto il nome di Credit Suisse.

 

Alfred Escher secondo lo

scultore Richard Kissling

 

Parallelamente, centodiciotto anni fa, il Regno d’Italia metteva a disposizione dei “padroni del vapore” (e dei trafori) moltitudini di emigranti affinché i suddetti padroni potessero arricchirsi. E quelli, durante l’escavazione del Gottardo ma anche dopo di essa, si arricchirono, anzichenò. Loro si arricchirono tanto di più quanto più disumane furono le condizioni di vita e di lavoro nella seconda metà dell’Ottocento.

    “Aiutare vecchi soci (…) colpiti da sventura o caduti nell’indigenza” – questo scopo si distingue tra le finalità elencate all’articolo 2 dello statuto della nostra Società Cooperativa, statuto scritto in un’epoca in cui poteva certamente capitarti di cadere nell’indigenza, anche solo perché ti ammalavi oppure perché eri diventato vecchio, eventualità rara ma non impossibile.

    “Vecchio” era spesso sinonimo di “affamato”, perché le previdenze sociali, sanitarie e pensionistiche allora non esistevano.

    E in quell’epoca ormai lontana non si contavano i piatti di minestrone del Coopi imbanditi a prezzo calmierato o azzerato per i veterani del lavoro migrante. Ma c’erano anche molti giovani: arrivavano in condizioni, diciamo, di appetito estremo, talvolta con le scarpe rotte, dopo lungo vagare attraverso le montagne innevate. Montagne, attualmente, sempre meno coperte di neve a causa del surriscaldamento climatico: un fenomeno che, dall’altra parte del globo, sta distruggendo per siccità i raccolti. E, a causa di ciò, l’Argentina pare giunta ormai alla soglia del default. Però, il paese sudamericano non è una grande banca d’affari, e quindi vedremo se qualcuno se ne occuperà.

    Tornando ora alla Zurigo a ridosso della Prima guerra mondiale, diciamo subito che gli esuli antimilitaristi arrivarono proprio allora, trovando anch’essi al Coopi il loro regolare piatto di minestrone. Ma dopo gli antimilitaristi venne l’ora degli esuli antifascisti: un’ora che finì per durare un Ventennio.

    E un minestrone dopo l’altro, e un perseguitato dopo l’altro, si giunse alla fine degli anni Trenta, quando scoppiò la Seconda guerra mondiale.

    Per quel poco o quel tanto che può valere, al Coopi ci fu un piatto di minestrone anche e soprattutto per coloro le quali e i quali riuscirono a passare il confine, rocambolescamente, sfuggendo alle deportazioni nazi-fasciste. Alcuni di essi nel 1943 presero le armi e andarono a combattere nella Val d’Ossola.

    Infine, la Seconda guerra mondiale si concluse. E dopo la Liberazione iniziò un ennesimo esodo di massa: milioni di braccia trasferite dalle province del Triveneto o dai latifondi del Mezzogiorno d’Italia ai cantieri edili e alle fabbriche d’Oltralpe. Anche per costoro furono serviti al Coopi i minestroni proletari a prezzi calmierati o azzerati.

    E poi? Poi, decennio dopo decennio, la pressione demografica dal nostro Paese verso l’Europa settentrionale è dapprima diminuita, quindi cessata o quasi. Ma si è aperta la lunga fase dei dissidenti anti-sovietici che fuggivano dall’Ungheria, dalla Cecoslovacchia, dalla Polonia, preceduti dagli antifranchisti di Spagna e seguiti dai Cileni, dai Curdi e da innumerevoli altri oppositori alle dittature in tutto il mondo.

    E poi? Poi il Coopi si è trovato sfrattato e sballottato da una sede all’altra non senza dover attraversare, vent’anni fa, gravi momenti di crisi.

 

Una serata conviviale al Coopi di Zurigo

 

Ci venne chiesto un aiuto da parte di chi aveva fin lì guidato il locale e la Società Cooperativa. Noi della redazione ADL decidemmo di intervenire. Perché? Lo storico Giuseppe Tamburrano giudicò che lo facemmo “pe’ tigna”, cioè per puro puntiglio: perché quella storia non doveva né poteva finire in una bancarotta.

    Sicché, conquistato il controllo del Coopi, ci rivolgemmo al Credit Suisse (dove avevamo il conto) per ottenerne un modico prestito e la risposta fu, ovviamente, negativa.

    Ci aiutammo da noi, autotassandoci, e ne uscimmo non troppo male.

    Oggi apprendiamo che, per il risanamento del predetto istituto bancario, i denari necessari all’ingente prestito di cui si parla verrebbero attinti dall’IVA e dalle tasse. Quando si dice: mettere le mani nelle tasche della povera gente… Laddove i manager hanno continuato, persino durante quest’ultimo biennio 2021-2022, a ricevere stipendi da capogiro e non si sa quanti bonus per le loro ‘brillanti’ prestazioni.

    Dopodiché, patapunfete: a metà marzo 2023 si è spalancato un grandissimo buco nero, e all’improvviso il fallimento è ante portas.

    Chissà cosa direbbe Escher di questo “suo” Credit Suisse che, dopo essere stato una superpotenza finanziaria mondiale, punta ora a salvarsi grazie a pietose iniezioni di denaro pubblico?

    Di certo, e fosse pure finita per sempre l’età dei bonus, quei manager non compiranno il breve chilometro che separa il Coopi di Zurigo dalla piazza delle banche per assaggiare, anche loro, un piatto di minestrone semplice e genuino.

       

       

SPIGOLATURE

 

Nella notte degli outsider

 

di Renzo Balmelli

 

ZAVORRA. Fa un certo effetto, e, a dire il vero, fa pure sorridere, la diuturna solerzia della maggioranza nel costruire teoremi per screditare Elly Schlein.

 

La neo segretaria del PD Elly Schlein

 

Visto cotanto zelo, sembra proprio che la neo segretaria del Pd sia già diventata un’ossessione per la destra mentre ancora sta muovendo i primi passi importanti con lo sguardo rivolto non soltanto all’Italia, ma anche all’Europa. E che col suo arrivo qualcosa stia cambiando nel ruolo nell’opposizione è fuori discussione. Spira un vento nuovo e si sente. L’affondo contro i capi bastone e cacicchi vari suona come un esplicito messaggio ai baroni del potere che ovviamente non lascia tranquilli gli attuali titolari di Palazzo Chigi. La svolta appare in grado di incuriosire e motivare la generazione dei nati dopo il 1980, non sempre interpellata in maniera soddisfacente, e che ora si ritrova invece in prima fila nel Pd. La riscossa dei “millennials” può cambiare non soltanto il partito, bensì anche gli assetti elettorali del Paese più in generale. Ma c’è dell’altro e non di poco conto. A volte prevale l’impressione che l’’estenuante, logorio mediatico nei confronti dell’avversaria sia in realtà uno stratagemma per distogliere l’attenzione dal malessere che lambisce la coalizione sulla quale pesa la zavorra della litigiosità. Per amministrare bene il Paese non basta avere vinto le elezioni. Occorre invece dimostrare di essere sempre all’altezza del ruolo. Cosa di cui non pochi elettori sembrano dubitare perlomeno nel leggere le loro reazioni sui social non proprio tenere con Lady Giorgia.

 

DESERTO. Nel registrare con l’animo in subbuglio i quotidiani orrori dell’ignobile conflitto imposto dal Cremlino al popolo ucraino, non si può fare a meno di ripensare al capolavoro di Erich Maria Remarque “Niente di nuovo sul fronte occidentale”. Niente di nuovo nel constatare che lo scenario descritto dall’autore tende a ripetersi con immutata ferocia anche ai nostri tempi vieppiù calamitosi. Ormai infatti ben poco di quanto traspare dalle pagine del romanzo si distingue, nel confronto a distanza, dal dramma di cui siamo impotenti testimoni oggi. Se l’opera dello scrittore era un implacabile atto d’accusa contro l’infamia della guerra, ora la sua più recente versione cinematografica, giustamente premiata con quattro statuette nella notte degli Oscar, la notte degli outsider, porta alla stessa conclusione Tra il rombo crescente dei cannoni, la rinnovata corsa al riarmo e la rinascita di posizioni belliciste, rischiano in realtà di minare inesorabilmente la causa della pace con conseguenze inenarrabili. Ovunque crescono le inquietudini per le sorti dell’umanità e chi perora la fine delle ostilità prova la sgradevole sensazione di essere una Vox clamantis in deserto. E non a torto. Gli sconsiderati attacchi russi potrebbero in effetti trasformare l’Ucraina in un deserto privo di vita se l’avvertimento che avvisa del pericolo incombente non sarà ascoltato.

 

TENSIONE. Era tra le voci più significative del coro che propugna l’avvento di un mondo migliore e degno di essere vissuto. Nel mezzo della temperie è morto a 88 anni lo scrittore Kenzaburo Oe, icona del progressismo e dell’anticon­for­mismo giapponese. Ma non solo. Autore libero e scomodo e perciò avversato duramente dai nazionalisti, era famoso nel mondo per il suo instancabile ruolo di pacifista impegnato che ha incontrato da vicino la mostruosità della guerra nucleare. Aveva infatti dieci anni quando venne sganciata la bomba su Hiroshima e il ricordo indelebile di quella terribile esperienza ha guidato tutta la sua vita di scrittore di fronte a una realtà alienante. La tensione morale che attraversa l’intera sua opera gli è valsa – secondo giapponese dopo Yasunari Kawabata – il Nobel della letteratura nel 1994. Il prestigioso riconoscimento premia, nella motivazione dell’Accademia svedese, la sua forza poetica e la straordinaria profondità nello scandagliare la situazione umana attraverso le sue infinite sfaccettature. Il tutto sorretto dal totale rispetto per la vita degli altri.

 

        

da >>> TERZO GIORNALE *)

https://www.terzogiornale.it/

 

Migranti, l’odissea senza fine

 

Sono ormai vent’anni e passa che si è aperto il fronte sud dell’im­mi­gra­zio­ne… Ma sostenere che la Russia favorisca la partenza di migranti per mettere in difficoltà l’Italia è una grande bufala.

 

di Guido Ruotolo

 

Dopo l’Albania, le rotte balcaniche via terra, la Turchia e la Grecia, la Libia è diventata il maggior punto di partenza dei migranti arrivati dal Corno d’Africa, attraverso la frontiera di Kufra, ai confini tra l’Egitto e il Sudan. E, dall’altra parte, attraverso il Niger. Un ventennio durante il quale ci siamo ostinati a gestire l’emergenza migratoria soltanto in chiave di ordine pubblico. Se si dovesse fare una statistica dei ministri di Roma, in missione a Tripoli, troveremmo al primo posto i ministri dell’Interno, solo dopo i presidenti del Consiglio. Ci sono stati ministri degli Esteri che mai hanno toccato il suolo tripolitano (se non andiamo errati, Gianfranco Fini, quando era alla Farnesina, non andò mai in visita ufficiale in Libia). Ciò non vuol dire che poi i rapporti tra i due Paesi non furono stretti, tanto che vivemmo una stagione feconda di collaborazione fino alla firma del Trattato di amicizia tra i due popoli – unico caso di un Paese europeo con la Libia – sottoscritto dai parlamenti dei due Paesi.

    Ora, sostenere che la Russia di Putin – attraverso la società Wagner, che si occupa di mercenari ed è un esercito privato – favorisca la partenza di migranti per mettere in difficoltà l’Italia è una grande bufala. Che già ci toccò sentire agli inizi di questo millennio, quando il fiume carsico dei flussi migratori, dopo la chiusura delle frontiere di Ceuta e Melilla (ingressi in Europa attraverso le due città spagnole in Marocco), trovò il suo sbocco in Libia. Allora l’Occidente – l’Italia in particolare – accusò il colonnello Gheddafi di usare l’arma del ricatto dei migranti per ottenere, in cambio, la cessazione dell’embargo che aveva messo in crisi la Libia. Embargo che cessò, nel 2003, quando il regime libico annunciò la fine della produzione di armi chimiche, e fece entrare gli ispettori internazionali a controllare i diversi siti di stoccaggio per la loro distruzione.

 

 

Certo, i report degli analisti della nostra intelligence potranno avere anche prospettato questa ipotesi, sulla base della presenza in Cirenaica del gruppo Wagner; ma allo stesso modo ci sono in Libia altre presenze straniere, dalla Turchia ai Paesi del Golfo. Dunque, ancora una volta, i ministri dell’Interno e della Difesa italiani puntano il dito contro la Libia, sempre più avvolta in una crisi di prospettiva democratica, per colpa dei “burattinai” stranieri che muovono le loro pedine sullo scacchiere libico.

    In realtà, oggi il rischio di “invasione” c’è – ma non dalla Libia, quanto piuttosto dalla vicina Tunisia, in piena crisi economica e democratica. Le stime degli 007 ipotizzano un flusso di settecento-ottocentomila tunisini disposti a partire. Se poi siano in grado di farlo, questo è un altro discorso. Ma la questione esiste. E non va dimenticato che le partenze ci sono state, in passato, anche dall’Egitto. (continua sul sito)

 

*) Terzo Giornale – La Fondazione per la critica sociale e un gruppo di amici giornalisti hanno aperto questo sito con aggiornamenti quotidiani (dal lunedì al venerdì) per fornire non un “primo” giornale su cui leggere le notizie, non un “secondo”, come si usa definire un organo di commenti e approfondimenti, ma un giornale “terzo” che intende offrire un orientamento improntato a una rigorosa selezione dei temi e degli argomenti, già “tagliata” in partenza nel senso di un socialismo ecologista. >>> vai al sito

       

   

Su Radio Radicale

https://www.radioradicale.it/

 

ALDO Moro

 

fermezza e trattativa

 

Un’intervista a Valter Vecellio realizzata da Michele Lembo a quarantacinque anni dal sequestro di Aldo Moro e dall’uccisione di cinque uomini della scorta: Oreste Leonardi e Domenico Ricci (carabinieri); Francesco Zizzi, Giulio Rivera e Raffaele Iozzino (agenti di polizia).

 

(Ascolta l’intervista a Vecellio sul sito di RR)

 

       

  

L’Avvenire dei lavoratori

 

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Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

CGIL, un Congresso all’insegna del lavoro

 

di Salvatore Rondello 

 

È iniziato ieri, 15 marzo 2023, alle ore 14, al Palacongressi di Rimini, il congresso nazionale della Cgil che terminerà sabato 18 marzo. Titolo scelto per questa diciannovesima assise è ‘Il lavoro crea il futuro’.

    L’iter congressuale, iniziato lo scorso 30 settembre, ha visto lo svolgimento di oltre 45mila congressi, tra categorie territoriali, camere del lavoro, categorie regionali e nazionali. Un lungo percorso partecipato che ha portato all’elezione di 986 delegate e delegati che siederanno al Palacongressi di Rimini, in rappresentanza dei due documenti congressuali. Infatti, 962 delegati sono stati eletti con il primo documento ‘Il lavoro crea il futuro’ di cui fa parte anche il segretario Landini, mentre, i restanti 24 delegati sono stati eletti con il secondo documento ‘Le radici del sindacato’. Sono circa cinque milioni i lavoratori e pensionati iscritti alla CGIL.

    I lavori ‘tradizionali’, nelle quattro giornate a Rimini, saranno affiancati a momenti di approfondimento su tanti temi. In primis lavoro e diritti, ma anche lotta alle disuguaglianze sociali, economia, ambiente, legalità, difesa della Costituzione, sport, pace, accoglienza, sanità. Per questo sono state invitate a partecipare e a dare il loro contributo all’importante discussione personalità del mondo sindacale, ma anche istituzionale, politico, dell’associazionismo laico e cattolico, del mondo accademico, di quello episcopale, non mancheranno personalità di rilevanza internazionale. Peccato che non ci sia anche la presenza di Sua Santità Francesco.

    Tra gli invitati di mercoledì 15 marzo: Gianfranco Pagliarulo, presidente Anpi; Esther Lynch, segretaria generale Ces; Luigi Sbarra e Pier Paolo Bombardieri, segretari generali di Cisl e Uil; Antonio Lisboa, vicepresidente Csi; Oliver Ropke, presidente gruppo lavoratori Cese; Gilbert F. Houngbo, direttore generale Oil; Giovanni Maria Flick, presidente emerito della Corte costituzionale; don Luigi Ciotti, presidente di Libera.

    Giovedì 16 marzo parteciperanno, tra gli altri: Yolanda Dìaz, seconda vicepresidente della Spagna e ministra del lavoro e dell’economia sociale; in un talk moderato dalla giornalista Lucia Annunziata, parteciperanno Carlo Calenda, Azione; Giuseppe Conte, M5S, Nicola Fratoianni, Sinistra Italiana, Elly Schlein, Pd.

    Tra gli interventi della penultima giornata, venerdì 17 marzo, quello del presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni e le interviste ad Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Linda Laura Sabbadini, direttrice Istat ed al cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente Cei.

    Per sabato 18 marzo, giornata di chiusura, è previsto un collegamento con la famiglia Regeni.

    Spazio ai temi internazionali, arriveranno a Rimini 120 ospiti stranieri provenienti da oltre 50 Paesi. Le delegazioni sindacali straniere rappresenteranno 63 organizzazioni e 14 federazioni europee e mondiali.

    In prima fila ci sono anche due ex segretari del sindacato, Susanna Camusso e Giorgio Cofferati, che si confrontano continuamente. Quello attuale, Maurizio Landini, dialoga spesso con i colleghi Bombardieri (Uil) e Sbarra (Cisl). Alle sue spalle siede Fausto Bertinotti, mentre una fila indietro c’è anche Massimo D’Alema. Davanti a tutti c’è Roberto Speranza, e, Stefano Bonaccini, appena entrato in sala, corre a salutarlo e ad abbracciarlo.

    Poi arriva Pierluigi Bersani e si siede al suo fianco. Il ministro Renato Brunetta, tra strette di mano e uno sguardo allo smartphone, ascolta con attenzione le analisi di chi è chiamato a parlare dal palco.

    Viene letto un messaggio di Sergio Mattarella. Il presidente della Repubblica invoca “una coesione centrata sui valori costituzionali, a partire da quello della pace”. Parla il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, poi tocca al governatore, Stefano Bonaccini, che non risparmia stoccate al governo su diversi temi, a partire dalle tasse, e riceve applausi. Qualche applauso, più timido, lo riceve anche Anna Rossomando, vicepresidente del Senato. L’attenzione è tutta per la relazione di Landini: “Meloni? L’abbiamo invitata perché è il momento delle risposte ai bisogni delle persone”.

    Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato il seguente messaggio:

     “Desidero rivolgere un saluto cordiale alle delegate e ai delegati riuniti a Rimini per celebrare il XIX congresso della Confederazione Generale Italiana del Lavoro.

    Sul lavoro si fonda la Repubblica. Il rilancio del lavoro, con la crescita dell’occupazione, in termini di opportunità diffuse e di valore sociale riconosciuto, è, giustamente, lo strumento per creare un futuro di equità, di giustizia, di sviluppo sostenibile.

    Serve una riflessione approfondita. Il confronto congressuale del vostro sindacato, con l’avvenuta larga partecipazione di base e delle categorie, sarà di ausilio per affrontare i mutamenti e i punti di crisi di fronte ai quali si trovano la società italiana ed europea, l’intero contesto globale, con le trasformazioni nelle strutture produttive, nell’equilibrio del welfare, per rendere effettivi i diritti e, dunque, la qualità stessa della vita di ogni persona.

    Il sindacato, insieme alle altre espressioni dell’autonomia sociale, ha un ruolo autorevole nel concorrere a progettare e ad accompagnare il Paese alle innovazioni necessarie.

    Il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, nato da una svolta nelle politiche europee, a lungo sollecitata anche dalle organizzazioni sindacali, costituisce per la crescita un’occasione imperdibile, affidata ora alla responsabilità di tutte le parti, politiche, istituzionali, economiche, sociali. Occorrono partecipazione e unità nell’impegno.

    Partecipazione perché l’impegno di tutti è essenziale per la coesione. Una coesione centrata sui valori costituzionali, a partire da quello della pace, così pesantemente messo in discussione dalla aggressione della Federazione Russa alla libertà e indipendenza dell’Ucraina.

    Il sindacato dei lavoratori è presidio di questi valori. Le sue azioni, le sue lotte, hanno segnato il progresso dell’Italia sin dall’esordio agli albori del ‘900, caratterizzandosi per l’impegno contro ogni disuguaglianza, di genere, territoriale, generazionale, per la dignità di ogni lavoratore, per la giustizia sociale.

    Il lavoro è strettamente legato alla causa della democrazia, alla pace, alla libertà delle persone e delle comunità. Potenziarne la dignità e radicarlo nel contesto di trasformazioni così veloci è attestazione di fedeltà alla Costituzione.

    L’augurio è che abbiate a continuare a contribuirvi”.

    Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, aprendo a Rimini il XIX Congresso nazionale del sindacato, ha detto:

     “Come dice l’appello delle tantissime associazioni che hanno manifestato sabato scorso a Steccato di Cutro, bisogna ‘Fermare la strage, subito!”. Con questa frase il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha proposto: “Di osservare un minuto di silenzio e di indossare in segno di lutto, di fraternità e di lotta per tutti i giorni del nostro congresso la fascetta bianca. Quelle morti, quel naufragio a un passo dalla nostra costa, tanti bambini, e come sempre giovani donne e giovani uomini, non sono stati un incidente imprevedibile, ma l’ultima di una lunghissima serie di tragedie che si dovevano e potevano evitare”.

 

Un momento del XIX congresso della Cgil

 

Poi Landini prosegue: “Noi rispettiamo l’esito del voto che affida alla destra il governo del Paese e rivendichiamo il diritto ad un confronto preventivo e vero sulle riforme. Ma questo non sta avvenendo: così non va bene e non intendiamo stare a guardare. Dopo la manovra e le vecchie ricette, si sono svolti alcuni incontri finti su sicurezza, pensioni e scuola lavoro, senza risultato. Nell’incontro di ieri sul fisco si è registrato l’ennesimo strappo con il mondo che rappresentiamo, il sindacato confederale non è una lobby corporativa. Non siamo d’accordo né sulla riduzione delle aliquote perché va a favorire i redditi più alti, né sulla flat tax che è fuori dalla progressività prevista dalla Costituzione. Non è prevista la riduzione di 5 punti del cuneo per una vera crescita dei salari, né la restituzione del fiscal drag per la tutela dall’inflazione. Il governo ritiri la delega fiscale per avviare un confronto di merito, perché non è più accettabile che le entrate fiscali si reggano di fatto sul lavoro dipendente e pensionati”.

    Il segretario generale Cgil ha poi rivolto un appello ai segretari di Cisl e Uil presenti in platea: “Caro Luigi e caro Pierpaolo, è il momento di mobilitarci. Facciamolo insieme. Organizziamo nei prossimi giorni una campagna straordinaria di assemblee nei luoghi di lavoro e sul territorio per sostenere le nostre proposte su fisco, sanità, previdenza, salario, politiche industriali e ambientali, superamento della precarietà, coinvolgendo categorie e strutture e decidiamo insieme un programma di iniziative necessarie senza escludere nessuno strumento. Abbiamo invitato il governo a prendere la parola al congresso nella persona del presidente del Consiglio, i segretari delle forze politiche dell’opposizione e tante personalità e soggetti sociali che ringraziamo per aver accolto il nostro invito non per galateo istituzionale, ma perché è il momento delle risposte ai bisogni delle persone, che per vivere devono lavorare e perché rivendichiamo che le riforme devono essere condivise e fatte con il mondo del lavoro e non contro o sulle spalle del mondo del lavoro”.

    Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, dal palco del congresso, ha sottolineato: “Noi non siamo un sindacato di opposizione o di governo. Noi siamo un sindacato di progetto come ci ha insegnato Trentin, autonomo, democratico, pluralista, che si confronta alla pari con qualsiasi soggetto organizzato e che basa programmi e azioni sui principi e sui valori dettati dalla Costituzione”.

    Questa è stata la risposta indirizzata a Eliana Como, leader del documento congressuale di minoranza, che ha dichiarato: “Lasceremo la sala quando parla Meloni”.

    Al XIX congresso della Cgil, finora non c’è stato nessun ricordo di Bruno Buozzi e nessun ricordo di Guglielmo Epifani, due socialisti che hanno guidato la CGIL in momenti storici profondamente diversi. Nessun invito è pervenuto al Partito Socialista Italiano come se non esistesse. Eppure, l’apporto del Partito Socialista che fondò la CGIL, e di tanti socialisti, da Filippo Turati a Giacomo Brodolini, da Riccardo Lombardi a Tristano Codignola, da Giacomo Matteotti ai fratelli Rosselli, e numerosi altri tra cui si notano Nenni, De Martino, Mancini, Landolfi e Craxi, è stato fondamentale per la conquista dei diritti dei lavoratori e per la loro dignitosa emancipazione sociale. Una storia che non può essere ignorata se si vogliono affrontare seriamente i problemi di oggi presenti nel mondo del lavoro, guardando al futuro.

            

   

LAVORO E DIRITTI a cura di www.collettiva.it

 

ASCOLTARE PER CAMBIARE

 

La solidarietà internazionale, le politiche migratorie e la capacità di ascolto del sindacato nella Relazione di Landini.

 

di Maurizio Landini, Segretario Generale della CGIL 

 

VOGLIO MANDARE IL SALUTO E LA SOLIDARIETÀ di tutto il Diciannovesimo Congresso Nazionale della CGIL alle sindacaliste e ai sindacalisti – spesso donne e giovani – che ancora oggi in tante parti del mondo vengono arrestati, perseguitati, torturati, uccisi perché svolgono il proprio compito. In Myanmar, nella Filippine, in Tunisia, in Bielorussia, in Turchia, ad Hong Kong aumenta di giorno in giorno il numero dei Governi che colpiscono le libertà iniziando proprio dalla repressione delle libertà sindacali. Come resta altissimo il numero dei Paesi – penso al Qatar, alle altre monarchie del Golfo e ai regimi antidemocratici e illiberali che le negano del tutto.

    A tutti coloro che lottano quotidianamente per i diritti dei lavoratori – in condizioni di enorme rischio personale – noi diciamo: la CGIL è con voi. Lo siamo sempre stati e lo saremo sempre.

    LA STRAGE DI CUTRO E LE POLITICHE MIGRATORIE Come dice l’appello delle tantissime associazioni che hanno manifestato sabato scorso a Steccato di Cutro, bisogna Fermare la strage, subito! Propongo di osservare un minuto di silenzio e di indossare in segno di lutto, di fraternità e di lotta per tutti i giorni del nostro Congresso la fascetta bianca.

    Quelle morti, quel naufragio a un passo dalla nostra costa, tanti bambini, e come sempre giovani donne e giovani uomini, non sono stati un incidente imprevedibile, ma l’ultima di una lunghissima serie di tragedie che si dovevano e potevano evitare.

    Chi parte è obbligato a farlo. In questo caso in fuga dall’Afghanistan, con diritto alla protezione umanitaria, ma poco esigibile senza corridoi umanitari neppure vagamente adeguati; in altri casi in fuga dalla fame, dalle carestie, dalle violenze. Tutti hanno diritto di cercare un presente e un futuro migliore. La storia dell’umanità è storia di migrazioni. E l’occidente ha enormi responsabilità sulle condizioni di quei popoli.

    Le indagini faranno chiarezza sulle responsabilità giudiziarie, ma la responsabilità politiche ci sono tutte. Ministro Piantedosi, il problema non è impedire alle persone di lasciare il proprio Paese, ma di metterle nelle condizioni di non rischiare la vita per farlo. Vanno attivati i visti umanitari previsti dal regolamento europeo, ampliati i canali regolari di ingresso, vanno promossi accordi bilaterali condizionati dal rispetto dei diritti umani e non dal controllo dei flussi migratori.

    Va abolita la legge Bossi-Fini che ha bloccato la migrazione regolare e ha vincolato il permesso di soggiorno al rapporto di lavoro; vanno abrogati i decreti sicurezza Salvini che hanno trasformato i salvataggi in operazioni di polizia bloccando i migranti in mare e criminalizzando le Ong; di conseguenza non è accettabile il recente decreto approvato dal Governo a Crotone la scorsa settimana, va invece realizzato un programma europeo di ricerca e salvataggio in tutto il Mediterraneo.

    Occorre che l’Italia e tutta l’Europa assumano il carattere strutturale delle migrazioni e lavorare alla piena integrazione riconoscendo i diritti di cittadinanza per chi è nato in Italia, il diritto di voto almeno alle elezioni amministrative ai cittadini non comunitari, che fra l’altro con il loro lavoro nella produzione, in agricoltura, nei servizi, per la cura delle persone, sono un sostegno indispensabile per il nostro Paese. Compresa la nostra previdenza.

    L’immigrazione è una delle più drammatiche emergenze che siamo chiamati ad affrontare.

    ASCOLTARE LE PERSONE PER CAMBIARE Stiamo vivendo una situazione inedita, di una complessità senza precedenti che ha aperto una drammatica crisi di sistema sociale e democratica in Italia, in Europa, nel Mondo.

    Noi crediamo che la democrazia si difende, si estende, si realizza praticandola attraverso la partecipazione e la mobilitazione del mondo del lavoro per trasformare la società in cui viviamo.

    Questo significa mettere al centro la persona, il valore del lavoro e la libertà delle persone nel lavoro, PERCHÉ vogliamo superare lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, vogliamo superare l’uso irresponsabile e l’abuso dei beni comuni: ACQUA, TERRA, ARIA, vogliamo dare un senso al cosa, al come ed al perché si produce, riconoscere il valore del prendersi cura di sé, degli altri, della natura, il saper costruire nuovi stili di vita e di consumo.

    Vogliamo superare le disuguaglianze sociali, economiche e di genere.

    Crediamo nella PACE e nelle possibilità di costruirla superando la GUERRA come strumento di regolazione dei conflitti, crediamo nella fraternità quale principio che consente a tutte le persone di avere uguali diritti e doveri, di essere diverse, di godere tutti della giustizia sociale.

    Noi crediamo che l’umanità intera è chiamata a prendere coscienza della necessità di questi cambiamenti PERCHÉ l’emancipazione e la libertà nel lavoro delle persone che per vivere devono lavorare sono la via maestra per contrastare e superare la sbornia di una globalizzazione che ha messo in discussione qualsiasi vincolo sociale al mercato, facendo prevalere un pensiero unico in cui il profitto ed il primato della finanza sono diventati un 6 fine ed un valore in sé con la conseguente mercificazione del lavoro e dei rapporti sociali.

    Noi abbiamo l’ambizione, qui ed ora, di parlare al Paese e di offrire un progetto riformatore di cui le persone siano i soggetti protagonisti con tutte le loro sempre più ricche diversità.

    Ma per farlo abbiamo bisogno di reimparare ad ASCOLTARE, capire ed interpretare le domande, i bisogni delle persone in carne ed ossa, con l’umiltà e la consapevolezza che questo richiede anche un nostro cambiamento. Voglio essere chiaro: cambiamento significa che se vogliamo rappresentare e dare voce alle nuove generazioni è necessario che siano loro, i giovani, a rappresentarsi, a prendere parola e noi dobbiamo aprirci e favorire un processo di rinnovamento.

    È la ragione per cui abbiamo voluto aprire questo nostro Congresso in modo diverso, non rituale. Abbiamo voluto ascoltare uno spaccato di vita concreta dalla viva voce di Ornela ed Emma. (…)

    DONNA, VITA E LIBERTÀ Non ci deve sfuggire che sono 3 donne e stanno dando concretezza a quelle bellissime parole: donna, vita, libertà che dall’IRAN indicano a tutti che la lotta per trasformare la società in cui si vive passa per la liberazione della donna che è la condizione per la libertà di tutti.

La loro lotta è la nostra lotta. Allora serve coerenza tra le parole e la pratica.

    L’emergenza sanitaria ha ulteriormente aggravato la condizione delle donne: aumenta il divario occupazionale e salariale, la metà delle assunzioni che riguarda le donne negli ultimi due anni sono a tempo parziale maggiormente involontario; 1 donna su 5, dopo il primo figlio, rinuncia alla propria occupazione a causa dell’impossibilità di conciliare lavoro e attività di cura, per la mancata condivisione delle responsabilità famigliari e per la carenza di adeguati investimenti nei servizi pubblici, a partire dal sistema integrato di educazione e istruzione per la fascia 0-6 anni.

    Lo scorso 3 marzo in una bellissima e partecipata Assemblea nazionale delle delegate è stata varata la piattaforma di genere Belle Ciao. Propongo che il Congresso assuma esplicitamente i contenuti della piattaforma e rinnovi l’impegno di tutta la CGIL affinché, nella nostra azione di contrattazione collettiva, si rivendichi e si pratichi, ad ogni livello, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle donne, a partire dalla nostra proposta di un investimento mirato ad un piano straordinario per l’occupazione che generi nuovo lavoro di qualità e stabile, adeguatamente retribuito e tutelato. Soltanto con la piena partecipazione 10 alla vita economica del Paese, che si realizza attraverso il lavoro, le donne possono essere libere di autodeterminarsi e, di conseguenza, di far crescere il nostro Paese attraverso la loro intelligenza.

    Il Governo ha deciso di stralciare dal codice degli appalti pubblici gli articoli relativi alla certificazione di genere, giustificando tale decisione con la necessità di non appesantire burocraticamente le aziende; proprio per dimostrare che si tratta di un’opportunità per valorizzare la partecipazione delle donne (nonostante i limiti e i margini di miglioramento dello strumento già espressi nelle nostre analisi) ritengo opportuno valutare la possibilità di certificare anche la nostra organizzazione, assumendoci, quindi, la responsabilità di migliorare le nostre prassi per favorire la piena e qualificata partecipazione delle donne all’interno della CGIL. Credo che questo possa essere un importante atto politico per dare centralità ai diritti delle donne. (continua la lettura sul sito della CGIL).

       

   

DAI COMPAGNI TICINESI

 

La nostra iniziativa popolare contro

l’esplosione del carico previdenziale

 

Care compagne, cari compagni, questa mattina abbiamo consegnato le firme raccolte a favore della nostra iniziativa contro l’esplosione dei premi di cassa malati denominata “Ora basta” (iniziativa del 10%): grazie mille per il vostro importante supporto! Con questa iniziativa, firmata da oltre 10’000 persone, chiediamo che i premi di cassa malati non superino il 10% del reddito disponibile delle economie domestiche, sostenendo quindi in maniera mirata il ceto medio con maggiori sussidi.

    Questa settimana si è inoltre tenuta l’ultima seduta di legislatura del Gran Consiglio. E anche in questa seduta abbiamo assistito, una volta di più, a un atto di prepotenza e arroganza da parte della destra in Parlamento: l’introduzione del tedesco in prima media a partire dall’anno scolastico 2025/2026. Questa decisione è avvenuta senza alcuna consultazione dei docenti e dei genitori e, come se non bastasse, senza essere sperimentata in nessuna sede scolastica!

    Per contrastare questo ennesimo provvedimento, preso sulle spalle degli allievi e delle allieve ticinesi, ci attiveremo affinché ora avvenga una valutazione esterna, effettuata da un ente universitario indipendente, sugli effetti di questa decisione.

    Ma non ci impegneremo solo per difendere gli allievi e le allieve di prima media, il nostro impegno continua anche nella difesa del corpo docenti, che si ritrova a lavorare con condizioni sempre peggiori, basti pensare al degrado del 40% delle pensioni IPCT sull’arco di un paio di decenni come è stato ribadito ieri in piazza.

    I nostri eventi elettorali continuano vi aspettiamo sabato a Locarno alla nostra Maxi bancarella elettorale a partire dalle 11.00: non mancate! Scoprite tutti i nostri eventi nell’Agenda Rossa.

 

Saluti solidali, Laura e Fabrizio

di News Socialiste – Bellinzona (CH), 16/3/2023

       

                                                    

L’Avvenire dei lavoratori – Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

 

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LETTERA

 

Donne al potere

 

La giornata delle donne è, ormai, passata oltre. La Rai ha insistito molto con pubblicità e programmi per la parità di diritti tra maschi e femmine, forse perché il nostro presidente del consiglio è donna. A dire il vero, “la presidente” non desiderava essere denominata così, ma voleva essere “il presidente”: quasi certamente pensava che una carica prestigiosa potesse essere coniugata solo al maschile!

    “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana”, aveva gridato a squarciagola a suo tempo. Uno slogan che qualifica la donna prima di tutto come madre. Ma voi lo immaginate un politico uomo che urla “sono padre”? Probabilmente, la stragrande maggioranza dei politici e dei maschi in generale saranno padri ma non comporta che conti nella loro professione. Perché dovrebbe contare per una donna?

     “Sono italiana.” E allora? Se sei un/a politico/a italiano/a si presume che tu sia italiano/a. Non sarà per caso una contrapposizione a chi italiano non è e non troverà spazio in questo paese? Anzi, allontanate le ONG e disponibile lo stato solo a operazioni di polizia, il migrante sarà abbandonato e persino accusato di partire con i figli mettendoli in pericolo. Eppure è gente che fugge da guerre e morte sicura e, nella migliore delle ipotesi, da fame, malattie e torture.

    Ma noi non ne abbiamo colpa, ci rassicuriamo.

    Tuttavia, se gli Europei non avessero colonizzato e depredato con la superiorità e crudeltà delle armi gli altri continenti, se restituissero tutto quello che hanno rubato e sfruttato nel corso dei secoli, ad esempio, sicuramente saremmo noi che dovremmo andare altrove con i barconi.

    “Sono cristiana”. Ho sempre pensato che essere credenti o non credenti, aderire a una religione o a un’altra, sia un fatto personale e intimo. Non c’è bisogno di sbandierarlo in piazza e neppure a casa propria. Quando si ha il grande dono della fede, si è già molto impegnati a migliorare sé stessi per essere più buoni, più caritatevoli, più solidali con gli altri -tutti- perché li riconosciamo fratelli e sorelle in quanto figli di Dio. Per il credente, non esistono “razze”, né colori, né identità sessuali, c’è solo un Padre e tanti figli che Lui stesso ha voluto diversi. A meno che non si esibisca il proprio credo per lanciare un messaggio neanche tanto occulto che il credo altrui sia sbagliato. In quel caso, il testamento di pace e amore di Gesù Cristo è già stato tradito.

    Non credo, dunque, che la nostra civiltà ancora patriarcale, razzista, sessista, omofoba, poco o niente cristiana, abbia fatto un passo avanti con una donna presidente del consiglio.

    Un’onda di cambiamento positivo però l’ha portata inconsapevolmente: la scelta di più di un milione di simpatizzanti per una Segretaria del Partito Democratico.

    Dunque, un’altra donna a capo di un partito!

    Le primarie del PD sono, secondo me, una vera manifestazione di democrazia, seppure un po’ scopiazzate dagli Americani. Chiedere a chi non è iscritto di esprimere un parere vincolante è aprire ai simpatizzanti le porte del cuore. Il lato negativo è che, forse, saranno andati a votare anche i non simpatizzanti, magari sostenitori di altri partiti. Può essere. Però, in tempi di voto liquido che cambia a ogni refolo di vento, dimostrarsi democratici e aperti, potrebbe essere persino attrattivo di voti futuri. Inoltre, gli elettori non iscritti si sentono tenuti in considerazione, sanno di poter accedere alle segrete stanze.

    Qualche iscritto, tuttavia, visto che nella votazione tra iscritti aveva prevalso Bonaccini, si sarà sentito defraudato perché quel voto è stato sovvertito. Ma gli iscritti, se non sono d’accordo sul voto popolare, essendo parte dell’organizzazione, possono adoperarsi per cambiarne il regolamento, se ritengono.

    Invece, c’è chi, come i bambini che giocano a calcio e che se perdono la partita vanno via con la palla, ha deciso addirittura di abbandonare il partito.

    Qualcuno pensa pure che, magari, una donna non sarà all’altezza.

    Io credo, invece, che tutte le donne avrebbero dovuto sostenere Elly Schlein, senza se e senza ma, perché ogni vittoria raggiunta da una donna rende più forti tutte le donne, anche chi non lavora, anche chi non vuole fare carriera. Ogni successo femminile rende tutte le donne più consapevoli in generale di essere umane come chiunque e, forse, qualcuna che viene offesa, denigrata, o picchiata per anni prima di essere uccisa, troverà la forza di fuggire in tempo.

    Ogni parola a favore di una donna, può essere salvifica per un’altra e non contano le mimose stereotipate, conta non sentirsi esseri inferiori, di Serie B, ma persone ricche di dignità come chiunque altro. Tante donne in tutto il mondo si sentono ancora colpevoli di essere nate, per questo il riscatto passa anche dal successo di ognuna di noi.

    Votiamoci tra donne, sosteniamoci, affidiamoci ad altre donne senza più paura e complessi di inferiorità.

    Gli uomini sono sempre solidali tra di loro, le donne no. Ci avete mai fatto caso?

    Dunque, il dubbio di alcuni è che forse questa donna non sarà all’altezza.

    Può darsi, ma credo che peggio degli ultimi uomini a capo della Segreteria non potrà mai fare. Il PD ha dato l’impressione di essere diventato stabilmente di potere, inamovibile dal potere stesso, dilaniato dalle correnti, indifferente a chi ha bisogno, incapace di progredire nei diritti civili, incapace di fare opposizione perché disposto a tutto pur di essere nelle maggioranze di governo, in grado solo di seguire la famosa agenda Draghi, cioè l’agenda di un banchiere di destra! Un partito senza alcuna identità certa. Come si potrebbe mai fare peggio?

    Ora, la Schlein ha un programma che ci avvicina – se fosse mai messo in pratica – all’Eden. Naturalmente il PD per questo giro non è al Governo (meno male altrimenti, magari, con un qualsiasi Segretario, avrebbe potuto persino proporre l’agenda Meloni!!!) e quindi non ci si può aspettare che tutto cambi.

    Per chi ha perso la fiducia, per chi non riconosce più il Partito come progressista nato dall’unione delle migliori energie progressiste dei partiti di un tempo, basterebbe iniziare con un’opposizione seria. E magari lasciare da parte le varie correnti che trascinano, come le tempeste, un po’ di qua e un po’ di là, impedendo una visione chiara della larga strada da seguire.

 

Renata Rusca Zargar, Savona

       

         

L’Avvenire dei lavoratori

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

 

L’Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigra­zione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del “Centro estero socialista”. Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall’Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all’estero, L’ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mon­diale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l’Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L’ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l’integrazione dei mi­gran­ti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all’eclissi della sinistra italiana, diamo il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appar­tiene a tutti.

 

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