DROGA E CARCERE – A Villa Maraini per la prima volta emersi i concetti di diversion e deflection come strategie possibil

A Villa Maraini concluso il Convegno su alternative al carcere con la partecipazione di Vice Ministro Giustizia Sisto: 

 per la prima volta emersi i concetti di diversion e deflection come strategie possibili.

Si è concluso il Convegno dal titolo “La dipendenza patologica da sostanze, tra misure restrittive e strategie di recupero” iniziato con le testimonianze di utenti in cura nel Centro Alternativo alla Detenzione di Villa Maraini-CRI:

frequentando la strada è stato facile entrare nel giro, non c’è stato nessuno che mi indicasse una via diversa, i soldi sono arrivati da subito come la sostanza…la sostanza ti frega, la cocaina se non te ne fai una striscia appena sveglio non riesci a svegliarti, ad alzarti dal letto, né a mangiare né a parlare, ma niente è gratis …fino a che non ci finisci in carcere non ti rendi veramente conto come è, non ho mai visto tante persone vivere a così stretto contatto, la camera da letto per gran parte della mia vita l’ho divisa con la mia ragazza e ora io sono in cella con altri che sono in carcere da molti più anni dei miei e con crimini peggiori, la differenza è che io sono un malato di droga e spero che questo un giorno il mondo lo comprenderà.” Alberto

“…in carcere ti senti un numero chiuso e dimenticato, le chiavi buttate chissà dove…non ti puoi mai far vedere debole… non vi posso dire le scene che ho visto il sangue che ho aiutato a pulire via, la coscienza messa a tacere davanti ad ogni più piccola briciola di umanità che veniva calpestata…mi devo fare forza manca poco e sarò fuori, lo devo fare per mia moglie e mia figlia… ora sono fuori ma ho paura non sò cosa mi aspetta ma io questa vita non la voglio più ma non so fare altro, l’unica laurea che ho preso in carcere è quella della criminalità…” Franco

Villa Maraini per me è stata una pozza d’acqua nel deserto, dopo una vita in carcere mi ha preso per mano e mi ha proposto un percorso alternativo, allora mi chiedo: come sarebbe stata la mia vita se quando ero all’inizio in carcere mi avessero proposto un percorso alternativo?!” Daniela

Dopo le testimonianze la sessione è proseguita con l’intervento istituzionale del Vice Ministro alla giustizia Francesco Paolo Sisto

…negli istituti penitenziari noi abbiamo un grande problema con la salute perché non sempre le strutture sanitarie nazionali sono in grado di ritenere le carceri come dei luoghi di cura al pari di altri…Quindi nel vostro dibattito non deve mancare la riflessione su come riconnettere il mondo della sanità con quello delle carceri soprattutto sul tema delle dipendenze patologiche di sostanze. Bisogna essere in grado di motivare il soggetto al recupero perché senza il suo consenso non si potrà fare nulla… dobbiamo far si che il tossicodipendente, che è finito a commettere un reato, abbia la possibilità di essere recuperato, per tornare, dopo l’esperienza esecutiva della pena, migliore. Sarebbe invece grave se rimanesse uguale, o peggio, possa finire per essere peggiore di quando è entrato in carcere.”  

I DATI EMERSI: L’ISTAT ha dichiarato che c’è una popolazione carceraria di n°54.134 persone detenute in strutture che dovrebbero contenere max 50.835 persone; il 37% dei reati sono droga correlati con 18.942 detenuti; il 25% (n°13.500 persone) della popolazione carceraria ha problemi di dipendenza patologica da sostanze.

“ L’art.27 comma 3 della Costituzione impone il recupero del detenuto in carcere. E’ da escludere che ciò possa avvenire nel  caso di chi ha una dipendenza patologica da sostanze, quindi vanno individuati altri luoghi deputati proprio al recupero del tossicodipendente come fa Villa Maraini-CRI”. Sottolinea l’Arch. Alessandro Domenico De Rossi Vice Presidente CESP (Centro Europeo Studi Penitenziari)

Non si può mettere sullo stesso piano chi ha un ‘dolore morale’ nato da un’assenza, che lo spinge  a compensare con l’uso di sostanze, con chi è veramente criminale. Quindi l’istituzione carceraria dovrebbe far crescere e maturare il soggetto con problemi di droga attraverso un percorso educativo. Io nel mio lavoro vedo tutti i giorni persone che soffrono per problemi di droga e non riconosco in loro dei criminali.  Spiega il Prof. Matteo Villanova dell’Università Roma3

Oggi è emerso che il carcere non è un posto idoneo alla cura di chi è malato di droga. Punizione e trattamento non sono compatibili e se vogliamo che le carceri non scoppino di detenuti, dobbiamo trovare soluzioni diverse. Già nella sua introduzione al dibattito il Vice Ministro Sisto ci ha invitato a riflettere sulla necessità di trovare soluzioni ed idee nuove per affrontare il problema e tutti i partecipanti al Convegno si sono trovati d’accordo nel prendere in considerazione le politiche della ‘deflection’ e ‘diversion’ nell’ottica di tutelare il bene pubblico e la società civile” Conclude Massimo Barra

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