L’ADL del 22 dicembre 2022

L’Avvenire dei lavoratori

22 dicembre 2022 – e-Settimanale della più antica testata della sinistra italiana

Organo della F.S.I.S., Centro socialista italiano all’estero, fondato nel 1894 / Direttore: Andrea Ermano

Redazione e amministrazione presso la Società Cooperativa Italiana – Casella 8222 – CH 8036 Zurigo

settimanalmente trasmesso a 22mila utenti in italia, europa e nel mondo

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AVVERTENZA: PER “LAVORI IN CORSO” IL SITO WEB NON È AL MOMENTO DISPONIBILE

   

Giuseppe Pellizza da Volpedo, Il sole (1904)

 

BUONE FESTIVITÀ

E Un FELICE ANNO NUOVO! 

Ci rivediamo nel 2023

 

Con il numero odierno la Newsletter de L’ADL inizia la consueta pausa invernale. Le regolari trasmissioni riprenderanno giovedì 26 gennaio 2023.

    Abbiamo ricevuto messaggi di augurio da numerosissime persone, redazioni, associazioni, fondazioni, organizzazioni e istituzioni.

    Non ci è possibile qui riportarne qui l’elenco, perché rischieremmo di sbagliare per incompletezza, ma ringraziamo tutte/i quelle/i che ci hanno scritto i loro auguri e ricambiamo con speciale amicizia!

    Ancora una volta come la prima volta, non poco tempo fa, auguriamo a tutte le lettrici e a tutti i lettori dell’ADL liete festività e un felice anno nuovo, ricco di salute, affetti, coraggio civile, impegno sociale e anche… sale in zucca!

 

La red dell’ADL

   

 

IPSE DIXIT

 

Ma la sinistra sopravviverà alle sue nomenklature – «La mancata vigilanza è un errore molto grave in politica. E nessuno si pone la domanda: questo lobbismo spionistico che conseguenze ha avuto sulla nostra democrazia? Tuttavia prima o poi nelle nuove generazioni scatterà la scintilla. La sinistra è una cosa diversa dalle sue nomenklature. La sinistra è il popolo. E quindi immortale. Confido nei giovani.» – Rino Formica

 

È l’ora – «È strano che, da un lato si sia così facilmente denunciato la “fusione a freddo” (da parte dei suoi stessi protagonisti postcomunisti e post-democristiani di sinistra), e poi però una vera autocritica su questo errore storico non sia seguita. Comunque sia, oggi di fronte al fallimento di questa “fusione a freddo”, non ci sono più alibi, almeno per noi: Se abbiamo qualcosa da dire, be’, è l’ora di dirlo.» – Valdo Spini

      

        

EDITORIALE

 

QUESTE GIORNATE BREVI

E il sol dell’avvenire

 

Buio e luce si alternano tra Ucraina e America Latina, tra States e Cina, tra Doha e Teheran, per non dire delle località turistiche occidentali di fronte a un Afghanistan che ci appare molto lontano, ma anche pericolosamente vicino. Lì il regime talebano, tornato al potere nell’agosto del 2021, aveva aperto alla possibilità per le donne di partecipare alla vita civile e al governo del Paese. Ma adesso…

 

di Andrea Ermano

 

Crassi contrasti dominano le aperture dei giornali, sia su quelli “in rete” che su quelli “di carta”: «Da questa parte del mondo domani è il giorno più breve dell’anno, la notte più lunga. Nell’emisfero Sud è il contrario, soprattutto in Argentina, dove è appena arrivato Leo Messi con la Coppa», così esordiva Michele Farina sulla newsletter del “Corriere della Sera” datata 20 dicembre.

    Ieri Volodymyr Zelensky, volato negli USA, ha visitato Biden alla Casa Bianca. In un tweet lui stesso presentava il viaggio negli Stati Uniti come finalizzato a «rafforzare la resilienza e le capacità di difesa dell’Ucraina. In particolare, @POTUS [abbreviazione per “President Of The United States”, n.d.r.] e io discuteremo della cooperazione tra Ucraina e Stati Uniti. Terrò anche un discorso al Congresso e una serie di incontri bilaterali». Nel frattempo il discorso al Congresso c’è stato, con grandi standing ovations e pacche sulle spalle, ma senza sostanziali cambiamenti di linea. Lo scenario globale appare alquanto diverso dal settembre del 2019, quando Zelensky fece il suo precedente viaggio Oltreoceano, i russi hanno compiuto un’invasione, gli USA e l’Europa da allora danno una mano all’Ucraina, ma guardandosi bene dall’essere direttamente implicati in un conflitto, nel quale Mosca si distingue per il ridispiegamento di ordigni atomici.

    L’altro ieri i Talebani hanno fatto calare un ferreo divieto sulla popolazione femminile afghana, la quale, contrariamente alle promesse di sedici mesi or sono, non potrà più accedere all’Università. Chi scende in piazza per protestare rischia di venire barbaramente uccise. Che ne sarà allora di quelle ragazze che avevano superato gli esami di ammissione distinguendosi come persone capaci e meritevoli nel corso dei loro studi? E che ne sarà delle donne afgane tout court?

   

 

    Domande su domande si affastellano in questi giorni prefestivi abbastanza agitati, sui quali per fortuna discende planando la saggezza di Barbara Bleisch, filosofa televisionaria che così ci rassicura: «Comunque sia, il Natale arriverà». Grazie, Barbara.

 

Ed eccoci al Natale, celebrazione coltivata da miliardi di persone in tutto il mondo, che metaforicamente seguono la stella dei Magi per giungere alla capanna di Betlemme in cui duemila anni or sono il logos andava a “tradursi” in un bambino in carne e ossa, sostiene l’evangelista Matteo.

    La Stella, i Magi, il Logos, la Natività, la Madre e il Figlio, senza contare l’Angelo e il Padre… E soprattutto senza contare che le domande dei Magi a Gerusalemme («Dov’è il re dei Giudei che è nato?») giungono all’orecchio del sovrano scatenando paranoici sospetti.

    Di qui la “Strage degli innocenti”, narrazione abbastanza antigiudaica, per altro, contestata da autorevoli storici, tra cui Michael Grant, antichista di Cambridge, per il quale: «Questa storia appartiene non alla Storia, ma al Mito». Sull’altro versante il papa emerito Joseph Ratzinger scrive che «la strage degli innocenti non ha nulla di impossibile, vista la storica brutalità di Erode».

    Fatto sta che le quantificazioni di quell’ipotetico eccidio, sono mutate non poco con il mutar del tempo, passando da una valutazione intorno alle sedicimila piccole vittime che secondo i primi cristiani sarebbero state fatte massacrare per decreto sovrano, fino ai circa centosessantamila bambini martirizzati secondo alcune fonti antisemite medievali.

    Numeri tutti impossibili: in realtà a Betlemme in quei giorni potevano esserci al massimo venti maschietti sotto i due anni. Ma anche su questa base, più “realistica”, non si può eludere una domanda circa la giustizia divina: perché mai avrebbe dovuto/potuto, Domineddio, consentire l’ammazzamento di venti neonati contestualmente al salvataggio del proprio unico figlio?

    La conseguenza di ciò sarebbe che Qualcuno lassù ogni tanto si distrae dalle nostre miserie, oppure non è completamente buono, oppure non del tutto onnipotente. E questa questione non è una novità illuminista, ma risale a Giobbe, il profeta, che così si interrogava sull’esistenza dei malvagi: «Perché arrivano alla vecchiaia e anche crescono di forze? La loro discendenza prospera, sotto i loro sguardi intorno a essi, e i loro germogli fioriscono sotto i loro occhi. La loro casa è in pace, al sicuro da spaventi, e la verga di Dio non li colpisce. Il loro toro monta e non sbaglia, la loro vacca figlia senza abortire». (vai al passo)

 

compagno sole. Le storie della Natività! Intreccio geniale e davvero affascinante, che per i credenti si chiama Buona Novella o Buona Notizia (in greco “euangelos” cioè “evangelo” e, di qui, “Vangelo”).

    Ma non è l’unica narrazione imperniata alle giornate assiali del solstizio d’inverno. Basti ricordare l’antica festa romana dedicata al Sole Invitto. In un’iscrizione l’imperatore Costantino si rivolgerà addirittura “Al compagno Sole Invitto”.

    Ma questo culto del “compagno Sole” – emblema di ogni salvezza e di ogni salvatore – getta a sua volta le radici in mitologie precedenti e successive, trattandosi di una divinità che già allora aveva un lungo passato e che avrà poi anche un lungo futuro.

    Epifanio, dottore della Chiesa ortodossa, andava indietro nel tempo riferendo di arcaici miti egizi o mesopotamici. Per non dire di quella strana ragazza, Kore/Proserpina, gran madre di ogni ciclotimia, che ogni anno trascorreva sei mesi “sotto”, nel mondo delle ombre, mentre negli altri sei risaliva la lunga scala dello splendore, facendo rifiorire tutta la terra al suo passaggio.

 

 

Il miglior commento poetico all’affresco rinvenuto nel 1759 a Napoli/Castel­lam­mare di cui vediamo un particolare nell’immagine qui sopra riportata, è per me quello composto da Ugo Betti di ritorno dalla prigionia dopo la rotta di Caporetto, quando scrisse questi versi:

 

Quando il cielo ritorna sereno

come gli occhi di una bambina

la primavera si sveglia. E cammina

per le mormoranti foreste…

 

Ora, però, visto che abbiamo già introdotto il tema del “compagno Sole” (che il compagno poverello preferiva chiamare “fratello Sole”) nulla c’impedisce di approdare al “Sol dell’Avvenire”.

    Nulla lo impedisce e tutto, anzi, lo suggerirebbe, tanto più che qui parla “L’Avvenire dei lavoratori”.

    In quanto socialisti italiani in emigrazione, siamo fieri di portare avanti una storia gloriosa senza soluzione di continuità, ma anche ben consapevoli di rappresentare una modesta realtà nel contesto gigantesco delle forze in campo.

    E le nostre scelte più recenti scaturiscono proprio dalla consapevolezza che le sfide di fronte a tutti noi hanno assunto proporzioni di vastità e importanza abbastanza inedite. Per questa ragione ci accingiamo a concentrare tutte le forze disponibili nel lavoro d’informazione e contro-informazione, nel quale durante l’anno che verrà intendiamo lavorare a coinvolgere via via le lettrici e i lettori dell’ADL – che sono 22mila – affinché possano trovare uno spazio di comunicazione, espressione e partecipazione.

    La nostra finalità – in questo panorama di crisi ormai trentennale della sinistra nel nostro Paese – è esplicitamente questa: fornire il nostro pur piccolo contributo affinché rinasca un grande movimento del socialismo italiano – libero, democratico, forte e unito.

    Le note dell’intramontabile sole dell’avvenire riassumono stagioni di protesta e di opposizione, ma anche di proposta e di governo, nelle quali sono state scritte pagine decisive della storia italiana ed europea, ben al di là del nostro ambito di competenza.

    Bene, la “scrittura” di quelle pagine non è cessata, ma va avanti. Ecco – né più né meno – l’augurio nostro per il 2023.

 

Dedico questo testo a Felice Besostri, insieme al quale ci siamo ripromessi per il prossimo anno di prendere assieme la parola in editoriali “a quattro mani” ogni qual volta si presenti l’opportunità di intervenire sulla “Questione socialista”. Nell’ADL dell’8/12/2022 essa è stata illustrata dall’Editoriale di Paolo Bagnoli, la cui tesi di fondo può così riassumersi: La crisi del socialismo si manifesta in Italia come totale assenza da quando il PSI è stato travolto dal personalismo del suo segretario. Ma la “Questione socialista” non si affronta ripartendo dal giudizio sull’esperienza di Craxi o sull’iniziativa giudiziaria contro di lui, la cui efficacia generale è oggi sotto gli occhi di tutti. Un partito socialista ha senso soltanto se esso si propone di superare il sistema del capitalismo, fedele al presup­posto che il socialismo è, e non può che essere, turatianamente, una rivoluzione sociale.

       

   

L’Avvenire dei lavoratori – Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

 

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Su Radio Radicale

https://www.radioradicale.it/

 

Avanti! Celebrazioni

del 126° anniversario 

 

Ascolta sul sito

 

Intervengono: Gennaro Aquaviva, Alberto Aghemo, Luciano Belli Paci, Brando Benifei, Pierpaolo Bombardieri, Stefano Bonaccini, Angelo Bonelli, Umberto Costi, Bobo Craxi, Edoardo Crisafulli, Alessio D’Amato, Piero De Luca, Cecilia D’Elia, Luigi Ferro, Anna Foa, Pietro Folena, Massimiliano Iervolino, Ugo Intini, Enrico Letta, Pia Locatelli, Claudio Martelli, Fabio Martini, Gianvito Mastroleo, Roberto Morassut, Andrea Orlando, Cesare Pinelli, Maria Pisani, Arturo Scotto, Roberto Speranza, Valdo Spini, Bruno Tabacci.

 

Conclude Enzo Maraio.

 

Coordinano: Giada Fazzalari (direttore Avanti! della domenica) e Livio Valvano (direttore Avanti! online)

       

     

Da Avanti! online

www.avantionline.it/

 

E SONO centoventisei

 

L’Avanti! compie 126 anni, e il Psi celebra l’anniversario il 20 dicembre a Roma presso le fondazioni Modigliani e Matteotti (in via Arco del Monte 99 nei pressi di Campo de Fiori). Il giornale del Psi, l’unico organo di partito in edicola in versione settimanale e nella sua versione quotidiana on line, è “luogo” di incontro dei più grandi intellettuali che, per tutto il secolo scorso, hanno costruito il pensiero socialista che coincide con le più grandi battaglie di libertà e civiltà” – ha detto il segretario del Psi, Enzo Maraio, presentando l’iniziativa agli iscritti.

 

Ospiti esponenti dell’associazionismo e delle fondazioni socialiste, insieme ai leader e i protagonisti dei partiti del centro sinistra, da Enrico Letta a Benedetto Della Vedova, da Brando Benifei a Cecilia d’Elia, da Stefano Bonaccini a Roberto Speranza, da Bruno Tabacci a Angelo Bonelli, da Claudio Martelli a Ugo Intini, da Valdo Spini a Bobo Craxi e tanti altri previsti in un ricco programma di interventi.

    Questa è una occasione per allargare il dibattito che mira a raggiungere l’obiettivo di mettere insieme i socialisti. Abbiamo messo insieme nella stessa giornata una larga platea di socialisti e di associazioni socialiste. Abbiamo fatto un primo passo che ci lascia ben sperare. Gli elementi che ci uniscono sono prevalenti alle differenze che ci hanno visti separati negli ultimi anni. Il Psi non riesce a rappresentare in toto tutto il mondo socialista. C’è per questo bisogno di dialogare. Costruire insieme una casa, una forza. Raccogliere il terreno fertile. Le alleanze non sono oggi all’ordine del giorno. Non abbiamo da mettere in campo scelte strategiche di alleanze. Dobbiamo lavorare su noi stessi, partendo da autonomia e dall’identità. Partire da noi stessi per radicare la forza socialista. Siamo i primi a denunciare le cose però la stampa ha una chiusura nei nostri confronti che dobbiamo rompere. Non possiamo lavorare su noi stessi solo guardando le nostre radici, guardare avanti con la forza delle nostre radici. C’è bisogno di superare lo stato di fatto che ha visto la sinistra guidata da capi e capetti rafforzando i valori culturali del nostro passato. Una radice comune. Primo punto cardinale: l’unità dei socialisti. Tutto l’arcipelago del socialismo proiettato e collegato al traguardo a cui vogliamo tendere.

    I giovani e l’astensionismo: Innescare quella miccia che mette la politica dalla parte giusta. Mi preoccupa quando Bonaccini ritiene che il recupero del PD passi per il recupero della vocazione maggioritaria. Serve una legge elettorale nuova che deve essere proporzionale. Uno sguardo al futuro. Ma gelosi della nostra storia.

    A sinistra, nei rapporti con il Pd, sono prevalenti le ragioni che ci portano a dialogare. In passato, nella storia, non fu sempre così. Le alleanze per le regionali e le europee del 2024 serviranno per unire il partito. Dobbiamo lottare contro la ‘Rete nera’ che vuole affermarsi in Italia e in Europa. Non aderiremo ad alcun Terzo Polo. Faremo gli Stati generali del socialismo. Ci ispiriamo al Pse e al Governo spagnolo di Sanchez. I socialisti ci sono da 130 anni. Vogliamo rimettere insieme il nostro arcipelago e per questo chiediamo una legge elettorale proporzionale. Il Governo Meloni fa il forte con i deboli e il debole con i forti. È il Governo più di destra di sempre. La marcia indietro sul pos mette in evidenza che non sono all’altezza. Diciamo no anche all’autonomia differenziata, ad esempio sulla scuola. C’è differenza tra campagna elettorale e il governo del Paese. L‘esecutivo Meloni ha già tradito le aspettative degli italiani. Aspettiamo di sapere come e quando Giorgia Meloni intende affrontare la questione delle bollette alte, la difficoltà degli italiani di riempire il carrello della spesa e delle imprese che arrancano.

    A trent’anni da quello tsunami possiamo riprenderci lo spazio di protagonismo che ci hanno tolto, che abbiamo perso per responsabilità, dobbiamo guardare avanti con la forza di una storia che non ha nessuno. Oggi è stato compiuto un primo passo, non esaustivo ma abbiamo raggiunto un obiettivo che ci lascia ben sperare: da tanto non sentivo un dialogo così. Bisogna costruire insieme una casa in modo orizzontale, senza padrini e padroni. Se vogliamo costruire una grande forza socialista dobbiamo ripartire da noi stessi. Unità del socialismo significa mettere insieme tutto l’arcipelago dei socialisti proiettato verso le giovani generazioni, verso chi non va a votare, mettendo la politica dalla parte giusta.

    Il centrosinistra all’opposizione per tornare ad essere credibile non deve preoccuparsi solo di cambiare leadership ma deve mettersi dalla parte delle famiglie in difficoltà e delle imprese che danno lavoro. Dalla festa delL’Avanti! parte il nostro impegno a costruire un grande movimento socialista e socialdemocratico, ancorato al socialismo europeo. Lanciamo un appello a tutta la sinistra, a cominciare dal Pd, ad avviare insieme a noi una nuova fase del centrosinistra, che si ispiri ai valori socialisti e guardi ai bisogni delle persone, abbattendo le gravi diseguaglianze sulle società e valorizzi il merito.

 

L’intervento di Valdo Spini – Ringrazio il segretario del PSI, Enzo Maraio per l’invito. L’Avanti!, il giornale del Psi, un nome ispirato al quotidiano della socialdemocrazia tedesca, Vorwaerts, è il più antico giornale di partito italiano. Ha attraversato la storia d’Italia dall’Ottocento al Novecento, conoscendo due guerre mondiali, l’avvento del regime fascista, la soppressione della libertà di stampa, l’emigrazione politica, la clandestinità nella Resistenza, la battaglia per la Repubblica e la Costituzione, vivendo poi, sia periodi di opposizione che di partecipazione del Psi al governo della nostra Nazione. Vi sono stati periodi nella storia socialista in cui il direttore dell’Avanti! esercitava una funzione ancora più importante di quella del segretario del partito, proprio perché il giornale era lo strumento di comunicazione politica più importante nel movimento socialista.

    Un quotidiano di partito, quindi quando i quotidiani di partito e L’Avanti! da più tempo di tutti, rappresentavano il veicolo di comunicazione e l’espressione esterna di quello che potremmo chiamare il “partito-comunità”, cioè quell’insieme solidale di uomini e di donne che si riconoscevano come appartenenti ad un insieme comune di principi e di valori, che si proponevano di ispirare ad essi i loro programmi, non solo, ma i loro stessi stili di vita. Quando i “partiti-comunità” sono venuti meno, è entrata in crisi la funzione dei quotidiani di partito. Questo è stato l’effetto di mutamenti strutturali, economici e sociali, nella tecnologia e nei sistemi di comunicazione che hanno profondamente modificato l’associazionismo politico. Il problema è che a questi mutamenti strutturali oggettivi si è aggiunto troppo spesso una sorta di compiacimento nel sentirsi liberi dai vincoli delle forme comunitarie del far politica, senza preoccuparsi dei vuoti che si aprivano e dei meccanismi controbilancianti che occorreva creare nei confronti delle forme di utilizzazione della politica a fini personali.

    Ne è seguito un processo di destrutturazione della politica stessa che ha avuto conseguenze anche dal punto di vista etico-morale. Nei partiti-comunità si esercitava una sorta di autocontrollo sociale sul comportamento dei dirigenti e dei militanti, la mancanza del quale ha costituito quel fenomeno strutturale su cui sono innestati quegli inaccettabili fenomeni di deviazione etica che stiamo registrando a Bruxelles e a Strasburgo.

    La crisi dei partiti della prima repubblica è stata particolarmente radicale per i socialisti italiani, sia per la vicenda drammatica di tangentopoli, sia per la venuta meno, per effetto dell’avvento del maggioritario, della rendita di posizione al centro del sistema politico che detenevano. Al resto ha provveduto quella che gli stessi artefici hanno definito come la “fusione a freddo” tra postcomunisti e post-democristiani di sinistra, fino ad arrivare a determinare l’attuale situazione di assenza di rappresentanti socialisti o laburisti dal Parlamento italiano. È nostra convinzione che una presenza politica socialista, nelle varie forme in cui avrebbe potuto svolgersi, avrebbe “riscaldato” questa fusione a freddo con lo spirito dialettico e pluralista, con la spiccata attenzione per il concreto del riformismo, che ha sempre qualificato l’area politica e culturale socialista italiana.

    Ed ecco allora una funzione per la gloriosa testata dell’Avanti! nelle forme che saranno possibili nell’odierna situazione. L’Avanti! può rappresentare quello strumento di comunicazione interna e di espressione esterna di un’area politico culturale altrimenti dispersa e disarticolata che ci si ripropone di ricongiungere nel dibattito sulle idee e sui programmi.

    Il socialismo – è una delle definizioni di Pietro Nenni – è “portare avanti quelli che sono nati indietro”, nella Giustizia e nella Libertà, aggiungiamo noi richiamando Carlo Rosselli, suo compagno nella redazione del settimanale “Il quarto Stato.”

    Il compito di costituire, nella riforma della politica, un grande movimento del socialismo in Italia, in stretto collegamento con quello europeo ed internazionale, deve far ritrovare insieme tutti i socialisti.

    L’area politica e culturale socialista ha dei tratti peculiari, che non sono propri solo degli appartenenti a quest’area e che sono in realtà presenti anche nelle aree politico-culturali affini, ma che fanno parte della nostra tradizione e costituiscono il nostro DNA. Il primato dei programmi rispetto alle appartenenze, il riformismo nelle istituzioni, il riformismo nell’economia, nel welfare e nella sanità, nell’ambiente.

    Riconciliare il nostro popolo col riformismo socialista, risvegliare quell’area di più di un terzo delle nostre cittadine e dei nostri cittadini che non va a votare. Ecco il nostro compito nella situazione politica attuale. Cui si aggiunge in questo drammatico momento la questione morale, tanto più grave in quanto colpisce all’interno delle fila di chi è oggi in Italia all’opposizione e si propone di riguadagnare la fiducia delle cittadine e dei cittadini per ritornare in maggioranza.

    Parlamento, Socialismo, Europa, ecco le tre parole che sono messe in causa nell’opinione pubblica per colpa dei comportamenti aberranti di determinate personalità a Bruxelles e a Strasburgo. Per difendere questi tre grandi punti di riferimento non bastano le condanne verbali: occorrono certo regole più stringenti ed efficaci, ma anche queste non bastano se non affermiamo una nuova coscienza nell’associazionismo politico, nelle sue forme e nella sua vita di tutti i giorni, nelle donne e negli uomini che vi partecipano.

    La riforma della politica, l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione, deve costruire uno dei punti prioritari e mobilitanti del riformismo socialista.

    Non vogliamo ignorare d’altro canto quanto avviene in questo momento politico intorno a noi, in particolare il congresso del PD, che è appena iniziato. Nel Pd ci si dice stanchi delle correnti ma al posto delle correnti non può stare il nulla: occorre far vivere le radici. E noi siamo una di quelle radici ideali e politiche. Sono personalmente convinto che un rassemblement dei socialisti italiani, se lo sapremo condurre avanti, potrà avere un effetto anche nel dibattito interno al Pd.

    La parola Avanti! non ha bisogno di interpretazioni. È l’esatto contrario dello stare fermi nell’immobilismo o di rivolgere la testa prevalentemente al passato. Ed è con questo spirito che dobbiamo svolgere la nostra manifestazione per il 126º anniversario dell’Avanti!

       

     

LAVORO E DIRITTI

a cura di www.collettiva.it

 

L’EVENTO, Il Papa ai delegati Cgil: «Fate

rumore e siate la voce di chi non ce l’ha»

 

Cinquemila delegati, attivisti e dirigenti in udienza da Bergoglio: “Preoccupato per la sicurezza e per lo sfruttamento. Siate sentinelle del mondo del lavoro”

 

Cinquemila delegati, attivisti e dirigenti in udienza da Bergoglio: “Preoccupato per la sicurezza e per lo sfruttamento. Siate sentinelle del mondo del lavoro”

    Per la prima volta oggi (lunedì 19 dicembre), 5 mila tra delegati, attivisti e dirigenti Cgil hanno varcato le porte del Vaticano per essere ricevuti in udienza dal Papa. Un incontro che segue la grande manifestazione per la pace del 5 novembre scorso a piazza San Giovanni a Roma, dove al fianco del sindacato hanno sfilato decine di associazioni – laiche e cattoliche – unite per dire no a tutte le guerre e per chiedere più diplomazia e meno armi nella risoluzione del conflitto in Ucraina.

    Le parole di Papa Francesco – “Lavorare permette alle persone di essere sé stesse e di migliorare il mondo” ha detto Papa Francesco alla Cgil: “Il lavoro costruisce la società, è un’esperienza primaria di cittadinanza, che crea comunità. È molto più della somma delle diverse professionalità, perché genera una relazione con gli altri e per gli altri”. Il lavoro tesse infatti il “tessuto della democrazia”, attraverso “l’operatività creativa che si sviluppa nei luoghi di lavoro”, viene dal basso, “dalla realtà”.

    Per il Santo Padre il compito del sindacato è quindi quello di “educare al senso del lavoro, promuovendo una fraternità trai lavoratori”, che è il “sale di un’economia sana”, capace cioè di “rendere migliore il mondo”, perché “rinunciare a investire sulle persone è un pessimo affare per la società”.

    Tra le storture dell’attuale mondo del lavoro, per Bergoglio c’è “la cultura dello scarto”, che ha invaso il mondo del lavoro, “là dove la dignità umana viene calpestata dalle discriminazioni di genere”, dal precariato giovanile, nella cultura dell’esubero, perché i lavori più usuranti sono poco tutelati.

    Il Papa si è poi detto preoccupato per la sicurezza sul lavoro e per lo sfruttamento delle persone, “come se fossero macchine da prestazione”. Ha così aggiunto: “Ci sono forme violente, come il caporalato e la schiavitù, la costrizione a turni massacranti, il gioco al ribasso nei contratti, il disprezzo della maternità, il conflitto tra lavoro e famiglia. Quante contraddizioni e quante guerre tra poveri si consumano intorno al lavoro”. Bergoglio, inoltre, ha rimarcato che “negli ultimi anni sono aumentati i cosiddetti ‘lavoratori poveri’: persone che, pur avendo un lavoro, non riescono a mantenere le loro famiglie e a dare speranza per il futuro”.

    Il sindacato è quindi chiamato a essere “voce di chi non ha voce”, in particolare per i giovani. “Cari amici – ha concluso -, vi invito a essere ‘sentinelle’ del mondo del lavoro, generando alleanze e non contrapposizioni sterili. La gente ha sete di pace, soprattutto in questo momento storico, e il contributo di tutti è fondamentale”.

       

    

L’Avvenire dei lavoratori – Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

 

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da >>> TERZO GIORNALE *)

https://www.terzogiornale.it/

 

Manovra, la barca Meloni

traballa in mare calmo

 

Nonostante la buona volontà ordoliberista del ministro dell’Economia, e l’intenzione di non dispiacere all’Unione europea, nonostante l’allineamento atlantista sulla guerra, le tensioni interne alla maggioranza si fanno sentire

 

di Paolo Barbieri

 

E no, non era così semplice governare. Nemmeno dichiarandosi “pronti” come da manifesto elettorale di Giorgia Meloni, anche ingraziandosi i numi tutelari dell’ordoliberismo europeista con la scelta dell’ultrà draghiano Giancarlo Giorgetti al ministero strategico dell’economia; nemmeno passando dal blocco navale contro i barconi dei migranti alla richiesta di un maggiore coinvolgimento europeo a difesa dei “confini” meridionali; nemmeno limitando gli interventi “espansivi” nella manovra alla tutela di alcune fasce privilegiate di elettorato tradizionale del centrodestra, per riservare un trattamento ben più severo agli altri meno fortunati (a cominciare dai disoccupati finora affidati al reddito di cittadinanza in via di progressiva abolizione) e alla spesa sociale, come quella su scuola e sanità. Trattamento che riguarderà tutto il Paese con il ritorno in auge, previsto per il 2024, delle regole finanziarie europee più rigide e ideologiche, sospese in occasione della pandemia.

    Il passaggio parlamentare sulla legge di bilancio va verso la prevedibile conclusione con il voto di fiducia in aula alla Camera, e poi il passaggio “formale” al Senato, senza modifiche com’è ormai prassi consolidata nel fu bicameralismo paritario che, di fatto, è diventato monocameralismo a corrente alternata: un provvedimento lo esaminano i deputati, il successivo i senatori. E ai parlamentari, per la seconda lettura, non resta che fare chiacchiere a vuoto e spingere il bottone per il voto. Ma per il governo Meloni il passaggio sulla manovra è stato quello nel quale si è rivelata tutta la fragilità di una maggioranza solida numericamente ma politicamente non troppo granitica: la barca ondeggia anche senza vento di tempesta. Del resto, anche nell’altro ramo del parlamento, la fiducia imposta sul decreto “aiuti quater” ha mostrato una certa fatica a gestire unitariamente in maggioranza l’esame dei provvedimenti di spesa.

    Per chi segue per mestiere i lavori parlamentari, mugugni e scaricabarile fra alleati non sono certo una novità, ma in genere gli “spifferi” iniziano a comparire dopo un po’, perché i primi mesi di navigazione di un nuovo governo e di una nuova maggioranza godono, di solito, dell’effetto luna di miele e degli accordi di spartizione di poltrone e tematiche politiche fra i partner. C’è voluta quasi una intera settimana di rinvii, emendamenti accantonati per prendere tempo, norme sparite dal testo (clamorosa la marcia indietro imposta da Bruxelles sulla libertà di rifiutare il Pos nei pagamenti sotto i 60 euro), e norme annunciate e mai depositate, come lo scudo penale per i reati fiscali, per arrivare a concludere il lavoro in commissione a Montecitorio sulla legge di bilancio.

    Tutto questo senza nemmeno l’ombra di veri tentativi ostruzionistici da parte delle opposizioni. E nel frattempo abbiamo assistito allo spettacolo della riassegnazione alla maggioranza di una quota dei fondi che erano stati messi a disposizione delle opposizioni per emendamenti “mirati”; alla scena del ministro leghista dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha lamentato il troppo “zelo” della Camera (presieduta dal leghista Lorenzo Fontana!) nella gestione degli emendamenti governativi alla manovra; alla sconfessione, da parte di pezzi di maggioranza, del condono penale per gli evasori, caldeggiato dal viceministro di Forza Italia, Francesco Paolo Sisto – “iniziativa personale”, hanno commentato fra gli alleati –; e all’episodio doloroso e lacerante, per l’interessato, della platea della festa di Fratelli d’Italia che rumoreggiava e fischiava contro Silvio Berlusconi, per la lunghezza eccessiva e le eccessive rivendicazioni dei suoi meriti storici nel suo videomessaggio di saluto nella giornata conclusiva.

(continua sul sito)

 

*) Terzo Giornale – La Fondazione per la critica sociale e un gruppo di amici giornalisti hanno aperto questo sito con aggiornamenti quotidiani (dal lunedì al venerdì) per fornire non un “primo” giornale su cui leggere le notizie, non un “secondo”, come si usa definire un organo di commenti e approfondimenti, ma un giornale “terzo” che intende offrire un orientamento improntato a una rigorosa selezione dei temi e degli argomenti, già “tagliata” in partenza nel senso di un socialismo ecologista. >>> vai al sito

       

   

SPIGOLATURE

 

quel che ci serve adesso?

il coraggio della verità

 

di Renzo Balmelli

 

SPERANZA. Giusto per mettere un paio di puntini sulle i. Da quando è scoppiato il Qatargate sulle testate ed i social vicini alla destra si affannano per dimostrare che “la superiorità morale della sinistra non è mai esistita”. Ohibò! La solita morale a doppio taglio. Sarebbe ovviamente fin troppo facile obiettare che l’infausta stagione del bunga-bunga o la promessa di un bus carico di “tr…ie” alla squadra vincente non sono proprio un modello di probità, bensì scheletri nell’armadio che umiliano le donne. Guardiamoci dunque dal ricorrere a simili espedienti del tutto inutili a chiarire i sospetti, le complicità e il malaffare di uno scandalo di vaste dimensioni che “fa piangere non soltanto il re”, come cantava Dario Fo. Per non lasciarsi travolgere dalla sporcizia, come giustamente annota Enrico Letta, si affronti dunque con coraggio la verità, seppur dolorosa, poiché essa sola consente, con una incisiva bonifica morale, di ritrovare il filo smarrito e rimettere le cose al posto giusto nel grande libro della storia. La sinistra, che ora ha un grosso debito verso le donne e gli uomini che in essa credono e ripongono tante speranze, è un’idea che non muore e che perciò va protetta dai malfattori che ne hanno abusato. Quand’anche ci volesse tutto il sapone di Marsiglia per lavare le mani sporche e farci dire che tanta fatica, tante rinunce non sono stata vane.

 

SPECCHIETTO. È dal 1945 che nell’Europa libera e democratica non si parlava più di un Natale di guerra. Sulle rovine ancora fumanti della crudele macelleria nazi-fascista all’origine del secondo conflitto mondiale quell’anno sbocciò il fiore della pace. Non fu facile innaffiarlo, farlo crescere, ma la buona volontà ebbe sempre la meglio sui rigurgiti bellici e nostalgici. Ora sugli ideali che tengono uniti la casa comune soffia il vento gelido della Siberia. L’Europa, col rombo dei cannoni alle sue porte, si vede costretta ad affrontare un passaggio delicatissimo in seguito a una serie di eventi che continuano a produrre conseguenze drammatiche, e altre ancora ne produrrà. Dentro le mura del Cremlino un signore determinato a trasformare il 2022 in un nuovo 1939 ci costringe – secondo l’indovinata immagine di Federico Rampini sul Corriere della sera – a vedere il futuro “con gli occhi incollati allo specchietto retrovisore”. Non sia mai. Nell’emergenza è d’obbligo e impegno tassativo imparare a stare ben composti al tavolo dell’Europa, senza cedere alle lusinghe del sovranismo.

 

ODIO. Come riassumere in poche parole il populismo di Mussolini? Ci ha pensato lo scrittore Antonio Scurati nel ricevere il “Prix du livre europén” per il suo romanzo M. L’uomo della provvidenza edito da Bompiani. Questo “M” però di provvidenziale non ebbe assolutamente nulla e seppe soltanto trasformare la paura in odio devastante. Nel centenario della marcia su Roma, il mondo editoriale ha tenuto in serbo una corposa collezione di verità scomode per replicare con vigore ai mai domi tentativi di rileggere e trasformare la bacata ideologia del Ventennio. Accanto al riconoscimento riservato dal Parlamento Europeo a Scurati, sugli scaffali fa bella e apprezzata mostra di sé l’ultimo libro di Aldo Cazzullo che riguardo al fascismo non ha certo peli sulla lingua. Nel volume Mussolini il capobanda, edito da Mondadori, l’Autore ricorda che un secolo fa l’Italia “cadeva nelle mani di delinquenti, guidati da un uomo spietato e cattivo”. Un uomo che con i suoi complici aveva provocato la morte dei principali oppositori, conquistato il potere con la violenza, prodotto le infamanti leggi razziali e condotto scientemente il Paese a una guerra spaventosa. Sono pubblicazioni che fanno riflettere e mettono nell’angolo coloro che considerano la Resistenza e l’antifascismo oggetti da relegare in soffitta.

 

TRADIZIONE. Dai, tiriamoci su! Facciamolo utilizzando un vecchio slogan per una nota marca di caffè che divenne presto virale pur non esistendo ancora i social. Era una figura retorica che ruotava attorno alla frase “più lo mandi giù e più ti tira su” che non tardò a colpire l’attenzione del pubblico. Quasi mezzo secolo dopo la si potrebbe tranquillamente usare per il panettone, il dolce più classico che ci sia nel periodo delle Feste. Per appagare i piaceri della gola i migliori pasticcieri hanno indetto a Milano due giornate di degustazione molto frequentate. È stata pure l’occasione per ricordare l’origine del dolce chiamato inizialmente “El pan del Toni” dal nome di un piccolo sguattero al servizio di Ludovico il Moro. Fu infatti grazie alla sua inventiva che il ragazzo salvò un sontuoso banchetto natalizio e soprattutto il dessert andato carbonizzato nell’incendio della dispensa. Col poco rimasto l’abile apprendista mescolando farina, burro, uova, scorza di cedro e qualche uvetta creò una prelibatezza che nella sua semplicità mandò in visibilio i commensali. Da li nacquero la leggenda e la tradizione del “Pan del Toni” rimasta identica nel corso dei secoli e capace di regalarci, con una gustosa fetta dell’arte dolciaria lombarda, momenti di impagabile convivialità così necessari per tirarci su.

 

                                   

Dalla Fondazione Rosselli di Firenze

http://www.rosselli.org/

 

A sinistra della sinistra

 

Ben 356 pagine per raccontare la storia di una minuscola corrente, che vale la pena di conoscere perché con essa si analizza una fase del PSI poco trattata dalla storiografia. Insomma, un quadro della politica anni Settanta e Ottanta, che comprende le vicende del governo e la vita politica nel suo complesso, prima della fine della Guerra Fredda.

 

di Antonio Comerci

 

Partendo da un ampio materiale archivistico inedito e su una vasta bibliografia, il libro, ricostruisce la storia di Sinistra per l’Alternativa, la corrente del PSI guidata da Achilli tra il

    1977 e il 1985. Tutto nasce dalla scelta della sinistra lombardiana, di sostenere Bettino Craxi alla segreteria del Psi, sostituendo De Martino, nel 1976. Achilli temeva che l’alternativa di sinistra, linea della maggioranza al Congresso di Torino del 1978, sarebbe stata presto abbandonata, cosa che puntualmente avvenne con il PCI di nuovo all’opposizione a partire dal 1979. Dopo un accordo con De Martino, nel 1981 la corrente perse alcuni dei suoi più autorevoli esponenti, come Codignola e Leon, ma non rinunciò a una battaglia di minoranza fino al Congresso di Verona del 1984.

    Michele Achilli ha oggi novant’anni. Laureato alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, la sua materia è l’urbanistica. Nel 1967 diventa deputato nelle file del Psi restandoci fino al 1987, per diventare senatore dall’1987 al 1992. L’ultimo suo libro è del 2020 “Dialogo Nord Sud. Cronache di un impegno internazionale” sulla politica estera nell’area mediterranea e non solo, tra gli anni Settanta e Ottanta.

    Andrea Ricciardi, l’autore del libro, è studioso di storia contemporanea, docente di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Milano. Si occupa prevalentemente di storia politica e culturale del Novecento, con particolare riferimento a vicende e figure del movimento operaio e dell’antifascismo. Ha scritto e curato libri su Leo Valiani, Paolo Treves, Gino Giugni, Vittorio Foa, Riccardo Lombardi, Piero Boni, Antonio Giolitti e Luigi Longo.

 

Andrea Ricciardi, Sinistra per l’Alternativa. Storia di una corrente del PSI (1976-1984), Biblion, 2021.

       

                                                          

LETTERA

   

LA SINISTRA E LA PACE

TRA NATO ED EUROPA

 

Organizzato dall’Associazione “Il rosso non è il nero” e dal gruppo dei “Partigiani per la Pace” si è svolto a Savona il 13 dicembre un incontro sul tema “La Sinistra e la pace” nel corso del quale si è sviluppato un ampio dibattito dove, tra i diversi elementi oggetto d’analisi, è stata affrontata anche la questione del tentativo in atto di far coincidere NATO e UE all’interno del quadro determinato dal conflitto in corso a causa dell’aggressione russa all’Ucraina: una coincidenza quella tra NATO e UE che si propone anche in un quadro più vasto afferente il rideterminarsi della logica dei blocchi, sia pure in forma e dimensione diversa da una sorta di ritorno al bipolarismo d’antan (“Limes” nel numero di Dicembre scrive di “Triangolo della Guerra Grande”).

Il governo italiano sta usando il sillogismo NATO = UE per giustificare il proprio riferimento atlantico e nello stesso tempo la propria vicinanza ai regimi dell’Europa dell’Est con l’allineamento al gruppo di Visegrad in funzione della propria vocazione verso le cosiddette “democrature” o “democrazie illiberali” e nel frattempo il proprio allineamento agli USA (elemento quest’ultimo molto discusso all’interno della destra italiana, in settori della quale collegamenti con le democrazie illiberali vanno oltre il confine dell’Oder-Neisse”).

A quale NATO allora si sta allineando il governo italiano? Per rispondere è necessario partire dal vertice dell’Organizzazione Atlantica svoltosi a Madrid nel giugno di quest’anno, nel corso del quale è stato stabilito un nuovo concetto strategico. Concetto strategico che tiene conto della complessità delle dinamiche in atto: si riscopre la Russia come nemico principale, si considera ancora in gioco la sfida del terrorismo internazionale, sono ritenuti fragili gli equilibri in Africa e nel Medio Oriente e valutate le minacce che derivano dal dominio cibernetico e – ancora le ambizioni cinesi di maggiore influenza a livello globale. La strada tracciata sembra quella di mettere da parte l’Europa e di tornare alla guerra fredda. In questo quadro si inserisce l’obiettivo di realizzare un legame imprescindibile tra NATO e Unione Europea facendo in modo che entrambi gli attori riconoscano l’importanza di una coincidenza di obiettivi nel rafforzamento reciproco considerando ormai come il presente la guerra multi-dominio (non solo terra-mare-cielo ma spazio e fibre ottiche).

    Questa ultima considerazione è quella che affida a una piena battaglia politica per la pace la necessità di non considerare Nato e UE come la stessa coincidente struttura politico-militare (ne accennava qualche giorno fa Sergio Romano scrivendo di esercito europeo sul “Corriere della Sera”).

    La distinzione NATO/UE e la necessità da parte della Sinistra di considerare l’Europa come spazio politico di riferimento appaiono come le priorità del momento nella nostra riflessione politica. Va impedito che si consideri la situazione come inevitabilmente destinata a una fase di guerra fredda nel corso della quale si prepari il conflitto globale. Debbono essere avanzate da subito alcune proposte di politica estera sulla base delle quali portare avanti la mobilitazione pacifista dopo il buon successo dell’iniziativa del 5 novembre scorso. Per rompere il quadro disegnato a Madrid servono proposte di smilitarizzazione e denuclearizzazione poste in zone neutre al centro del Vecchio Continente, serve soprattutto la internazionalizzazione dei movimenti pacifisti: un obiettivo da porre ai socialisti europei (viene sempre in mente l’esempio delle conferenze di Zimmerwald e Kienthal svolte dai socialisti pacifisti durante la Prima guerra mondiale).

 

Franco Astengo, Savona

    

       

L’Avvenire dei lavoratori – Voci su Wikipedia :

(ADL in italiano) https://it.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_lavoratori

(ADL in inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(ADL in spagnolo) https://es.wikipedia.org/wiki/L’Avvenire_dei_Lavoratori

(Coopi in italiano) http://it.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in inglese) http://en.wikipedia.org/wiki/Ristorante_Cooperativo

(Coopi in tedesco) http://de.wikipedia.org/wiki/Cooperativa_italiana

 

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LETTERA

 

La corruzione tradisce

E il tradimento corrompe

 

Rispondendo allo stupore sarcastico contenuto nell’editoriale del 15/12/2022 vorrei fare presente che il socialismo è un’Idea. È dai tempi di Gesù che c’è chi la tradisce tre volte. Ma il tradimento corrompe l’uomo non l’Idea.

    Stupisce, semmai, lo stupore: come tra i premi Nobel alligna una quantità di persone irrazionali simile a quella presente nella popolazione così tra i socialisti europei alligna la stessa fisiologica quota di corrotti.

    Ma ci sono state anche epoche eticamente migliori della nostra. E basta citare alcuni nomi collegati a Carlo Rosselli che dedicò un libro a Filippo Turati dopo averlo aiutato a raggiungere la Francia grazie a una rocambolesca fuga da Rosselli stesso organizzata e realizzata insieme a Sandro Pertini, Ferruccio Parri e Lorenzo Bova.

 

Saluti e auguri da Milano

Lettera firmata

 

* * *

 

Grazie dell’appunto critico. Ricambiamo i saluti e gli auguri con affetto. – La red dell’ADL

       

 

L’Avvenire dei lavoratori

EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897

 

L’Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigra­zione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del “Centro estero socialista”. Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall’Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all’estero, L’ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mon­diale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione L’Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L’ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l’integrazione dei mi­gran­ti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all’eclissi della sinistra italiana, diamo il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appar­tiene a tutti.

 

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