Trent’anni fa, nel 1993, la casa editrice di Franco Maria Ricci dedicò a Capucci un libro della collana Luxe, calme et volupté, serie di volumi che esploravano il mondo della moda attraverso le opere degli stilisti più affascinanti del ventesimo secolo. Questa ricorrenza è stata la suggestione per organizzare una nuova e mostra al Labirinto che vanta la curatela della Fondazione Roberto Capucci e della Fondazione Franco Maria Ricci, con la collaborazione di Sylvia Ferino.
Roberto Capucci è un genio senza paragoni della moda e dello stile italiano, ammirato in tutto il mondo. La mostra del Labirinto ne vuole celebrare la carriera sotto diversi aspetti, affiancando le sue creazioni, vere e proprie sculture, alle opere d’arte della collezione, creando così nuovi dialoghi e suggestioni dall’effetto incredibile.
Storici della moda e creativi di oggi sono d’accordo nell’affermare quanto per Capucci il termine “stilista” diventi quasi riduttivo, essendo un vero artista a tutto tondo, impossibile da inquadrare in una singola categoria. Nato a Roma nel 1930, apre il suo primo atelier nel 1950 in Via Sistina e fin da giovanissimo viene conosciuto anche all’estero, accolto con entusiasmo (soprattutto dalla critica francese) e considerato un protagonista assoluto della storia della moda italiana.
Durante la sua carriera la notorietà è stata tale da permettergli di vestire icone femminili come Marylin Monroe, Catherine Spaak, Virna Lisi, Elsa Martinelli, Irene Brin, Rita Levi Montalcini – che ritirerà il Premio Nobel per la Medicina nel 1986 con un suo abito-, e Silvana Mangano, per la quale Capucci, voluto fortemente da Pierpaolo Pasolini, disegnò i costumi del film “Teorema”.
Gli abiti di Roberto Capucci sono immediatamente riconoscibili: strutture architettoniche dove l’eleganza e il colore sono protagonisti di creazioni che sembrano essere scolpite nella materia e che sono sopravvissute nel tempo senza mai perdere la loro forza espressiva.
“Roberto Capucci è un trasformista, è un Houdini, è un mago, un inventore, ma soprattutto un giardiniere, il principe della natura. – così ne parla lo stilista Antonio Marras – Lui non disegna abiti, li plasma, come se fossero preziosa porcellana. Roberto Capucci è un matematico e un botanico, è ingegnere aereospaziale e il piccolo principe di Saint- Exupéry che chiede di disegnare una pecora per mangiare il baobab. Roberto Capucci esplora e narra di un mondo di abiti animati. Un mondo fatto di miti divenuti materia vivente, un universo in continua trasformazione, come una natura viva e mutante.”
La natura è la principale fonte di suggestione del suo lavoro, ispirato dalle descrizioni de “Le Metamorfosi” di Ovidio, dove Dafne e altri personaggi vengono trasformati in alberi o animali: negli abiti di Capucci si possono ritrovare questi miti, la materia tessile li interpreta in vere e proprie sculture dominate dalla stoffa e dai colori per creare delle “seriche armature” che sembrano prescindere dalla forma del corpo. In particolare, gli abiti da sera sono creazioni senza età e dove lui stesso impone al tempo il suo marchio inconfondibile, in un continuo lavoro di ricerca formale e cromatica che non esita a ricorrere ai materiali più diversi, dalle sete più esclusive ai prodotti naturali più semplici quali rafia o paglia, per cercare continuamente nuove possibilità espressive del Bello.
Nascono così le memorabili creazioni degli anni ’80, come Farfalle e Cerchi, che ricordano forme del mondo animale, o Variazioni nel Verde e Colore, in cui il colore si impone come protagonista in innovative e audaci combinazioni cromatiche.
Per comprendere ancora meglio il processo creativo alla base del lavoro di Capucci è imprescindibile studiare gli schizzi preparatori, alcuni dei quali sono presenti in mostra, utili a far conoscere il processo alla base di questi splendidi abiti, ma anche per ammirare l’inesauribile fantasia dell’artista.
Così Sylvia Ferino sintetizza la complessità del Maestro: “Chi indossa una creazione di Capucci diventa immediatamente protagonista di una scena di cui è egli stesso regista: una scena che rassomiglia ai cortei trionfali e alle feste allestite nel Rinascimento e nell’età barocca in onore di principi famosi. Capucci è più che un creatore di moda: è regista, architetto e fors’anche drammaturgo, poiché i suoi abiti dettano in certo qual modo il cerimoniale e l’etichetta di corte, dando perciò forma all’avvenimento, così come fissano i diversi caratteri e i ruoli delle donne che li portano.”
In occasione della mostra è stato pubblicato un nuovo volume per le edizioni FMR dedicato al grande artista e stilista.