IL NOVECENTO PADOVANO. Sabato l’ultimo atto di 8×8: 8 storie per 8 secoli

IL NOVECENTO PADOVANO

Sabato l’ultimo atto di 8×8: 8 storie per 8 secoli

Si conclude con una giornata dedicata al Novecento padovano l’iniziativa 8×8: 8 storie per 8 secoli, elaborata dal Dipartimento dei Beni culturali per gli 800 anni dell’Università degli studi di Padova: docenti, ricercatrici e i ricercatori propongono un palinsesto di eventi multidisciplinari che mira a illustrare le connessioni tra vita accademica e cittadina. Un programma vasto alla cui costruzione hanno partecipato tantissimi docenti e ricercatori coordinati da Jacopo Bonetto, Elena Svalduz, Michele Cupitò, Caterina Previato, Valentina Cantone, Alejandra Chavarria, Giovanna Valenzano, Cristina Guarnieri, Alessandra Pattanaro, Barbara Savy, Paola Dessì, Vittoria Romani, Giuliana Tomasella, Francesco Scalora, Andrea Tomezzoli, Giovanni Bianchi, Paola Zanovello, Guido Bartorelli e Marta Nezzo.

«Se un primo segmento di iniziative è stato riservato in marzo alla città antica e pre-universitaria, per riflettere sulle ragioni della nascita dell’istituzione nel contesto padovano, il mese di aprile è stato dedicato al Duecento, in quello di maggio si è approfondito il Trecento, in giugno siamo entrati nel Quattrocento, dei due weekend in luglio è stato protagonista lo splendido Cinquecento padovano, a settembre è stato esplorato il Seicento e il mese successivo il Settecento, a novembre l’Ottocento padovano. Questo sabato – dice Jacopo Bonetto, Direttore del DBC –  apprezzeremo il Novecento in cui Padova e la sua università ha avuto un ruolo centrale: nomi e luoghi che si intrecciano. Jannis Kounellis, Carlo Anti, Ettore Fagiuoli, Gio Ponti, Massimo Campigli, Arturo Martini, Giuseppe Fiocco, Sergio Bettini, Rodolfo Pallucchini, Vittorio Benussi, il Gruppo N (Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi, Manfredo Massironi, Marina Apollonio) e i rapporti con la Scuola di psicologia, Andrea Zanzotto e Luigi Meneghello da una parte e Palazzo del Bo, Palazzo Liviano, le sculture, gli affreschi, gli arredi e le facoltà dall’altra. L’obiettivo di ogni appuntamento di “8X8” è stato il disvelamento delle opere e dei luoghi, associabili a donne e uomini attivi nei diversi secoli di vita della struttura universitaria. Si tratta sempre di valorizzare il patrimonio culturale, tenendo conto di livelli di fruizione diversi (studenti/cittadini/turisti), reindirizzando, tra l’altro, il flusso dei visitatori verso sedi poco note o perlomeno poco visitate. Aprire questi luoghi – conclude Jacopo Bonetto – significa infatti rispondere alla vocazione inclusiva e libera dell’università, “cuore” e “anima” della città. Il programma è stato costruito dai docenti e ricercatori del dipartimento con l’impegno non solo di “aprire” alla città, ma di permettere anche alla città di entrare nelle nostre ricerche, nelle nostre attività didattiche e di divulgazione».

 

La giornata di sabato 17 dicembre, coordinata da Guido Bartorelli, Giovanni Bianchi, Marta Nezzo e Giuliana Tomasella, si apre con una conferenza a due voci con Giuliana Tomasella e Marta Nezzo su “La storia della storia dell’arte all’Università di Padova; Carlo Anti, Gio Ponti: il cantiere dell’Università”, al Museo di Scienze archeologiche e d’arte a Palazzo Liviano. A seguire, le visite guidate a Palazzo Liviano, con il Museo di Scienze archeologiche e d’arte e le sue collezioni, e alla mostra Il Gruppo N e la psicologia della percezione a Padova (Palazzo del Monte di Pietà).

Gli itinerari tematici portano al mattino alla scoperta dell’architettura del secondo Novecento a Padova, con Elena Svalduz. Nel pomeriggio si torna a visitare la città seguendo invece il tema “L’Università di Padova nel cinema”.

La serata prevede due spettacoli al Teatro Ruzante: il primo è “Uomini in trincea. Studenti-soldati in guerra” di e con Giacomo Rossetto (Teatro Bresci); a seguire, la visita guidata al monumento di Jannis Kounellis nel Cortile Nuovo di Palazzo Bo. Il secondo spettacolo, “Paesaggio“, alle 21, è una performance dedicata ad Andrea Zanzotto, a partire dai componimenti da lui redatti mentre era studente universitario a Padova (a cura di Tam Teatrodanza).

 

Nel dettaglio, alle ore 10.00 al Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte in Piazza Capitaniato 7 si terrà una conferenza a due voci in cui Giuliana Tomasella interverrà sulla storia della storia dell’arte all’Università di Padova. Quando si è cominciato a insegnare la Storia dell’arte all’università di Padova? Chi sono stati i primi docenti e a quali correnti e artisti si sono appassionati? A queste domande si risponderà nel corso della conferenza: un racconto della storia dell’arte nella nostra università che si dipana dallo scorcio del XIX secolo in avanti, coinvolgendo studiosi come Giuseppe Fiocco, Sergio Bettini, Rodolfo Pallucchini, che hanno lasciato una profonda traccia nella storia della disciplina, affrontando i temi più diversi, dal medioevo all’età contemporanea. Mentre Marta Nezzo parlerà su Carlo Anti e Gio Ponti: analizzerà il cantiere dell’Università nel corso del Ventennio fascista, mettendo a fuoco il ruolo dell’allora rettore Carlo Anti e l’attività degli architetti Ettore Fagiuoli e Gio Ponti, che coordinarono i lavori nei palazzi del Bo e del Liviano. In seconda battuta si parlerà della decorazione delle due sedi, illuminando il senso di alcune scelte iconografiche, nonché l’operato dei vari artisti coinvolti, fra ragioni culturali ed artistiche, ma anche politiche e sindacali.

Alle 11.30 al Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte in Piazza Capitaniato 7 parte la visita guidata di Giovanni Bianchi, Priscilla Manfren e Alessandra Menegazzi al Palazzo Liviano, Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte e alle sue collezioni. La visita proporrà un itinerario storico-artistico all’interno di Palazzo Liviano, le cui vicende sono strettamente legate alla figura di Carlo Anti, rettore dell’Ateneo patavino dal 1932 al 1943. Percorrere i principali spazi dell’edificio, storica sede della Facoltà di Lettere, sarà l’occasione per venire a contatto con le opere di alcuni fra i più importanti artisti italiani del Novecento, quali l’architetto e designer Gio Ponti, che nel 1934 vinse il concorso per la realizzazione dell’edificio e ne curò l’arredamento, il pittore Massimo Campigli, autore del grande affresco nell’atrio, e Arturo Martini, lo scultore che realizzò la statua di Tito Livio, opera che ancora oggi accoglie gli studenti al loro ingresso. Il Palazzo Liviano, dunque, si presenta come un caso unico che fonde architettura, pittura e scultura offrendo la possibilità di vivere una reale, e non virtuale, immersione nell’arte italiana del Novecento. Il percorso continuerà all’ultimo piano, ove ha sede il Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte: qui, dopo una presentazione relativa a tale spazio e alle scelte operate per il suo allestimento, l’attenzione si focalizzerà sulle collezioni archeologiche esposte e sul particolare reperto noto come flauto di Pan.

Alle 12.00 a Palazzo del Monte di Pietà in via Arco Valaresso, Guido Bartorelli, Giovanni Bianchi, Marta Previti e Federica Stevanin propongono i temi legati al Gruppo N e la psicologia della percezione a Padova con una visita alla mostra “L’occhio in gioco”. Percezione, impressioni e illusioni nell’arte, a cura di un gruppo interdisciplinare di studiosi afferenti a quattro Dipartimenti dell’Università degli Studi di Padova, pone l’attenzione sulle ricerche condotte in Ateneo dalla scuola della psicologia della percezione, a partire dalla fondazione, nel 1919, del laboratorio di psicologia sperimentale da parte di Vittorio Benussi. Travalicando l’ambito accademico, queste ricerche nel campo della visione hanno contribuito a stimolare intorno a sé una situazione artistico-culturale d’avanguardia. Tale situazione, sviluppatasi a partire dagli anni Sessanta del Novecento, ha proiettato la città di Padova e i suoi artisti, ovvero gli appartenenti al Gruppo N, sulla scena internazionale. Sono presentate innanzitutto le opere del Gruppo N, operante a Padova tra il 1960 e il 1964, costituito da Alberto Biasi (Padova, 1937), Ennio Chiggio (Napoli, 1938 – Padova, 2020), Toni Costa (Padova, 1935-2013), Edoardo Landi (Modena, 1937) e Manfredo Massironi (Padova, 1937-2011); quindi di Marina Apollonio (Trieste, 1940).

Alle ore 16.00 al civico 10 di Piazza Cavour si parte alla scoperta dell’architettura del secondo Novecento a Padova con Gianmario Guidarelli ed Elena Svalduz (in collaborazione con l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Padova). L’evento propone una “passeggiata architettonica” nel centro cittadino, soffermandosi su alcuni interventi a scala sia urbana che architettonica compiuti nel corso del secondo Novecento.

Alle ore 17.00 a Palazzo Bo in via VIII febbraio 2 è la volta di “L’Università di Padova nel cinema”, la visita guidata a cura di Giulia Lavarone, Alessandro Faccioli e Farah Polato. Numerosi film hanno narrato le vicende di docenti e studenti dell’Università di Padova realmente esistiti, come Galileo e Luigi Meneghello, o inventati. Gli spazi stessi dell’Università sono stati utilizzati dal cinema per raccontare delle storie. Nel corso della visita guidata ci si muoverà da Palazzo Bo al Complesso Liviano in Piazza Capitaniato e verranno mostrati e commentati materiali audiovisivi che condurranno alla scoperta del ruolo che l’Ateneo ha avuto nella storia del cinema non solo nazionale.

Alle ore 19.00 al Teatro Ruzante di Riviera Tito Livio 45, verrà messo in scena lo spettacolo “Uomini in trincea” di e con Giacomo Rossetto, una produzione Teatro Bresci e Arteven. Le trincee sono state uno dei simboli della Grande Guerra. Quando i vari governi europei decisero di scendere in campo, tutti erano convinti che si sarebbe trattato di una guerra veloce. Invece, dopo poche settimane, i diversi fronti europei si stabilizzarono ed iniziarono ad essere scavati centinaia di chilometri di trincee, dal nord della Francia fino all’attuale Polonia. Questi lunghi corridoi, profondi poco meno di due metri, comparvero da subito anche sul fronte italiano. Nasce spontaneo chiedersi come vennero costruite le trincee, quale fosse la vita di un soldato al loro interno, come dormissero, come mangiassero, e quali fossero i problemi di tutti i giorni. In molte testimonianze si possono leggere gli stati d’animo, le emozioni, le paure, la voglia di scappare da quell’inferno. Ma si possono anche cogliere le cronache di vita reale, di come fosse stata organizzata questa convivenza sul fronte, vicino al proprio nemico. La più semplice e terribile definizione della vita di un soldato durante la Prima Guerra Mondiale la dà il poeta Ungaretti, anch’egli soldato nella Grande Guerra, attraverso la sua poesia Soldati: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”.

Alle ore 21.00 in Sala dei Giganti di Palazzo Liviano in Piazza Capitaniato ci sarà un secondo spettacolo su Andrea Zanzotto dal titolo [Paesaggio]. Testi lirici e in prosa tratti dall’Opera di Andrea Zanzotto con Nicola Lotto, musiche originali Nicola Lotto, suono Stolfo Fent, video Maria Fiorina Cicero e regia di Flavia Bussolotto, una produzione TAM Teatromusica in collaborazione con il Comune di Vigonza – Teatro Quirino de Giorgio e con il Comitato Mura di Padova. “No, tu non mi hai mai tradito, [paesaggio]”. Perché in questo verso, che apre lo spettacolo, Andrea Zanzotto, grande voce veneta e universale, cancella la parola che pure ne rappresenta il cuore e il soggetto? È attorno a questa domanda, al suo mistero, che si svolge la nostra meditazione teatrale. L’ingresso nel mondo poetico di Zanzotto diventa un’immersione nel paesaggio, fondamentale esperienza umana fin dalla più tenera età, viaggio sfidante, formativo. Sul palcoscenico il paesaggio viene evocato, oltre che nel testo recitato, da alcune chitarre disposte in modo da riprodurre un profilo boscoso (un “Montello di chitarre”, che serviranno a Nicola Lotto per mettere in musica e cantare i versi del poeta) mentre scorrono in alcuni video i principali luoghi zanzottiani. Lo spettacolo è dunque un profondo e colorato itinerario lirico, sia nella meraviglia della contemplazione della natura, sia nel dolore della sua umiliazione, provocata dalla violenza delle guerre e dal suo vorace consumo a opera del “progresso scorsoio”. Il mistero della parola cancellata, rivelandosi, diventa così esplorazione della metamorfosi del nostro rapporto con l’ambiente.

 

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