Sabato 19 novembre PEDROCCHI, PERSONAGGI FAMOSI, TESCHI E ALTRI RACCONTI IN “8×8: 8 STORIE PER 8 SECOLI” DELL’ATENEO

 

PEDROCCHI, PERSONAGGI FAMOSI, TESCHI E ALTRI RACCONTI IN “8×8: 8 STORIE PER 8 SECOLI” DELL’ATENEO

Sabato è la volta dell’Ottocento padovano

 

Domani, sabato 19 novembre, la proposta di “8×8: 8 storie per 8 secoli” dell’Università di Padova si concentra sull’Ottocento a Padova. All’iniziativa “8×8: 8 storie per 8 secoli”, elaborata dal Dipartimento dei Beni culturali (DBC) per gli 800 anni dell’Università degli studi di Padova, partecipano docenti, ricercatrici e i ricercatori che hanno predisposto un palinsesto di eventi multidisciplinari, fino a dicembre, che mira a illustrare le connessioni tra vita accademica e cittadina.

«Se un primo segmento di iniziative è stato riservato in marzo alla città antica e pre-universitaria, per riflettere sulle ragioni della nascita dell’istituzione nel contesto padovano, il mese di aprile è stato dedicato al Duecento, in quello di maggio si è approfondito il Trecento, in giugno siamo entrati nel Quattrocento, dei due weekend in luglio è stato protagonista lo splendido Cinquecento padovano, a settembre è stato esplorato il Seicento e il mese successivo il Settecento: ora è la volta dell’Ottocento padovano. L’obiettivo di ogni appuntamento di “8X8” è il disvelamento delle opere e dei luoghi, associabili a donne e uomini attivi nei diversi secoli di vita della struttura universitaria. Si tratta sempre di valorizzare il patrimonio culturale, tenendo conto di livelli di fruizione diversi (studenti/cittadini/turisti), reindirizzando, tra l’altro, il flusso dei visitatori verso sedi poco note o perlomeno poco visitate. Aprire questi luoghi – dice Jacopo Bonetto, Direttore del DBC – significa infatti rispondere alla vocazione inclusiva e libera dell’università, “cuore” e “anima” della città. Il programma è stato costruito dai docenti e ricercatori del dipartimento con l’impegno non solo di “aprire” alla città, ma di permettere anche alla città di entrare nelle nostre ricerche, nelle nostre attività didattiche e di divulgazione».

Sabato 19 ottobre dalle ore 10.30 al Piano nobile dello Stabilimento Pedrocchi – Sala Rossini di via VIII febbraio 2 a Padova si terranno due conferenze: la prima di Michele Cupitò su Giovanni Canestrini, Luigi Pigorini e Federico Cordenons. La preistoria italiana nella Padova dell’Ottocento tra fondatori ed eredi, l’altra di Silvia Paltineri con titolo “Da Gherardo Ghirardini a Carlo Anti: Padova e l’archeologia dell’Italia preromana”.

Il Pedrocchi è luogo d’incontri e di cultura a Padova nell’800. La seconda metà dell’800 rappresenta il momento nel quale, complici la nascita dell’Italia unita, il Positivismo imperante e il ruolo svolto sotto il profilo sia economico, sia culturale dalla borghesia imprenditoriale, anche nel nostro Paese la Paletnologia – cioè l’archeologia preistorica e protostorica – si affermò come scienza. Padova non fu tra i centri propulsori di questa vera e propria rivoluzione nell’ambito delle scienze dell’uomo e, più nello specifico, delle discipline interessate alla ricostruzione delle fasi più remote della storia della nostra specie. In essa, tuttavia, operarono – anche se con intensità, interessi ed esiti diversi – alcune tra le più importanti personalità di quella che, non a caso, veniva chiamata al tempo “nuova scienza”, cioè: Giovanni Canestrini, primo traduttore di Darwin in Italia e, di fatto, fondatore di quello che oggi è il Museo di Antropologia dell’Università; Luigi Pigorini primo docente di Paletnologia in Italia, per cinquant’anni indiscusso “padre padrone” dell’archeologia pre-protostorica nazionale e autore della prima pubblicazione riguardante Padova preromana; infine, Federico Cordenons, un “illustre dimenticato” al quale dobbiamo però non solo lo scavo della palafitta dell’età del bronzo di Arquà, sui Colli Euganei, e quello della necropoli urbana dell’età del ferro di Via L. Loredan, ma, entro certi limiti, anche l’elaborazione di un nuovo approccio allo studio del territorio e delle sue trasformazioni nel corso dei secoli e dei millenni. La conferenza ha l’obiettivo di presentare al grande pubblico questa storia importante e luminosa ma, nel complesso, in gran parte dimenticata.

La seconda conferenza si pone in continuità con la prima e illustra la fase di snodo fra la generazione dei fondatori dell’archeologia preistorica – in primis Luigi Pigorini – e la stagione del consolidamento delle ricerche dedicate all’Italia preromana. Gherardo Ghirardini e Carlo Anti – maestro e allievo, entrambi legati, per ragioni diverse, al Veneto e all’Università di Padova – furono tra i protagonisti di questa nuova fase degli studi: le loro ricerche dedicate alle manifestazioni artistiche del mondo etrusco e italico rappresentano per molti aspetti una svolta nella storia dell’archeologia italiana a cavallo fra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.

Alle ore 18.00 in Aula Nievo di Palazzo Bo in via VIII febbraio 2 a Padova avrà luogo il reading tratto da “I luoghi e i racconti più strani di Padova di Silvia Gorgi”. In scena Silvia Gorgi, Vittorio Attene e Bruna Laura Filippini. Seguirà un intervento di Fabio Zampieri (Unità di Medicina Umanistica, Dipartimento di Scienze Cardio-Toraco-Vascolari e Sanità Pubblica, Università degli Studi di Padova) con titolo “Un cranio per collega”. Nello spettacolo si tratteggia la figura singolare di Francesco Cortese, rettore al Bo, medico illustre, anatomista. A lui si deve la ristrutturazione ottocentesca del teatro anatomico, ma è anche il creatore di una collezione assai particolare, un “pantheon di crani”, una collezione piena di segreti e misteri, che annovera come reperto più antico, il teschio di Santorio Santorio, grande amico di Galileo Galilei. Dopo essere divenuto rettore del Bo, Cortese, quando gli austriaci entrarono in città, lasciò il suo posto in nome della libertà e si arruolò come medico militare in campagna, divenendo un antesignano nella cosiddetta “medicina d’urgenza”. «Fra tutti i tempi della mia vita lunghissima […] fra le innumerevoli vicende traverso cui sono passato […] vi è un decennio – dal 1837 al 1848 – che è il più fausto […]in cui ebbi il più grande onore, cui può aspirare un cultore di scienze, quello di insegnare alla cattedra. E la cattedra di anatomia, cui io ascesi nella celeberrima Università di Padova, da cui dettarono Acquapendente, Vesalio, i Caldani, era tanto illustre, che al ripensarvi ancor sento il timore e la titubanza che ne provai al primo giorno…». (Dichiarazione originale Francesco Cortese). Nella conferenza successiva si narrano le vicende che portarono Francesco Cortese a costituire, studiare ed esporre la collezione di crani ancora oggi visibile presso l’Aula di Medicina del Palazzo del Bo e pernmetterà di ricostruire uno spaccato non solo della scienza, ma anche della cultura del suo tempo. I progressi della neurologia e le superstizioni della frenologia. La diffusione del colera a Padova e nel Veneto. La percezione e la rappresentazione della morte da parte della medicina e della società. L’Unità di Storia della Medicina dell’Università di Padova ha realizzato uno studio multidisciplinare su quest’affascinante storia, alcuni risultati del quale sono ancora in corso di finalizzazione.

Sono inoltre previste visite alla mostra “Sguardi al femminile. Padova e il suo territorio negli scritti delle viaggiatrici del Grand Tour” a cura delle studentesse e degli studenti della Scuola di Specializzazione in Beni Storico-artistici a Palazzo Liviano in Piazza Capitaniato 7 e al Teatro anatomico del Palazzo del Bo.

Programma e iscrizioni su https://www.beniculturali.unipd.it/8×8/

 

 

doc icon Comunicato-800-seconda-parte.docx

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